Cultura e Spettacolo

Intervista a Nino Frassica: «Ai giovani consiglio di fare, fare e ancora fare»

NAPOLI, 06 DICEMBRE 2013 – Oggi, InfoOggi propone un’intervista ad un attore molto amato dal grande pubblico, che da anni lo apprezza e lo segue: Nino Frassica.

Negli ultimi anni ha legato la sua immagine alla serie tv Don Matteo. Quali sono secondo lei i segreti del successo di questa serie?
«Io credo che il successo sia dovuto dal fatto che nella stessa serie siano state inserite le due divise che lo spettatore italiano ama di più: la tonaca del prete e la divisa del carabiniere. E quindi, essendo Terence un buon prete ed io un buon carabiniere piacciamo alla gente. Credo sia questo il motivo».

Tra qualche settimana sarà in tv con “Casa e Bottega”. Può raccontarci qualcosa di questa serie?
«È una bellissima storia, con Renato Pozzetto protagonista, a tratti anche drammatica, con dei momenti di commedia. Io sono sempre al suo fianco. Raccontiamo una storia italiana ed attuale, è un’operazione che a me è piaciuta molto e spero piaccia molto anche al pubblico».  [MORE]

Può raccontarci qualcosa del suo personaggio?
«Io sono il cognato di Renato. Praticamente vivo in casa sua, e lavoro insieme a lui, anche se in realtà non faccio nulla. Sono praticamente il suo autista ma senza patente. Ricoprirò un ruolo fondamentale nel “dramma” di Renato perché sarò sempre al suo fianco. Diciamo che ho quella saggezza tipica di che è nullafacente».

Come è stato lavorare insieme a Renato Pozzetto?
«Un sogno che si è realizzato. Io da sempre sono un suo ammiratore ed avere la possibilità e l’opportunità di lavorarci accanto è stato un qualcosa di incredibilmente stupendo».

Cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono affacciarsi a questo mondo?
«Di fare, fare e ancora fare. Di provare, di sperimentare e capire realmente cosa vogliono fare. Una volta compreso cosa fanno meglio, darsi da fare e specializzarsi in ciò in cui si riesce meglio».

Programmi futuri?
«Ora c’è “Casa e Bottega” e nel frattempo continuo a condurre in radio “Meno male che c’è radio 2”».

Intervista di Stefano Telese