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Intervista a Franco Nero: "Il ragazzo della Giudecca? Piacerà. E Tarantino ha fatto una promessa"

Il ragazzo della Giudecca, nelle sale dal 12 maggio, racconta la vicenda giudiziaria di Carmelo Zappulla, con lo stesso cantante ad interpretarla. Dietro la macchina da presa un regista giovane dalle idee chiare, Alfonso Bergamo, e nel cast nomi di rilievo: tra i tanti, Giancarlo Giannini, Tony Sperandeo, Franco Nero. Proprio quest'ultimo ci ha raccontato il suo personaggio. Non solo: rievoca Django ("ha fatto epoca"), bacchetta il cinema italiano ("troppe commedie") e svela un retroscena su Quentin Tarantino...

ANTONIO MAIORINO: il tuo ruolo ne Il ragazzo della Giudecca è quello di un ergastolano, forse unico amico di Carmelo Zappulla in carcere. è un ruolo funzionale, cruciale: fa emergere il lato emotivo in un film che racconta un incubo giudiziario, ma è prima di tutto un dramma biografico…

FRANCO NERO: Mi sono ritagliato questo personaggio perché l’ho ritenuto molto interessante per la storia. Quando ho letto prima il libro e poi la sceneggiatura ho pensato che fosse una storia molto bella da portare al cinema. Questo ergastolano, come dicevi, è l’unico amico di Zappulla durante l’isolamento in carcere. Si chiama Salvatore, fa il bibliotecario ed aiuta Carmelo. Si trova in carcere perché ha ucciso un pedofilo che aveva causato la morte del figlio e la moglie di Salvatore è morta di dolore subito dopo per la perdita del figlio stesso. Il pedofilo che ha ucciso il figlio di Salvatore è stato poi assolto in quanto aiutato da potenti politici. Salvatore, all’uscita del tribunale, gli spara. Questa è la storia del mio personaggio.

ANTONIO MAIORINO: hai inquadrato il tuo personaggio facendo riferimento anche al rapporto con Carmelo Zappulla. Da attore veterano, ti chiedo: cosa significa in generale per un interprete rivivere sul set un’esperienza biografica e cosa in particolare ha significato per Carmelo, da quello che sei riuscito a percepire?

FRANCO NERO: Lavorare con lui mi ha aperto molte strade mentali, soprattutto sul fatto che la giustizia in Italia non funziona. Noi siamo al 154esimo posto al mondo per la giustizia, diciamo, “non buona”. Ho parlato con dei rumeni che stanno qui e mi hanno spiegato che in Romania non ce n’è uno che rubi, perché lì li metterebbero in carcere e li tartasserebbero. Mi hanno detto: “veniamo in Italia perché sappiamo che possiamo andare a rubare; il padrone di casa non può toccarci altrimenti passa guai; alla peggio, ci prendono, ci tengono in prigione per pochi giorni e ci lasciano uscire”. Mi capisci? Questa è la filosofia della storia. Carmelo è stato accusato di un omicidio che non ha mai commesso da un pentito ed ha passato anni a difendersi in carcere per provare la propria innocenza.

ANTONIO MAIORINO: Alfonso Bergamo è un regista dotato, con delle idee, ma molto giovane, classe ’86. Cosa s’innesca sul set quando un attore di carisma ed esperienza incontra un giovane regista? Ci si arricchisce a vicenda in qualche modo?

FRANCO NERO: ti dico subito: ho anche un figlio giovane che fa il regista e mi piace molto aiutare i giovani perché so quanto faticano a fare un film. Però, noi attori di una certa esperienza sappiamo subito dal primo giorno di lavoro se il regista sa quello che vuole: se lo sa, noi ci mettiamo nelle mani del regista e facciamo la nostra parte; se invece il regista è incerto, allora diventiamo dei falchi, prendiamo la situazione sotto il nostro controllo. Nel caso di Alfonso Bergamo è successo quanto dicevo prima: è molto preparato, è un regista di grande talento e mi sono trovato molto bene con lui. [MORE]

STEFANIA CAVOTTA: è importantissimo avere un feeling tra attore e regista…

FRANCO NERO: un film è una collaborazione, quando si fa un film diventiamo una grande famiglia: dal direttore della fotografia, allo scenografo, al costumista. Tutto deve svolgersi nel modo migliore, ci si aiuta a vicenda. Il prodotto viene bello quando c’è una certa armonia sul set.

ANTONIO MAIORINO: cogliamo l’assist. Da questo lavoro armonico, cosa è scaturito? Se Franco Nero dovesse indicare il punto di forza del film Il ragazzo della Giudecca, in cosa lo individuerebbe?

FRANCO NERO: direi che è un bellissimo dramma, non è una commedia (in Italia si fanno troppe commedie…), che piacerà molto al pubblico perché insegna, come dicevo prima. è un film che manda un forte messaggio e sono sicuro che al pubblico piacerà molto.

