Estero
Iran, elezioni presidenziali per il post Ahmadinejad
THERAN, 13 GIUGNO 2013- Sei candidati hanno concorso sino a questa mattina -5.30 ora italiana- per le presidenziali iraniane che decreteranno a breve il successore del Presidente uscente Mahmud Ahmadinejad, giunto al suo secondo mandato, non più rinnovabile. Poi lo stop alla campagna elettorale e la chiamata alle urne per oltre cinquanta milioni di cittadini, in calendario nella giornata di domani. [MORE]
È difficile comprendere le dinamiche delle elezioni iraniane; è difficile per un occidentale, anche quando l’occidentale in questione è un italiano, che con meccanismi politici indecifrabili ha una certa confidenza. La struttura statale su cui si fonda l’Iran è quella di una Repubblica Presidenziale, con un capo dello Stato, esecutivo monarchico, eletto ogni quattro anni. Questa costituzione è a sua volta inglobata all’interno di una teocrazia di matrice islamica: una piramide ben radicata, al cui vertice si colloca la Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, principale leader politico, custode spirituale, nonché capo delle forze armate. Accanto a questi due organi, ne sussiste infine un terzo, che potremmo considerare il più importante e il più influente: il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione, costituito da 12 membri, di cui la metà vengono nominati dall’Ayatollah in persona; dicevamo il più influente: il Consiglio esprime sulle varie candidature alle Elezioni presidenziali, giudizi perentorei e insindacabili, data la carica spirituale che viene loro dalla benedizione del capo religioso.
Osservare più da vicino l’assetto statale di questo meraviglioso Paese affacciato sul Golfo Persico ci fa comprendere un primo fatto importante: il perché siano stati letteralmente esclusi i due più diretti successori di Ahmadinejad: il suo braccio destro Rahim Mashaei e l’ex Presidente Hashemi Rafsanjani. Gli scontri sempre più accesi degli ultimi anni tra Khamanei e il presidente uscente hanno difatti stroncato sul nascere qualsiasi ipotesi di continuità col vecchio governo, quello che la Guida Suprema ha sempre tacciato di estrema laicità.
Così come va da sé che, sebbene fra i candidati vi non vi siano dei favoriti dell’ultima ora, alcuni segnali diano in vantaggio gli ultraconservatori appoggiati dal Consiglio. Tuttavia, nessuno scenario sembra delineato e di ora in ora si fa sempre più probabile l’opzione ballottaggio entro il 21 giugno. Due comunque restano gli schieramenti di massima, ciascuno con le proprie punte di diamante, pronte per lo scatto finale: moderati e riformisti sono schierati con Hassan Rohani, dopo l'esclusione dell'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani; mentre tra gli ultraconservatori i sondaggi premiano Ali Akbar Velayati, consigliere diplomatico della Guida Suprema Ali Khamenei, l'ex negoziatore nucleare Said Jalili e il sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf.
Emmanuela Tubelli