Economia
Islanda, le banche paheranno il loro crack: Cancellati 24mila euro dai mutui
MILANO, 02 DICEMBRE 2012 – L’Islanda - ancora una volta - non si smentisce nella sua propensione di mettere al centro delle proprie attenzioni i cittadini e, in particolare, le famiglie. Così, prestando fede ad una promessa fatta nel corso dell’ultima campagna elettorale del centrodestra - capeggiato dal Progressive Party – il piano è stato ufficialmente annunciato: per 100mila suoi cittadini (ovverosia un terzo della popolazione) – che presentano contratto un prestito immobiliare a tasso legato nall'inflazione - si procederà alla cancellazione di 24mila euro dal mutuo per la casa.
In sostanza, come è stato affermato in un articolo di qualche tempo fa, in cui si ripercorreva la situazione della Nazione: «Il 2008 fu per l’Islanda il suo Annus Horribilis, in cui dovette assistere al fallimento e poi alla nazionalizzazione delle sue tre principali banche, la Landsbanki, la Kaupthing e la Glitnir. L’anno successivo, il crollo dell’ 85% della corona rispetto all’euro, condusse alla bancarotta il governo. Per sopperire alle difficoltà, il Paese fu costretto a rivolgersi al Fondo Monetario Internazionale. L’unica soluzione prospettata dal FMI e dall’Unione Europea fu la socializzazione del debito, ovverosia era la popolazione che se ne doveva far carico».[MORE]
E ancora: «Il nuovo governo, eletto il 25 aprile 2009, si allineò alla suddetta proposta, attraverso una manovra di salvataggio di 3 miliardi e mezzo di euro, che avrebbe gravato su tutte le famiglie islandesi per 15 anni e con un interesse del 5,5%, per un esborso mensile pari a circa 100 euro per famiglia. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Così, la voce all’unisono del popolo islandese, riuscì a dissuadere il capo di stato Ólafur Ragnar Grímsson a non approvare la manovra fiscale e a indire un referendum sulla questione. Nonostante le minacce (poi messe davvero in atto) da parte dei governi esteri più esposti, quali Olanda e Gran Bretagna, di congelare i risparmi e i conti in banca degli islandesi, il referendum passò con un consenso del 93% da parte di quelli che sostenevano che il debito non dovesse essere pagato dai cittadini».
Entrando nel sopraindicato piano, questo rappresenta una specie di maxi-risarcimento, a causa - appunto - della svalutazione della corona generata dal crac delle banche di Reykjavik, che fece schizzare in alto l’inflazione (+37,6% tra 2007 e 2010) e - di conseguenza – anche le rate di questi mutui. In termini monetari, ciò determinerà un esborso da parte dello Stato di cerca di 900 milioni di euro in quattro anni, mentre il conto verrà girato alla finanza (malata).
In particolare, come ha puntualizzato il Primo ministro Sigmind Gunnlaugsson: «Questo è l'inizio di un vero rinascimento economico dell'isola». Naturalmente, tale azione non è piaciuto per nulla al Fmi, che ha dichiarato: «Il rischio è che il decreto salva-mutui per cui non ci sono i soldi finisca per riportare indietro l'orologio agli anni neri del crac».
A tal riguardo, Gunnlaugsson ha rassicurato: «L'impatto sui nostri conti tra il 2014 e il 2017 sarà minimo», concludendo: «Il salvataggio delle famiglie dal cappio degli interessi farà da volano alla ripresa liberando risorse e stimolando i consumi».
(Foto: ilsussidiario.net)