Intervista a Francesca Dego la violinista italiana più famosa nel Mondo
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Intervista a Francesca Dego la violinista italiana più famosa nel Mondo

lunedì 7 luglio, 2014

7 LUGLIO 2014 - «Non ho memoria di me senza violino». Un’immagine chiara quella che delinea di sé Francesca Dego, la più grande violinista italiana nel Mondo. Aveva solo 4 anni quando prese per la prima volta fra le mani un violino. Da allora non lo ha più abbandonato, facendolo diventare parte di se.[MORE]

Oggi, a 25 anni, la Dego si è esibita in ogni parte del Mondo, suonando con le più prestigiose orchestre italiane e straniere, sotto la direzione di illustri maestri come Shlomo Mintz, Wayne, Marshall e Accardo. E proprio Salvatore Accardo, parlando di lei ha detto: “è uno dei talenti più straordinari che io abbia incontrato”.
Nel 2008 la Dego è stata la prima violinista italiana ad entrare in finale al Premio Paganini di Genova dal 1961, dove ha vinto il riconoscimento speciale “Enrico Costa” riservato al più giovane finalista. Quattro i Cd da lei già incisi, due dei quali con la prestigiosa Deutsche Grammophon, con cui sono in produzioni altri due.
Domenica 6 luglio Francesca Dego, accompagnata dal pianista M° Roberto Corlianò, si è esibita nella magnifica cornice del Castelle Episcopio di Grottaglie, in occasione del Festival Musicale della Città delle Ceramiche.

Quando è nata la sua passione per il violino?
«Quella per il violino è sempre stata la passione di mio padre, violinista dilettante. Fu lui a farmi iniziare a suonare all’età di 4 anni e a farmi appassionare a questo strumento. Da quel momento è stato un crescendo. Il mio primo concerto fu a soli 5 anni e a 7 suonai per la prima volta come solista con un’orchestra. E fu proprio quando avevo 7 anni che mi recai al concerto della violinista Hilary Hann. Guardarla sul palco mentre suonava meravigliosamente il suo violino in un abito fantastico la fece diventare il mio modello da seguire…volevo diventare come lei».

Direi che ci è riuscita…Com’è la vita di un’adolescente impegnata come lo è stata lei?

«Certamente differente dalle altre. Per certi aspetti la mia vita divisa fra studio, prove e concerti in tutto il mondo, mi ha fatto crescere più velocemente, dandomi un forte senso di responsabilità. Da altri punti di vista, vivere in un mondo che ti porta ad un’esistenza spesso solitaria preservandoti dalle difficoltà quotidiane, mi ha reso più vulnerabile».

Ed ora com’è la sua vita?
«Vivo a Milano con il mio compagno (il direttore d’orchestra Daniele Rustioni, direttore musicale del Petruzzelli di Bari, ndr). Ci vediamo pochissimo perché utilizziamo il nostro appartamento solo per fare e disfare le valigie. Spesso si pensa che la vita di una musicista sia tutto glamour e lustrini. Ma dietro a ciò che si vede c’è un lavoro profondo e impegnativo. Inoltre viviamo sempre con la valigia pronta pronti per recarci in aeroporto. Fra tre settimane, ad esempio, sarò in Cina per un concerto».

Quando non suona cosa le piace fare?

«Amo leggere. Leggo di tutto, ma preferisco gli autori classici. Quando inizio un lavoro musicale, prediligo letture di romanzi che descrivano il periodo storico in cui il compositore di cui mi sto occupando è vissuto ed ha creato le sue opere».

Beethoven è uno dei compositori che lei ha più riproposto…
«E’ uno dei più grandi geni della musica di tutti i tempi. È un autore vario in cui c’è tutto: dalla dolcezza al più grande dramma. Nell’ultimo Cd propongo le sue sonate per violino 3,4,9 Kreutzer. Si tratta del primo di tre incisioni che avranno come protagonista Beethoven. Ad accompagnarmi nel progetto la pianista Francesca Leonardi, con la quale suono da 10 anni».

Il suo primo Cd, dedicato proprio a Beethoven ed inciso a soli 14 anni, è stato usato in gran parte come colonna sonora per il film documentario americano “The Gerson Miracle”, vincitore della Palma D’Oro 2004 al prestigioso Beverly Hills Film Festival e brani del suo secondo disco sono stati inseriti nella colonna sonora del film del pluripremiato regista americano Steve Kroschel, “The Beautiful Truth”, uscito nel 2008…

«Mia madre è americana ed io ho vissuto una parte della vita negli Stati Uniti. È stato lì che il regista mi ha sentito suonare ed ha voluto utilizzare la mia musica per i suoi due film».
In Puglia si è esibita spesso a Bari, Taranto ed oggi (domenica 6 luglio per chi legge, ndr) a Grottaglie. Che idea si è fatta di questa regione?

«Ho sempre potuto visitare velocemente alle città in cui ho suonato e per quel poco che ho visto la Puglia mi affascina molto. Tra qualche giorno tornerò con il mio compagno, finalmente, per una breve vacanza e spero di poterla conoscere in maniera più approfondita».

Il Festival musicale Città delle Ceramiche è organizzato dall'associazione musicale Domenico Savino (direttori artistici i maestri Paolo Cuccaro, Pierpaolo De Padova e Giuseppe Riccio), gode del patrocinio della Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, della Provincia di Taranto, del Comune di Grottaglie, di Puglia Events, del Gal Colline Joniche e dell’Endas Puglia e del sostegno del Lions Club di Grottaglie e dell’associazione culturale Koiné. Media partner Studio 100 tv.

Elisa Signoretti


Autore
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