Politica

Intervento on.le Vincenzo Ciconte su riforma Afor

A.FO.R. e comunita’ montane: una riforma utile alla Calabria
Catanzaro 19 agosto 2012 - Grazie alla ferma posizione assunta dai gruppi del centrosinistra, lo scorso tre agosto è stato vanificato il maldestro tentativo della maggioranza di centrodestra di far approvare dal Consiglio Regionale una legge, che avrebbe provocato solo ulteriori guasti al già dissestato settore della forestazione.

Il Gruppo consiliare “Progetto Democratico”, convinto dell’assoluta necessità di assicurare una moderna e più rispondente governance ai territori collinari e montani calabresi, che costituiscono oltre i due terzi dell’intero territorio regionale, ha votato contro il rinvio dell’esame del Progetto di Legge varato dalla seconda Commissione.

E questo, non perché ci fosse la condivisione del provvedimento, ma semplicemente perché dopo tutto il tempo perduto inutilmente, si sarebbe potuto compiere uno sforzo eccezionale, per varare la riforma. Sono passati infatti ben cinque anni da quando l’A.Fo.R. è stata posta in liquidazione ed ancora si continua a discutere inutilmente. In ogni caso non ci sottrarremo al confronto con il Governo regionale, i Gruppi consiliari, le Organizzazioni sindacali e le rappresentanze delle Autonomie locali, al fine di pervenire al varo di un provvedimento legislativo in grado di ridurre i costi, semplificare le strutture, salvaguardare i diritti dei lavoratori e rendere produttivi gli interventi. Una riforma volta a valorizzare le risorse esistenti ed a non disperdere l’esperienza ed il patrimonio dell’A.Fo.R. e delle Comunità montane. [MORE]

Una adeguata e funzionale governance della Montagna calabrese, però, non può essere in alcun modo estranea alle scelte maturate a livello nazionale, improntate alla sussidiarietà ed all’efficienza, efficacia ed economicità. Appare perciò fuori luogo ed in controtendenza, il progetto di legge approvato in Commissione dalla sola maggioranza. Esso accentra in un’Azienda regionale non solo competenze gestionali, ma anche funzioni che spettano agli organi di governo della Regione e dei Comuni: le Politiche per la Montagna. Il tutto al fine di cancellare le Comunità montane, nell’illusione di gettare fumo negli occhi dei cittadini, ai quali si vorrebbe fare intendere che attraverso tale operazione si riducono i costi della politica, dimenticando che già dal 2010, con la legge n. 122, art. 5, sono state azzerate “retribuzioni, gettoni, o indennità o emolumenti in qualsiasi forma siano essi percepiti”, agli amministratori delle Comunità montane.

L’eliminazione di questi enti, pertanto, non produrrebbe alcun risparmio alle casse della Regione. D’altro canto la Giunta Regionale, attraverso la Fondazione FIELD, ha investito cospicue somme per promuovere la nascita delle Unioni dei Comuni. Oggi, dopo l’approvazione della legge n. 135, del 7 agosto 2012, sulla spending review, i Comuni inferiori a 5.000 abitanti sono obbligati a costituire entro la fine dell’anno le Unioni. Esse ove costituite da Comuni in prevalenza montani assumono la denominazione di Unione di Comuni Montani e possono esercitare anche “le specifiche competenze di tutela e di promozione della montagna attribuite in attuazione dell’art. 44, secondo comma, della Costituzione e delle leggi in favore dei territori montani”. Sarebbe davvero incomprensibile non procedere in tale direzione.

La riconferma di un livello istituzionale sovracomunale destinatario delle funzioni fondamentali dei Comuni e degli interventi a favore della montagna, svuota di significato e di interesse la stessa nascita dell’Azienda. La gestione delle foreste regionali e della forestazione, così come proposto anche da autorevoli rappresentanti sindacali, potrebbe far capo al competente Dipartimento regionale ed alle sue strutture centrali e decentrate per quanto attiene la programmazione ed il controllo, mentre l’attuazione dei progetti, potrebbe essere affidata ai Consorzi di Bonifica ed alle Unioni di Comuni Montani. In tal modo, si avrebbe sicuramente la riduzione dei costi ed un miglioramento della qualità degli interventi. Di tutto ciò occorre discutere senza limiti e riserve, per pervenire ad una riforma utile non alla politica, ma alla Calabria.

Vincenzo Antonio Ciconte
Capogruppo “Progetto Democratico”