Estero
Iraq in crisi: si teme colpo di stato. L'Isis continua, si contano 500 vittime
BAGHDAD, 11 AGOSTO 2014 – Si teme un colpo di stato in Iraq dove, domenica sera, le forze di sicurezza hanno circondato la zona verde mentre il presidente sciita, Nuri Al Maliki, ha annunciato di voler denunciare il presidente, Fuad Masum, per violazione della costituzione. Intanto, l’Isis continua il suo massacro e sono almeno 500 le vittime che ad oggi si contano.
Al Maliki: "Masum ha violato la Costituzione". Usa e Onu contrari
L’attuale presidente sciita accusa Masum di non avergli affidato l’incarico di formazione del governo per tempo e, quindi, di aver anteposto ‹‹le diatribe personali davanti ai bisogni del Paese›› violando la Costituzione. Nella zona verde – l’area fortificata dove risiede il palazzo del potere e molte ambasciate – si sono riversate, immediatamente, le forze militari fedeli a Al Maliki.
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La scelta di attacco del presidente sciita non è piaciuta agli Stati Uniti che, preoccupati per la delicata situazione di rivolta degli jihadisti dell’Isis, hanno dichiarato il loro appoggio a Masum nella speranza di un cambio di situazione. Anche l’Onu si è apertamente schierata contro il premier per conto dell’inviato, Nicolay Mladenov, che ha invitato Masum a lasciare al Parlamento la creazione di un nuovo governo ‹‹accettabile da tutte le componenti della società››. La carica del primo ministro, per tradizione di origine sciita, potrebbe essere eletta tra le file dell’Alleanza Nazionale Irachena e, si vocifera, che uno dei candidati potrebbe essere l’attuale vicepresidente del parlamento, Haider al-Abadi.
Continua la strage Isis: almeno 500 vittime
Intanto l’Isis continua a mietere vittime: secondo l’agenzia ufficiale egiziana Mena, sono almeno 500 gli yazidi colpiti dalla furia degli jihadisti; tra donne e bambini, se ne contano molti sepolti vivi e almeno 300 donne sono tenute in condizioni di schiavitù dai ribelli. Secondo il portavoce dell’Unicef, inoltre, almeno 56 bambini sarebbero morti disidratati e circa 300 famiglie sono attualmente circondate da miliziani che minacciano di ucciderle se non si convertono. Si parla anche di speranza, però, per 20mila yazidi, intrappolati da giorni sui monti di Sinjar, che sono riusciti a trovati riparo in Siria, grazie ad un primo corridoio di fuga, per poi tornare, scortati, nel Kurdistan iracheno.
Erica Benedettelli
[immagine da theblazonedesxpress.