Estero

Irlanda, un "sì" europeista poco convinto

Dublino, 5 giugno 2012  L’Irlanda è stata l’unica nazione comunitaria a sottoporre la ratifica del Trattato fiscale europeo - firmato dagli Stati membri qualche mese fa - alla volontà dei cittadini, con un referendum per cui si è votato lo scorso fine settimana.

La maggioranza degli irlandesi - il 60%- ha alla fine detto “ Sì” alla ratifica del Trattato e alla conseguente politica di austerità economico-fiscale per il risanamento dei bilanci degli Stati membri. Con la vittoria referendaria dei Sì l’Irlanda mantiene il diritto a ricevere i finanziamenti europei per le imprese. Una vittoria del no avrebbe complicato l’accesso di Dublino a nuovi fondi comunitari e avrebbe messo in pericolo l’erogazione di quelli esistenti.[MORE]

Si è trattato quindi, a ben vedere “della vittoria della paura contro la rabbia”, come è stata definita in un editoriale sull’Irish Independent , in cui viene sottolineato che non è il caso che il governo ritenga il voto un segnale di sostegno all’Unione europea, in quanto “molti elettori si sono turati il naso”.

Per il sì si erano prodigati i principali partiti del Paese: il conservatore, il laburista e il centrista. A favore del “no”, invece, si era schierato il partito Sinn Fein, considerato a lungo il braccio politico del gruppo rivoluzionario dell’Ira, unitamente al partito socialista. Zone rurali e classe media, ovvero in genere persone che hanno un lavoro e sicurezza, hanno votato in prevalenza per il sì. Le fasce della società più colpite dall’austerità, dove si fa sentire la disoccupazione, hanno invece optato per il no.

Raffaele Basile

foto di Raffaele Basile