Cronaca

Intervista a Andrea Iacomini, portavoce Unicef: "La guerra è qualcosa che non vogliamo vedere"

BOLOGNA, 19 APRILE 2013 - "La guerra è qualcosa che non vogliamo vedere" mi dice Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef. Il silenzio assordante che incombe su determinate tematiche, sulla situazione che la "generazione perduta" della Siria deve vivere ogni giorno, è complice delle tragedie, dei drammi, è guerra anch'esso. [MORE]

Perché c'è prima un "boom", un' esplosione mediatica riguardo la situazione della guerra in Siria, riguardo le continue morti dei bambini e le loro difficili situazioni e poi segue un vuoto, il nulla, come se non accadesse più niente?

"Il rapporto con i media è complicato, delicato. Si tende spesso a parlare del conflitto in sè senza riuscire a far emergere il grave problema dei bambini. Bisogna raccontarli, raccontare le condizioni disagiate in cui vivono. Ad Aleppo, per esempio, 70 bambini, da 1 a 18 anni, sono costretti a vivere in spazi ristretti dove ci sono solo 2 bagni. La tragedia in Siria, è una tragedia che colpisce i bambini come mai prima. La colpa di questo silenzio non è dei giornalisti, ma è un problema globale. Della Siria si inizierà a parlare troppo tardi, senza rendersi conto prima che i bambini sono coloro che subiscono maggiormente la guerra."

Per quale motivazione nel momento in cui muore un bambino a Boston se ne parla per dieci giorni, ma quando 10 bambini vengono uccisi dalla Nato, 8 muoiono all'attentato di Sanamein in Siria, la notizia dura un giorno soltanto?

"Ogni bambino che muore è un dramma che tocca profondamente. Il bambino di Boston è un caso che ha toccato gli italiani più da vicino. La Siria viene vista troppo lontana, i bambini in quella terra muoiono ogni giorno sotto le bombe, ma non se ne da voce, non se ne parla quotidianamente perché reputate morti lontane dalla visuale. Non le si vuole, in un certo senso, vedere. In questo momento ci sono 388 conflitti nel mondo e nessuna voce parla delle conseguenze che i bambini devono subire."

La triste realtà dei bambini che subiscono la tragedia della guerra, è una realtà che ha sempre meno voce, meno rilevanza, vista sempre più lontana eppure è una guerra, un dramma, che coinvolge tutti indistintamente. Un filo invisibile che il riflettore mondiale non lascia vedere e che i media, pian piano, giocano a tagliare.

(immagine da www.unicef.it)

Rossella Assanti