Cronaca

Intervista all' Ammiraglio Zaccaria: le impressioni e le valutazioni sul Sud

 
MOLA di BARI (BA) -L’estate pugliese è mare, condivisione di spazi, musica, tintarella e le famose “chiacchiere al bar”. È qui, in un bar del centro di Mola che, casualmente, ci siamo imbattuti in un personaggio mai dimenticato dai cittadini molesi: l’Ammiraglio Giuseppe Zaccaria. Non approfittare del fato sarebbe stato ingiusto e così, noi della Redazione InfoOggi, abbiamo deciso di rivolger lui qualche domanda, in un colloquio che si è rivelato denso di spunti di riflessione.
L’ Ammiraglio, prima di ottenere la qualifica che oggi lo contraddistingue, era un molese che per lavoro lasciò le adriatiche sponde per recarsi in Sicilia e, per amore, sempre in Sicilia rimase. La sorte, che è zuppa d’ironia, ha congiunto quest’uomo dal cognome ZACCARIA con un’altra ZACCARIA, sebbene la stirpe fosse diversa
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  Fa sorridere questa casualità, sembra voglia confermare le decisioni del destino. Com’è la Sicilia di oggi e cosa si rende conto che la Puglia (in particolare la sua Mola) non ha, rispetto alla sua Regione adottiva?

Sì, è stata una piacevole casualità, anche se il merito non è stato solo della sorte: la verità è che c’è stata di fatto una volontà fortissima che ha permesso a me e mia moglie di unirci e stare insieme per tanto tempo, ancora oggi. Questa per me è stata un’occasione: è vero che Mola è il luogo affettivo cui sono legato, ma penso –perché così è- di essermi sedimentato nella quarta città più bella d’Italia. Una città ricca di bellezze, una delle quali rimane il Castello della Zisa, un esempio unico nella mia Palermo, di stile architettonico arabo.

Si pensa alla Sicilia e viene in mente la trattativa Stato-Mafia. Sobbalza di scatto un’identità, quella siciliana, che vive di mafia o convive con la mafia, pur non riconoscendola. La Puglia vede un capoluogo come Bari lontano oramai dall’attivismo della mafia più spietata e quasi vive un idilliaco stato di tranquillità, tranne qualche caso di cronaca. Lei nota una differenza in qualità della vita su questo punto che Mola di fatto ha e la sua Palermo magari molto meno? E se sì, in che modo?
Bisogna fare molta attenzione a fare queste analisi, perché dire che Bari vive in uno stato idilliaco, significa pensare automaticamente che la criminalità non esista e, ritenere possibile una cosa del genere, significa abbassare automaticamente il livello di guardia. Non possiamo farlo. Di sicuro è così, ovvero che non esiste più uno scontro diretto magistratura-criminalità (nel caso specifico di Bari) ma ciò non equivale a poter sostenere che la Puglia sia scevra di arterie criminali. Il problema è ancora lì, cambia faccia ma non la sostanza. C’è sempre da stare attenti, insomma. E poi la Sicilia non è sinonimo di mafia, questo è un luogo comune. Io penso alla Sicilia come il luogo in cui ci sono stati eroi che per combatterla invece ci hanno rimesso la vita.


Il mare: ha fatto parte del suo lavoro e accomuna Mola con Palermo per il fatto di essere a ridosso dello stesso. Cosa possono fare le istituzioni per salvarlo, questo mare? La Puglia è contrastata: c’è il Salento o c’è la zona del barese con Monopoli, che quest’anno vanta la bandiera blu del “mare pulito”, con annessa certificazione ARPA di benessere ambientale. Ma c’è una Taranto che per l’ILVA soffre e rischia di essere focolaio di malattie. Le cozze di Taranto difatti non le mangeremo più, vista la diossina.
È necessario che tutti siano attivisti nella salvaguardia e tutela ambientale e con questo mi riferisco a vere e proprie azioni quotidiane “controllate” che mirino al non-inquinamento. Accanto a questo voglio parlare della necessaria e stridente responsabilità dell’imprenditore. Tocca ad un soggetto sociale come lui procedere ad attività economicamente sostenibili per l’ambiente. Per mia diretta esperienza poi, potrei citare un episodi risalente agli anni ’80, in cui si è operato un sequestro di attività produzione- marmo a Trapani. La mia azione da commissario, settore antinquinamento e demanio, puntava a salvaguardare la flora e la fauna dei luoghi di Sicilia, quando di fatto alcune attività ne compromettevano l’esistenza. Il marmo che abbisognava di acqua (tanta acqua) per essere tagliato veniva lavorato e trattato a ridosso delle coste. Questa attività, di fatto, faceva sì che le polveri marmoree si depositassero sui fondali, soffocando la naturale crescita di organismi marini. Uno sfacelo. Fu con l’intervento mio e di colleghi, che fu possibile inventare azioni compatibili per evitare che si scaricasse materiale di risulta nel mare, creando degli spazi-filtro che restituissero al mare l’acqua, nuovamente vergine di detriti. L’imprenditoria ha molto a che fare con l’ambiente e, come nel caso Ilva, non possiamo dimenticarne le responsabilità.


