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Iraq, Amnesty International: "catastrofe di civili a Mosul ovest"
MOSUL, 11 LUGLIO – Dopo l’annuncio della liberazione, da parte delle forze irachene della città di Mosul dal cappio dello Stato Islamico, bisogna ora costatare la drammatica situazione della popolazione civile, perché dopo l’euforia iniziale della vittoria per la riconquista la realtà, mostrata in un rapporto di Amnesty International, è quella di una "catastrofe" per i civili, poiché, l'Isis ha usato "intere famiglie come scudi umani".[MORE]
La denuncia di Amnesty ha rilevato anche la responsabilità delle forze governative e dell’esercito della coalizione a guida Usa, in quanto sono state adoperate “armi inappropriate rispetto alle circostanze”, nonché, “in alcuni casi può essersi trattato di crimini di guerra”. Infatti, 17 marzo, per neutralizzare due cecchini dello Stato islamico è stata utilizzatata, da parte dell’esercito Usa, una bomba che ha ucciso almeno 105 civili nel quartiere di al-Jadida. “Il bersaglio degli attacchi erano i cecchini dell'Isis, ma hanno distrutto un intero edificio di due piani e colpito tante altre case. Attaccavano giorno e notte. Un altro attacco ha colpito una casa e distrutto le altre due di fronte uccidendo tantissime persone", è quanto ha testimoniato Mohamed, del quartiere di al-Tenak. La drammatica realtà, celata nella battaglia per la liberazione di Mosul, è stata divulgata nel rapporto dal titolo “A tutti i costi: la catastrofe di civili a Mosul ovest”. Il documento analizza, con l’ausilio di 151 interviste agli abitanti di Mosul ovest e pareri di esperti, il periodo che inizia da gennaio fino a metà maggio 2017. Nel report sono stati descritti 45 attacchi in cui hanno perso la vita almeno 426 civili, mentre, più di 100 sono stati feriti.
La direttrice delle ricerche di Amnesty International sul Medio Oriente, Lynn Maalouf, ha dichiarato: “La dimensione e la gravità delle perdite di civili durante le operazioni militari per riconquistare Mosul devono essere immediatamente e pubblicamente riconosciute dalle massime autorità di governo dell'Iraq e dei Paesi che fanno parte della coalizione a guida Usa”, e continuando “Intere famiglie sono state distrutte e molte di loro ancora oggi sono sepolte sotto le macerie. Il governo ha il dovere di rassicurare la popolazione di Mosul che vi saranno giustizia e riparazione, e che il devastante impatto di queste operazioni militari sarà adeguatamente preso in considerazione”. Constatata la gravità della situazione a cui è stata sottoposta la popolazione di Mosul, Lynn Maalouf, ha voluto sottolineare che l’intento del report è quello di chiedere che sia posta in essere “una commissione indipendente che assicuri che ovunque emergano prove credibili di violazioni del diritto internazionale vi siano indagini efficaci e che i loro esiti siano resi pubblici”.
Le atrocità perpetrate dai miliziani dello Stato Islamico, sono state analizzate a partire dal mese di ottobre 2016. Daesh ha attuato una campagna sistematica di trasferimenti forzati, spostando migliaia di civili, stanziati nei villaggi circostanti, nelle zone di Mosul sotto il suo controllo per poi usarli come scudi umani. "Dicevano 'o ve ne andate o vi uccideremo' . Ci hanno presi e usati come scudi umani, piazzati tra loro e i missili. Questo è accaduto appena prima dell'inizio delle operazioni per Mosul ovest. Quando le forze irachene sono avanzate, l'Is è arretrato e ha portato la maggior parte dei civili con sé", è quanto ha raccontato un abitante del villaggio di Tel Arbeed. Ma le atrocità di Daesh non si limitavano a questi episodi. Per impedire la fuga ai civili, l'Isis segregava le famiglie nelle loro abitazioni, piazzando trappole esplosive all'esterno ed uccidendo in modo sommario centinaia se non migliaia di persone che tentavano di fuggire. Hasan testimone di queste barbarie ha affermato “Non avevamo scelta. Se fossimo rimasti, saremmo morti nelle nostre abitazioni a causa dei combattimenti. Se avessimo provato a fuggire, ci avrebbero preso e impiccato ai pali della luce come monito agli altri. Quattro dei miei vicini hanno fatto quella fine. Li hanno lasciati lì a penzolare per giorni. A volte ce n'erano anche 50 appesi così ha assistito all'impiccagione ai pali della luce di civili che avevano cercato di fuggire”.
Lynn Maalouf ha affermato : “L’orrore sperimentato dalla popolazione di Mosul e il disprezzo per la vita umana mostrato da tutte le parti in conflitto non devono rimanere impuniti”. La “vittoria” per la riconquista di Mosul ha evidenziato che fin troppo spesso “il fine giustifica i mezzi” , ma soprattutto che la vita umana non è tutelata in caso di conflitti, ma peggio ancora è la decisione arbitraria di celare la brutalità perpetrata sia “dagli oppressori” che dai “salvatori”. Sicuramente dopo la realtà mostrata dal report, si può affermare che a Mosul non vi è stata alcuna vittoria, ma la sconfitta della dignità umana.
Immagine da: abc.net.au
Caterina Apicella