Estero

Iran, nucleare: a Teheran riunione di esperti per salvare l'accordo

TEHERAN, 7 GIUGNO – Sarà la giornata del tutto per tutto, quella di oggi: un gruppo di esperti rappresentanti dei Paesi firmatari dell’accordo sul nucleare iraniano si riuniranno per individuare le possibili soluzioni al fine di mantenere in piedi il trattato, siglato nel 2015, e divenuto improvvisamente dal futuro incerto dopo il ritiro degli Stati Uniti annunciato da Donald Trump l’8 maggio scorso.[MORE]

Stando a quanto hanno riportato le agenzie iraniane, l’incontro si svolgerà a porte chiuse e vedrà la partecipazione di delegati di Iran, Germania, Francia, Regno Unito, Unione Europea, Cina e Russia. Il meeting tecnico, che, come ha confermato all’AFP una fonte diplomatica, “si tiene regolarmente”, rivestirà dunque in questa occasione un ruolo fondamentale per il destino dell’accordo sul nucleare.

Dopo l’annuncio della Casa Bianca del mese scorso, la tensione tra Teheran e Washington è cresciuta esponenzialmente. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, con un tweet ha comunicato di essere a conoscenza dei piani iraniani per incrementare l’arricchimento dell’uranio, e che “non verrà permesso lo sviluppo di un’arma nucleare”, sottolineando inoltre come l’Iran sia “consapevole della risolutezza [degli Usa]”.

Dal canto suo, il paese degli ayatollah non accenna ad invertire la rotta: alla tv di stato iraniana, il direttore dell’Aeoi, Organizzazione dell’energia atomica dell’Iran, Ali Akbar Salehi ha annunciato che “dopo l’ordine della Guida Suprema sono ripresi nel giro di 48 ore i lavori nel sito di Natanz, dove sono attualmente in costruzione le centrifughe necessarie per l’arricchimento dell’uranio”. “Speriamo che la struttura sia completa in un mese” ha poi aggiunto Salehi, il quale aveva assicurato nei giorni scorsi che le attività si sarebbero mantenute nel perimetro disegnato dagli accordi del 2015.

Sembra, dunque, che Teheran abbia tenuto fede a quanto dichiarato dal vice di Salehi, Kamalvandi, nello scorso aprile: l’Iran sarebbe stato in grado di riprendere la produzione di uranio con concentrazione dell’isotopo uranio235 pari o superiore al 20% nel giro di 48 ore dall’ordine della Guida Suprema.

A soli tre anni dalla sua firma, l’accordo è nuovamente in bilico. La posizione degli altri Paesi firmatari, tuttavia, sembra essere unitaria e decisa nel senso di proseguire sul percorso già tracciato. Le prossime settimane consentiranno di comprendere se ed in che termini l’annunciato ritiro di Washington abbia avuto conseguenze.

Paolo Fernandes

Foto: repubblica.it