Intervista alla giornalista Chouchou Namegabe. Congo:la violenza sulle donne come arma da guerra
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BRAZZAVILLE (CONGO), 7 NOVEMBRE 2013 - Ci sono realtà che non possiamo ignorare, non denunciare. Ci sono donne che ogni giorno subiscono violenze, abusi sotto un macabro silenzio internazionale che ha bisogno di essere squarciato in due. Una voce importante in questo campo, vincitrice del Premio giornalistico Anna Politkovskaja, è quella della giornalista Chouchou Namegabe intervistata da InfoOggi. [MORE]
Qual è la situazione attuale delle donne nella regione del Congo?
La situazione attuale delle donne nella Repubblica del Congo resta deplorevole considerando anche quanto pubblicato in un rapporto dal ministero della famiglia e dei bambini, il quale indica che sono registrati 40 casi di violenza sessuale al giorno nella Repubblica del Congo nel primo semestre del 2013. Queste violenze di massa sono perpetrate sulle donne con una violenza inimmaginabile soprattutto nella parte Est della Regione, dove la situazione resta difficile a causa della guerra. I più grandi autori di questi crimini sono le forze ribelli del Ruanda che sono arrivati nella R.D.C. nel 2004 con la benedizione della comunità internazionale sotto l'operazione dei turchi.
L'ONU ha affermato che "l'utilizzo della violenza sessuale come tattica di guerra mette a repentaglio la pace e la sicurezza intrnazionale", dunque quali sarebbero le soluzioni per contrastare questo problema?
L'ONU è presente in Congo, soprattutto è al corrente di queste crudeltà contro le donne, le condanna, ma non fa delle azioni concrete per porre fine a questo flagello. Queste donne non hanno bisogno di assistenza, esse hanno soprattutto bisogno di pace, di sicurezza. Per trovare delle soluzioni durevoli, bisogna lavorare sulle cause profonde di questo problema. Queste cause sono conosciute: si utilizza la violenza sulle donne come arma da guerra per annientare la comunità (perché loro ne sono il cuore), per estorcere e gestire le risorse di questo paese, soprattutto quelle minerali. Per mettere fine a questo circolo di violenze, bisogna lavorare sulle riforme dell'armata, dotare la RDC di un nuovo esercito repubblicano, si sta cercando di far rientrare i ribelli in maniera pacifica facendo anche pressioni sulle multinazionali affinché non acquistino più le risorse esportate dalle nostre miniere illegalmente. Attraverso questo giro illegale di affari, si acquistano armi, ma anziché investire in questo si dovrebbero atture delle riforme giudiziare e soprattutto rinforzare il compito della donna perché è grazie a lei che avverrà il buon cambiamento.
La politica congolese aiuta queste donne?
La politica congolese non aiuta queste donne, non ci sono risorse finanziarie. Eppure dovrebbe esserci un fondo per aiutare chi sopravvive a questo flagello.
Quali sono i problemi giuridici e medici che bisogna affrontare?
L'accesso alla giustizia per coloro che sopravvivono è un grande problema. Non c'è sicurezza garantita per loro. manca un adeguato aspetto giuridico per trattare delle violenze che questi ribelli attuano sulle donne. E' per questo che ho chiesto la nascita di un Tribunale adeguato nella R.D.C. Sul versante medico i problemi sono vari e molto gravi, poiché queste donne sono solite ammalarsi di AIDS e HIV oltre a subire dei grossi traumi.
Visto che il Premio da lei ricevuto porta il nome di una grande giornalista, mi sorge spontaneo chiederle cosa pensa lei di Anna Politkovskaja?
Sono onorata di avere ricevuto questo prestigioso Premio giornalistico. Non smetterò mai di lodare la professionalità della Politkovskaja, è proprio grazie al lavoro che lei ha svolto fino all'ultimo che io incoraggio le ragazze a fare un giornalismo d'inchiesta, il quale non è facile in questo paese.
(Immagine da ilgiardinodeibucaneve.wordpress.com)
Rossella Assanti