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ROMA, 3 LUGLIO 2014- Vaticanista de La Stampa, coordinatore di Vatican Insider, Andrea Tornielli è uno dei più autorevoli giornalisti italiani e autore di monografie sulla vita dei pontefici e saggi sulla Chiesa contemporanea.
Per InfoOggi una sua intervista in esclusiva.
D. Dott. Tornielli, permetta una prima domanda per avvicinarci alla sua figura. Per lei, quanto è importante un percorso di fede nell’essere vaticanista? Può dare una sua testimonianza su cosa l’ha spinta a specializzarsi in questo ambito?
R. Avendo avuto modo di frequentare e apprezzare il decano dei vaticanisti italiani, al quale in qualche modo si deve l'invenzione stessa del moderno vaticanismo - Benny Lai, scomparso lo scorso dicembre - posso dire che bisogna essere in grado di distinguere l'esperienza personale di fede dalla professione. Lui, non credente, è stato un grande vaticanista. Diciamo che per un credente c'è la possibilità di occuparsi per lavoro di grandi e affascinanti temi attinenti alla fede, come pure di incontrare persone che la testimoniano in modo bello ed efficace. Ma c'è anche la possibilità di imbattersi in contro-testimonianze evangeliche. La specializzazione in questo ambito nasce dall'interesse che suscitò in me quattordicenne il conclave dell'agosto 1978. Cominciai allora a leggere i vaticanisti che lo raccontavano e ad appassionarmi alla storia della Chiesa contemporanea.
D. Ha avuto modo di confrontarsi personalmente con Papa Francesco. Secondo lei, con quanta fedeltà i media riescono a trasmettere l’immagine del Santo Padre, considerandola non solo nel suo “stile”, ma anche nei contenuti del suo magistero?
R. Tutto sommato mi sembra che la trasmissione dei contenuti sia buona. C'è uno stile che diventa sostanza, specie in tempi di crisi come questi, e l'esempio di sobrietà e semplicità di Papa Bergoglio risulta molto efficace. Non sono d'accordo con chi dice che i media banalizzano il messaggio del Papa. A volte può capitare, ma non generalizzerei. E poi la gente non si ferma soltanto al moto di simpatia o alle espressioni di colore: basta vedere ciò che accade con le omelie quotidiane di Santa Marta, seguitissime da fedeli in tutto il mondo. Il messaggio della misericordia, l'attenzione verso gli ultimi, il puntare all'essenziale della fede: credo che questi messaggi portanti del magistero di Francesco siano passati e continuino a passare. Diciamo che oggi non c'è più molto bisogno di interpreti ufficiali e di esegeti del Papa.[MORE]
D. È stato pubblicato l'Instrumentum Laboris per il prossimo Sinodo, che verterà sul tema della famiglia, nato da un’approfondita indagine condotta anche nelle chiese locali. Lei ha affermato che “si avverte chiaramente l'impronta del nuovo pontificato” in tale documento. Secondo lei come si può riassumere l'impronta di Papa Francesco sulla Chiesa?
R. Credo che si riassuma in due parole: misericordia e prossimità. È l'annuncio evangelico di un Dio che è amore e che prima di giudicare abbraccia e consola. La tenerezza con cui Francesco abbraccia i malati, la sua vicinanza agi ultimi e più in generale a tutte le persone che incontra, trasmette a mio avviso proprio questo contenuto essenziale del messaggio evangelico. L'invito che con l'esortazione Evangelii gaudium il Papa fa a tutta la Chiesa è quello ad uscire da se stessa per andare incontro alle persone là dove vivono, preoccupata non di giudicare, ma di accogliere ed abbracciare, per manifestare a tutti questo amore di Dio.
D. Secondo il suo punto di osservazione, la rinnovata popolarità che si concentra sulla figura del Pontefice, in che misura si trasferisce anche sull’immagine della Chiesa nel suo complesso agli occhi dell’opinione pubblica?
R. Non è facile rispondere. Mi sembra però che la popolarità di Francesco stia cambiando anche la percezione che l'opinione pubblica ha in generale della Chiesa. Basti pensare alla situazione difficile che si è attraversata poco prima della storica rinuncia al pontificato da parte di Benedetto XVI: gli scandali della pedofilia, lo scandalo di Vatileaks... Oggi non è certo tutto risolto, ma è come se i riflettori dell'opinione pubblica fossero puntati più sugli aspetti positivi e propositivi che non su quelli negativi.
D. Il nostro staff è composto prevalentemente da giovani che, con entusiasmo e passione, dedicano il loro tempo al giornalismo. Cosa può consigliare a quanti muovono i primi passi nel mondo della comunicazione, ormai considerato inflazionato, per diventare dei giornalisti “veri”?
R. Più vado avanti con gli anni e con il mio lavoro e meno mi sento titolato nel dare consigli, anche perché la nostra è una professione nella quale ci sono schiere di insegnanti e professori... Comunque mi soffermerei sulle parole «entusiasmo» e «passione». Ci vuole passione e ci vuole entusiasmo per tentare di fare questo lavoro di questi tempi. La prima e principale caratteristica del giornalista, a mio modesto avviso, è la curiosità. La voglia di cercare e ricercare, di non accontentarsi delle spiegazioni di comodo. E poi la specializzazione: il mondo giornalistico per come è strutturato tende a livellare e a non favorire le specializzazioni. Oggi nelle redazioni sempre più tutti devono fare tutto e devono essere in grado di occuparsi di tutto. Intendiamoci: questo è anche un bene ed è giusto, soprattutto agli inizi, essere coinvolti in campi diversi e dunque scrivere di cronaca bianca e nera. Ma poi ciascuno deve costruirsi un percorso e diventare una voce in grado di essere autorevole in un campo, in un settore. Non dobbiamo credere che l'enorme massa di informazioni presenti sul web significhi automaticamente più informazione buona. Ci sarà sempre bisogno della mediazione del comunicatore professionista e io credo che il futuro sarà non delle grandi corazzate generaliste ma dei piccoli navigli specializzati, in grado di fornire informazione solida ed esclusiva su determinati argomenti.
Per i lettori interessati a seguire il lavoro di Andrea Tornielli si segnalano:
Il sito Vatican Insider
Il Blog “Sacri Palazzi”
I profili Twitter e Facebook
Valeria Nisticò
(Fonte foto: www.scrittoripersanpio.it)