Interviste

Intervista a Diodato, "dietro Babilonia si nasconde uno stato confusionale interiore"

GENOVA, 07 APRILE 2014 - Diodato è stato senza alcun dubbio una delle rivelazioni del recente Festival della Canzone Italiana di Sanremo dove ha partecipato nella Sezione Giovani con il brano “Babilonia”.

Classe 1981, Antonio Diodato si è avvicina al mondo della musica fin da bambino. Studia violino, ma il suo vero “amore” è la chitarra a cui si avvicina alcuni anni dopo. A soli 13 anni forma la sua prima band con la complicità di alcuni amici e vicini di casa e superata la maggiore età vola a Stoccolma. Proprio in Svezia incide un brano per Beirut Cafè 2, una compilation di musica lounge famosa in tutto il mondo. La sua passione per l’arte lo spinge ad iscriversi al DAMS dove si laurea in Cinema, ma la musica resta sempre il suo “primo e grande amore”.

Nel 2010 registra il primo singolo “Ancora un brivido” con cui si fa notare tanto che moltissime radio italiane e piccole emittenti televisive cominciano a trasmettere il brano. Intanto continua a suonare dal vivo in molti locali della capitale. Una di queste sere ad ascoltarlo c’è Daniele Tortora, produttore romano con cui lavora alla realizzazione del suo primo EP “E forse sono pazzo”.

L’album riscuote un discreto successo, si fa sentire in radio, ma sopratutto notare dalla critica musicale con recensioni positive. Durante l’estate 2013 apre il concerto Rock In Roma di Daniele Silvestri, mentre a settembre dello stesso anno registra un’inedita versione rock del brano “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De Andrè.

La strada per Sanremo è vicina: il suo brano “Babilonia” viene selezionato dalla Commissione del Festival ed è uno delle canzoni in gara nella categoria "Nuove Proposte". 

Un esordio davvero promettente quello di Diodato, che prima di partire con una serie di concerti nelle maggiori città italiane si è raccontato in un'intervista esclusiva ai lettori di InfoOggi.it.

Partiamo dagli inizi. Raccontaci un po’ di te e dei primi passi nel mondo della musica.

«Ho fatto un percorso vecchio stile. Sono partito da una cantina che si allagava spesso e passato per tanti locali piccoli e poi sempre più grandi e prestigiosi.
 L’ho fatto con un gruppo di musicisti che si sono appassionati alla mia musica ed un giorno ad un mio live è venuto Daniele Tortora, colui che sarebbe diventato il mio produttore. Da lì a qualche mese è nato “E Forse Sono Pazzo”, il mio primo disco.
»

Quali artisti hanno avuto un ruolo importante nella tua crescita e quali ritieni interessanti nell’attuale panorama musicale italiano?

«Ho ascoltato tanto rock e pop inglese degli anni novanta e poi molti gruppi storici come Beatles e Pink Floyd, sempre molta musica british insomma. Poi è arrivato l’amore per i grandi cantautori italiani. Avevo bisogno di un po’ più di maturità per comprenderli fino in fondo. 
Oggi mi piacciono e ascolto molto i Luminal, Ilaria Graziano e Francesco Forni, Giovanni Truppi e Le Naphta Narcisse.
»

Quest’anno sei stato uno dei protagonisti del Festival di Sanremo 2014. Cosa hai provato? E sopratutto reputi ancora importante il palcoscenico dell’Ariston per un giovane cantante rispetto alla popolarità immediata di un talent show?

«Credo sia ancora molto importante o almeno per me lo è stato. È stata un’esperienza meravigliosa, soprattutto dal punto di vista umano. Il palco dell’Ariston poi è unico. Sei in una sorta di altrove, il palco di un teatro ma anche in milioni di case.
»

Raccontaci la tua “Babilonia”, brano presentato a Sanremo 2014. Cosa si nasconde dietro la scelta di questo titolo?


«Si nasconde un periodo della mia vita in cui vivevo uno stato confusionale interiore abbastanza forte. Ho dovuto fare delle scelte che sapevo avrebbero portato a delle privazioni. Una grande passione è riuscita a portami via da quella babilonia interiore.»

“Babilonia” è stata la canzone più votata dalla Giuria di Qualità e ha conquistato anche Eros Ramazzotti. Come mai il pubblico da casa ha stravolto ancora una volta i risultati con il televoto?

«Sapevamo che Rocco sarebbe stato imbattibile. È arrivato al Festival con il supporto di centinaia di migliaia di persone. Ma non credo ci sia niente da recriminare. Se è così amato e seguito da così tanta gente è perché ha talento.
»

“E forse sono pazzo” è il titolo del tuo primo album. Quanta della tua “follia” c’è in questo progetto? 


«C’è tutta la follia di scegliere un percorso difficile come questo e quella di mettermi a nudo in un disco che racconta molto di me, in modi anche diversi.»[MORE]

A breve presenterai il tuo disco con una serie di showcase in giro per l’Italia. Puoi svelarci qualche anticipazione?

«Suonerò alcuni brani di E Forse Sono Pazzo chitarra e voce, tornando alle origini e parlerò del disco e dell’esperienza sanremese. È anche un modo per incontrare tutta quella gente che in questi giorni mi ha scritto parole meravigliose.
»

Prima di salutarti, una canzone che ti rappresenta e con la quale vorresti farti conoscere al grande pubblico?

«Babilonia?»

Emanuele Ambrosio