Interviste

Intervista esclusiva a Pietro Iossa, l'irresponsabile della nuova generazione musicale [Video]

ROMA, 3 OTTOBRE 2015 - Pietro Iossa, classe 1997, è noto ai più come concorrente di X Factor ed ex membro del duo dei Komminuet, con cui è riuscito ad arrivare nelle fasi finali del programma. Se si cercano informazioni online su questo giovane musicista, però, si scopre molto altro: ad esempio, che è stato uno dei membri del programma di Rai 1 “Altrimenti ci arrabbiamo”, dove si è esibito in diversi numeri di beatbox accanto ad Amadeus. Oppure, che è autore e ideatore di un progetto intitolato “Try Again”, in cui mette in musica un tema proposto dagli utenti di Youtube, improvvisando parole e accordi. “Io suono e compongo, lo faccio da sempre”, mi dice al telefono, durante l’intervista.

Nonostante i consensi ricevuti con X Factor e l’imminente uscita del suo primo singolo, Pietro Iossa sembra sorpreso quando gli si rivolgono dei complimenti. “Davvero ti è piaciuto il pezzo? Grazie, mi fa molto piacere!”, mi dice quando gli parlo del nuovo brano “Irresponsabile”.

Parla tanto e velocemente: “Scusami, sono una mitraglietta”, mi confessa ridendo. Ed è vero: quando si tocca l’argomento musica, la sua passione è evidente anche all’altro capo del telefono. Nonostante l'amore per la beatbox, che ha imparato “per strada, senza mai studiarla”, Pietro Iossa definisce la sua produzione come influenzata da diverse componenti: “ La musica ha due facce, una per il grande pubblico e una per la cultura. Però c’è un punto di contatto tra i due poli, e io miro a raggiungere proprio quel punto. Mi piacciono sia l’arte americana che quella italiana, mi piace mischiare, così da poter essere interessante tanto per il pubblico quanto per me stesso. Se non faccio qualcosa che mi soddisfa, allora non ha senso”. [MORE]

Dopo aver fatto parte del duo dei Komminuet, ti sei orientato verso la carriera da solista. Come sei arrivato a questa scelta?

C’è da dire che io sono già stato solista nel passato. Tempo fa avevo fondato un gruppo, ma l’ho lasciato proprio per dedicarmi alla carriera da solista. Non abbiamo mai pubblicato niente, però avevamo una saletta nostra in provincia di Napoli. È stato dopo il programma che feci con Amadeus, “Altrimenti ci arrabbiamo”, dove insegnavo la beatbox. Ero più piccolo allora, e senza alcuna esperienza di come si stesse davanti a una videocamera, nonostante io abbia da sempre studiato cinematografia e musica. Ma essere ripreso dalla Rai, di fronte a un pubblico, è un’altra cosa.

A proposito di esperienze televisive, credi che l’aver partecipato a X Factor, tra i gruppi di Morgan, abbia influenzato il tuo modo di fare musica?

X Factor è un tipo di formazione molto particolare. I live richiedono una preparazione molto pragmatica, nel senso che si studia il testo ma poi ciò che conta è la performance sul palco, soprattutto perché gli artisti non hanno voce in capitolo sulla messa in scena. Quindi, si tratta prima di tutto di una palestra pratica: sono convinto che dopo X Factor si è pronti per dei concerti veri, su palchi veri. La cosa migliore è che si è costantemente in contatto con un pubblico in carne ed ossa che risponde: stare sul palco non è solo cantare, ma essere uno showman, un performer a tutto tondo. Pensiamo a Bobby Mcferrin per esempio: cosa sarebbero le sue esibizioni senza il pubblico? E come lui, tutti i più grandi, a partire da Paul McCartney. A X Factor, poi, Morgan è stato il fulcro da cui è partita l’energia che mi ha accompagnato per tutto il programma. Credo che lui sia uno dei più grandi mentori italiani, e lo dico senza esagerare.

Mentre proseguono le registrazioni del nuovo album, ti stai occupando anche del progetto “Try again” su Youtube. Puoi spiegare meglio in cosa consiste questo lavoro?

L’idea nasce da lontano, dalla mia vita, che è stata sempre molto complicata, sia dal punto di vista lavorativo che sociale. Ora ho raggiunto un punto in cui posso, finalmente, conciliare i miei progetti artistici e la sfera professionale. "Try again" è un’espressione soggettiva dell’artista di una cosa oggettiva proposta da chi mi ascolta: gli utenti che mi seguono su Youtube mi presentano dei temi e io scelgo quali rappresentare in musica. Dal punto di vista tecnico, è l’artista che suona improvvisando, proponendo un arrangiamento. In altre parole, il musicista focalizza la sua mente e la sua energia su un dato argomento, filtrandolo attraverso la propria soggettività e le proprie esperienze. Questo rende possibile la produzione in free style di qualcosa di concreto. Il primo tema, “Loneliness”, solitudine, l’ho scelto perché l’ho sentito maggiormente mio. Il testo che ho prodotto è fortemente metaforico. Nella parte finale ho simulato il pianto di una persona attraverso la beatbox: mi piace fare cose inaspettate. Anche il singolo “Irresponsabile” è un po’così, fuori dagli schemi.

A proposito del nuovo singolo, “Irresponsabile” uscirà il prossimo 16 ottobre. Come mai questo titolo?

Questo singolo nasce dopo sei mesi di totale mancanza di ispirazione. Quest’estate sono tornato a Ischia, nella casa dei miei nonni, e ho conosciuto un gruppo di amici molto interessati all’arte e allo scambio tra culture. Con loro c’è stato un vero e proprio flusso di energia, una sincronia. È stata veramente una bella esperienza. Quando ho conosciuto la mia attuale ragazza, ho cominciato a scrivere il testo di “Irresponsabile”, pensando al fatto che prima fossi molto meno responsabile rispetto a ora. Paradossalmente, era proprio questo mio lato a farmi sentire più forte e in grado di affrontare le difficoltà. Dopo aver passato dei momenti pesanti nella vita, sono diventato meno frivolo: ho capito che non bastano l’età o il diploma per crescere. Ho scritto questo pezzo per urlare – e intendo letteralmente – il fatto che, in questo momento, so di essere responsabile della mia vita e della mia musica, che resta la mia priorità assoluta. Però questi sacrifici li faccio anche staccando, anche essendo irresponsabile, rimanendo un po’ bambino. Consiglio a tutti, sempre in modo metaforico, di essere irresponsabili. Questo brano è anche un grido di ribellione per coloro che passano una vita grigia, spenta, senza passione. Spesso, questa condizione dipende proprio dal fatto che le persone non si sentono in grado di agire, perché la società le porta a crederlo. Alla fine, per un artista spiegare il proprio pezzo è sempre difficile: mi verrebbe da dire di ascoltarlo e basta!

Quali sono gli altri progetti per il futuro?

A parte l’uscita del singolo, sto scrivendo l’album, che spero di poter pubblicare entro febbraio. Ora credo di essere pronto per mandare la mia musica in giro. Sarà un album di nicchia, ma allo stesso tempo eclettico, che rispecchierà le mie idee. Poi ci saranno dei live e dei tour: amo avere contatto con il pubblico, per me essere un artista vuol dire proprio questo. La mia priorità è essere il più credibile possibile nella vita reale, il guadagno passa decisamente in secondo piano.

Sara Svolacchia

(foto: agenzia TwitMix)