Ha visto a Mola come sta procedendo l’attività sulla differenziata? Accade lo stesso a Palermo? Come la trova?
Di sicuro la trovo necessaria ed utile. A Palermo abbiamo proceduto con la differenziata già da un anno e i risultati positivi si vedono: tutti ci cauteliamo per far soffrire meno possibile l’ambiente. Perché anche noi in Sicilia abbiamo dovuto lottare con i problemi della discarica. Tutelare è un verbo fondamentale che non significa “non fare niente” ( a volte le tutele estremistiche vogliono annullare le attività imprenditoriali, ma non è così che bisogna procedere; in questo senso intendo dire “non fare nulla”. Non va bene, l’attività economica deve continuare ma con i dovuti accorgimenti antinquinamento). Tutelare significa che la burocrazia non deve bloccare. Che bisogna sempre controllare a come la si fa. Un esempio pratico: a volte abbiamo bisogno della plastica per dei contenitori e, per portarla a noi, la si fa importare dalla Cina. Basterebbe che quella che noi differenziamo, venga nuovamente riutilizzata attraverso un sistema, senza che vi sia bisogno di iter inutili che vadano a prendere il materiale da zone distanti da noi.
Come vede Mola in questo momento? Ci è ritornato spesso, ultimamente. Come la trova? Cosa è cambiato? L’è mai passato di mente di ritornare in Puglia e lasciare i colori della Sicilia, con le sue speciali granite, gli agrumi della Conca d’Oro (tra parentesi, Conca d’Oro viene chiamata anche Mola, in relazione al suo pescato, altra analogìa che stringe il suo passato ed il suo presente).
Vedo Mola più accogliente, specie sul fronte-mare. Ma tengo di più a dire che a Mola c’è stato un miglioramento ormai da parecchi anni che la rende unica: i pescatori dopo una lunga battaglia sono riusciti a vendere direttamente al pubblico il pesce da loro stessi pescato. La realtà del mercato del pesce non c’è in altre parti d’Italia. Ma, un neo, è che Mola deve fare un salto di qualità: risollevare le qualità artistiche dei molesi e creare nei giovani aspettative concrete, per realizzare sogni e prima ancora per “dare ai giovani qualche cosa per sognare”.
Il ricordo più piacevole del suo lavoro da Ammiraglio. Un insegnamento che ne ha tratto e che potrebbe essere utile a chi la leggerà (specie per molti che qui a Mola lavorano come marinai, e sono tanti)
Ricordo la notte tra il 18 ed il 19 dicembre 2004, quando sulla Nave Tirrenia, su un mare forza nove, vi fu black out ai motori e un camion prese fuoco, con una situazione di paura per incendio a bordo. Il Comandante era lì che si preparava ad approntare le lance e a far scendere i passeggeri dalla nave. Le motovedette erano pronte ma il mare non garantiva un salvataggio adeguato dei passeggeri, anzi, si rischiava sul serio che qualcuno potesse morire. Per telefono, feci il possibile per dare le direttive al Comandante tese a convincerlo a rimediare il possibile a bordo e a non far evacuare la nave. L’obiettivo era quello di spronarlo ad insistere per accendere almeno uno dei motori in avarìa. Così fu: la determinazione dell’insistere per “riuscirci” portò del bene alla nave in balìa delle onde e dell’emergenza. Uno dei motori difatti si accese! Questo, credo, sia un insegnamento cui attingere per la vita. Andare aldilà di tutto, impiegare le forze per tentare di farcela, sempre e comunque.

Anna Ingravallo © riproduzione riservata

 

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photo di copertina: fonte www.pistolato.wordpress.com