Estero

Iran, gelo di Khameni dopo l'accordo. "Usa arroganti, non cambio politica"

TEHERAN, 18 LUGLIO 2015 - L’accordo nucleare non cambierà l’opposizione iraniana all’arroganza degli Stati Uniti. parola della guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, in un discorso pronunciato per la fine del Ramadan in una moschea di Teheran. La massima autorità politica e religiosa della Repubblica Islamica ha chiarito che Teheran rimarrà all'opposizione della politica statunitense in Medio Oriente: l'accordo sul nucleare non cambierà dunque la politica iraniana nei confronti dei governi alleati di Siria e Iraq e dei "popoli oppressi" di Yemen e Bahrein, o dei palestinesi. [MORE]


Khamenei ha lodato i negoziatori per aver lavorato sodo, ma ha anche esortato il Parlamento iraniano a esaminare con attenzione il testo dell'accordo per verificare che effettivamente tuteli gli interessi nazionali, in modo da non venir meno ai principi della rivoluzione né a depotenziare le sue capacità militari e difensive: Washington vorrebbe la “resa” dell’Iran, ma Teheran non si piegherà al Grande Satana, ha concluso Kjamenei mentre le sue parole venivano accolte dalle tradizionali invettive anti-occidente, "Morte all'America", "Morte a Israele".


Insomma, il leader supremo ha voluto indicare una serie di ‘linee rosse’ della politica nazionale: “A volte, come nel caso nucleare, abbiamo negoziato con gli Stati Uniti, ma sulla base dei nostri interessi. Le politiche americane nella regione sono diametralmente opposte alle politiche dell'Iran e non avremo alcun dialogo con gli Stati Uniti su questioni internazionali e non apriremo nessun dialogo con gli Stati Uniti su questioni internazionali, regionali e neanche bilaterali”.


Il leader della Repubblica Islamica ha suonato il de profundis per le speranze di Obama di utilizzare l’accordo nucleare con l’Iran come leva per ridisegnare gli equilibri in un Medio Oriente scosso dallo scontro tra musulmani sunniti e sciiti? Probabilmente ilk reale destinatario delle parole di Khamenei non sono tanto gli Stati Uniti, quanto i gruppi più integralisti e conservatori all’interno della stessa Repubblica Islamica.


Quando ha dato il via libera a sbloccare le trattative sul nucleare, l’ayatollah Khamenei non ha all’improvviso abbracciato la moderazione e riconosciuto le virtù della democrazia ma semplicemente riscoperto l’utilità del pragmatismo in un momento in cui l’Iran deve affrontare una difficile congiuntura economica per effetto del crollo del prezzo del greggio che, unita alle pesanti sanzioni finora imposte dalla comunità internazionale, avrebbe potuto creare tensioni sociali all’interno del Paese indebolendo il regime.


Tuttavia, nonostante la vittoria politica del moderato presidente dell’Iran Hassan Rouhani, da sempre favorevole a un accordo, le forze più intransigenti sono state solo momentaneamente silenziate e nel futuro Khamenei dovrà concedergli una contropartita, e il discorso pronunciato ieri durante le preghiere per la fine del Ramadan sembra andare proprio in questa direzione.

Tiziano Rugi