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ROMA, 1° LUGLIO 2014 - «Aiutateci a capire cosa dobbiamo fare: qual è il limite delle pubblicazioni? È giusto che non ci sia limite?». È l’appello lanciato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi ai direttori delle testate giornalistiche, durante l’incontro con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, nel pieno dell’illustrazione delle nuove linee guida per la Riforma della Giustizia.
Al termine del Consiglio dei Ministri infatti, il Premier ha proposto dodici nuove linee per rivedere la Giustizia, lanciando una sorta di sfida alla Stampa, proprio al dodicesimo e ultimo punto: le Intercettazioni. «(…) sono l'unico argomento su cui non abbiamo pronta la norma. Faremo una discussione aperta, anche con la stampa». Renzi accorda le intercettazioni solo ai magistrati, e ai direttori delle testate chiede invece quale sia il limite fra il diritto alla cronaca e quello della privacy. La proposta è di tracciare un riassunto del contenuto delle intercettazioni evitandone la pubblicazione completa dei dialoghi testuali, a garanzia della riservatezza anche delle persone che finiscono in indagini non a loro carico. [MORE]
Il dibattito che apriamo su InfoOggi è un’occasione per commentare con Renzi quale sia il codice deontologico di un giornalista rispetto alla privacy e al diritto di cronaca. Di certo non tratterò l’argomento da un punto esclusivamente giuridico, non ne avrei le pretese, mi limito a citare la Carta dei doveri del giornalista, che si apre con l’art. 2 della legge 69 del 1963 (Ordinamento della professione di giornalista) e si chiude ricordando che la violazione delle norme è soggetta a sanzioni disciplinari. Da essa si dovrebbe partire. Sintetizzo per chi legge che richiama per sommi capi al rispetto delle persone, alla non discriminazione, alla rettifica degli errori e alla presunzione d’innocenza. Vieta la pubblicazione d’immagini che possano offendere la sensibilità dell’individuo e circa le fonti specifica che in via ordinaria devono essere rese note al pubblico e, in caso di fonti confidenziali, prevale il dovere di mantenere il segreto professionale. Si richiede ai Giornalisti e agli Editori il segreto professionale per determinate confidenze.
Da ultimo si sottolinea che la Carta definisce il concetto di incompatibilità tra il lavoro giornalistico e interessi o incarichi che siano in conflitto con la ricerca rigorosa ed esclusiva della verità dei fatti. Un Giudice non potrebbe essere un giornalista per dirla in soldoni. Pubblicare una conversazione per diritto di cronaca non è libertà di Stampa, è una bassa conversazione da condominio. Per il giornalista, la tutela della persona contrasta con la diffamazione della stessa, in quanto la sete di verità e di notizia ha piuttosto sapore di becero pettegolezzo più che di informazione. Ciò che è privato tale dovrebbe rimanere ma, se l’individuo è cittadino pubblico, e quindi sotto lo sguardo e il giudizio di molti, allora c’è l’obbligo di retta condotta morale, così come è richiesta a chiunque non voglia incorrere in scandali e nefandezze.
Oriana Barberio