Cronaca

Intervista al presidente dell'associazione Mi Nutro di Vita: Stefano Tavilla

BOLOGNA, 5 GIUGNO 2013 - "Mi Nutro di Vita" è un'associazione di volontariato che lotta socialmente e moralmente per sensibilizzare, dare voce ad un argomento troppo spesso sottovalutato, lasciato vivere in silenzio, come quello dei disturbi del comportamento alimentare. Abbiamo intervistato il Presidente dell'Associazione, Stefano Tavilla, per comprendere meglio queste realtà. [MORE]


Come si muove "Mi nutro di vita" di fronte a queste problematiche? Qual è il suo scopo?


"Lo scopo è uno solo, essendo noi un' associazione di volontariato ci impegnamo a sensibilizzare sull'argomento poiché al giorno d'oggi se ne parla davvero troppo poco. Noi non facciamo terapie, vogliamo solo sensibilizzare, dare voce a questi problemi a queste patologie alle quali viene dato poco peso. Bisgona far conoscere queste realtà, bisogna parlare a chi non sa."


Pensa che i messaggi mandati dai media, oggi nel 2013 dopo una quantità enorme di casi di morti per disturbi alimentari, siano cambiati o influiscano negativamente sugli adolescenti?


"Non bisogna pensare che il problema venga dai media. Indubbiamente talvolta vengono presentati in televisione dei modelli inarrivabili, che possono influire negativamente su una fascia di adolescenti che oscilla tra i 10 ed i 12 anni, ma non nasce tutto da lì. Sono malattie psicosoggettive, patologie che non devono essere sottovalutate, patologie che necessitano di cure umane. Ci sono numeri da epidemie tra i DCA. Spesso negli ambiti familiari si tende a nascondere il problema, a volte per paura. Ma si sbaglia, bisogna prendere coscienza del problema ed affrontarlo attraverso supporti specializzati o si rischia il peggio."


Mi Nutro di Vita nasce dalla volontà di mandare un messaggio positivo, di non lasciare che problematiche così fragili cadano in un baratro di silenzio. Mi Nutro di Vita nasce per dare una voce che sia un inno, una lotta per la vita come quella di Giulia, che a soli 17 anni se n'è andata mentre aspettava di entrare in un centro di cura per disturbi del comportamento alimentare. La cosa più difficile per chi soffre di DCA è chiedere aiuto, tendere la mano per farsi aiutare, poiché molto spesso si nega a se stessi quello che l'anima e soprattutto il corpo stanno subendo, ma Giulia no, Giulia ha preso coraggio, ha preso tra le mani la sua vita e le ha tese in segno di aiuto. "Quando ha preso consapevolezza del suo stato, lei si è trovata in lista d'attesa e proprio in quel periodo il suo corpo ha ceduto. In Italia una possibilità di cura, la si deve dare a tutti. Dove ci sono centri di cura c'è una maggiore soluzione al problema." Sono le parole di Stefano Tavilla, Presidente di "Mi Nutro di Vita" e padre di Giulia. Parole che portano dentro un dolore ed un vuoto incolmabile, ma che non si spengono, continuano ad essere la voce di una speranza che non muore, di una vita che può prevalere su queste malattie.

(immagine da aics.liguria.it)

Rossella Assanti