ANTONIO MAIORINO: prima dicevi che in Italia si fanno troppe commedie. Mi aggancio a quella notazione: sembra che il cinema italiano, all’improvviso, con film come Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e Veloce come il vento di Matteo Rovere, si accorga, meglio, si ricordi di saper fare un certo cinema di genere, che sa emozionare e divertire lo spettatore. Percepisci che sta cambiando il vento del cinema italiano sia a livello di audacia dei produttori che di gusto degli spettatori?

FRANCO NERO: lo voglio sperare, perché quando facevamo cinema anni fa eravamo i primi al mondo in Italia, c’era posto per tutti. Adesso purtroppo si fanno tante commedie e pochi film “seri”, intendo drammatici. Ho visto Lo chiamavano Jeeg Robot, Mainetti ha fatto un bellissimo lavoro. Pensa che l’ho avuto con me in un film girato a Pantelleria, si chiamava Maestrale, e faceva mio figlio. Ho visto che era un ragazzo, meglio, un giovane già molto curioso di vedere come si girasse. Non faceva solo l’attore, capivo che c’era una curiosità oltre l’attore, forse aveva già in mente di fare la regia. Ripeto, ha fatto un bellissimo film.

FRANCO NERO: sicuramente, ma come noi! Quando un attore si mette a fare la regia, fa sempre bei film. Se ci pensi bene, anche nella storia, tutti i grandi attori sono diventati grandi registi: da Orson Welles a Charlie Chaplin, Clint Eastwood, Robert Redford, Pietro Germi, Vittorio De Sica. L’attore ha grande esperienza sul set perché “ruba” qualcosa dai registi con cui lavora. Alla fine riusciamo a fare bei film perché essendo attori riusciamo a dirigere gli attori meglio di registi che non sono attori. Capiamo subito se l’attore è un po’ falso, se non riesce a fare delle cose in un certo modo.

STEFANIA CAVOTTA: quest’anno ricorre il 50esimo anniversario del film Django. Hai avuto la possibilità di essere omaggiato qualche anno fa da uno dei registi più visionari degli ultimi 20 anni, che ti ha fortemente voluto nel suo Django 2.0. Siccome lei è stato protagonista del Django originale del 1966, quale ricordo conserva del Django di 50 anni e come lo relaziona a quello descritto da Quentin Tarantino?

FRANCO NERO: quel film ha fatto epoca, era molto originale. Durante le riprese, parlavo con Corbucci e mi diceva: “facciamo un film giapponese, con atmosfere di Kurosawa!”. Mi parlava anche di Toshirō Mifune. Se potessi mettere a fuoco questo film, direi, come fanno gli americani, che è una cool comedy, una commedia fredda, del West. Allora si vedevano i western con gli indiani, con John Wayne. Questo è un film che ha rotto gli incantesimi del film americano ed è stato unico nel suo genere. Mi ricordo che allora c’era Jack Nicholson che voleva comprarne i diritti negli Stati Uniti. Ovunque andassi in giro per il mondo, negli alberghi, non mettevano Franco Nero, ma Django: il nome era talmente popolare che ha fatto epoca. Quentin è stato molto bravo perché ha fatto un remake di Django, perché nell’originale gli oppressi erano i peones americani, mentre nel suo erano i neri. Essendo poi un genialoide, con la sceneggiatura ed i dialoghi ha cambiato tante cose, ma il fulcro era questo: che il concetto fosse lo stesso. Con Quentin mi sono trovato molto bene, mi ha detto che era mia fan da quando aveva 14 anni, che lavorava in un negozio di video in America ed ha cominciato a scoprire i miei film. Li ha visti tutti: io ho fatto più di 200 film, li conosceva tutti e conosceva anche le parole, le battute! Mi sono trovato molto bene con lui, mi sono molto divertito.

ANTONIO MAIORINO: quindi non solo gli attori diventano grandi registi, ma anche i cinefili…

FRANCO NERO: ma a lui piace far l’attore! Infatti ho due progetti e gli ho detto: “mi raccomando, io sono venuto a fare un cameo per te, ma tu devi venire a farlo a me!”. “Assolutamente, non preoccuparti!”.

STEFANIA CAVOTTA: c’è uno scambio con Quentin Tarantino!

ANTONIO MAIORINO: ce lo annotiamo, in attesa di vedere questo contro-cameo!

FRANCO NERO: sì, un contro-cameo!

 

(FONTE: intervista a Franco Nero su Radio Base nella rubrica Ti porto al Cinema di Antonio Maiorino all'interno del programma L'attimo sfuggente di Stefania Cavotta, 11-05-2016; IMMAGINI: in alto, Franco Nero, dettaglio foto Mymovies; all'interno, l'attore in compagnia di Alfonso Bergamo, foto Salerno Magazine; in basso, poster de Il ragazzo della Giudecca)


Antonio Maiorino