Salute

Iniziato oggi l'evento "La malattia di Alzheimer e le altre demenze"

CATANZARO, 27 OTTOBRE 2013 - Si è aperta questa mattina, la tre giorni dal titolo "La malattia di Alzheimer e le altre demenze. Dalla ricerca agli approcci complementari per una migliore qualità della vita", organizzata dalla Ra.Gi. Onlus insieme allo staff che opera all’interno del Centro Al.Pa.De. (Alzheimer, Parkinson e Demenze) di Catanzaro. L’evento, unico nel suo genere, si è svolto nell’auditorium di Fondazione Betania, a Catanzaro, nel quartiere Santa Maria e proseguirà anche nelle giornate di domani e dopodomani.

Esso si inserisce nell'ambito del progetto dell'8 per 1000 alla chiesa cattolica, finanziato dalla Caritas di Catanzaro ed è stato patrocinato dalla Federazione Nazionale Alzheimer, dalla Confederazione nazionale Parkinson, dal Comune di Catanzaro (assessorato alle Politiche Sociali), dall'AGE Calabria, dalla Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, dalla Camera di Commercio di Catanzaro, dall'azienda Guglielmo Caffè e dall'agenzia Axa assicurazioni. Il seminario, vanta inoltre la collaborazione con l'Asp di Catanzaro, Fondazione Betania, l'Associazione per la Ricerca nelle Terapie Espressive (Arte), l'Associazione Professionale Italiana Danzaterapia (Apid).

A dare l’avvio all’importante iniziativa, è stato il Laboratorio pratico-esperenziale di Danza Movimento Terapia dal titolo “Un corpo tra i corpi” condotto dal professor Vincenzo Bellia insieme alla danza movimento terapeuta Barbara Dragoni, formatasi a Roma.

Bellia, è psichiatra, psicoterapeuta, danza movimento terapeuta e creatore in Italia, del Metodo espressivo – relazionale. Socio fondatore e attuale presidente dell'associazione ARTE (Associazione per la Ricerca nelle Terapie Espressive). Socio fondatore dell'APID (Asso¬cia¬zio¬ne Professionale Italiana Dan¬za¬movi¬men-toterapia), di cui è stato vicepresidente, segretario nazionale e responsabile della sezione regionale siciliana. È infine commissario FAC per la certificazione dei terapeuti espressivi.

Oltre 50 le persone che hanno seguito il suo laboratorio di DMT. Tutti professionisti del settore, molti provenienti da altre città italiane e formatisi in altre scuole di Arti Terapie, intervenuti a confrontarsi con le metodologie utilizzate dal professor Bellia. Le stesse messe in atto all’interno del centro Al.Pa.De. della Ra.Gi., centro d’eccellenza, unico in Calabria proprio grazie alle metodiche terapeutiche applicate. Bellia è tornato per la quarta volta nella città di Catanzaro e si é detto «soddisfatto di trovarsi ancora nel capoluogo calabrese, al quale lo lega un rapporto di collaborazione con la Ra.Gi. Onlus, realtà con la quale il professore si auspica di instaurare sempre maggiori sinergie». Sempre nell’ambito della regione Calabria, Bellia dirige il triennio di formazione in danzaterapia a indirizzo espressivo-relazionale nella Scuola di Arti Terapie di Cosenza.

Bellia ha alle spalle la danzaterapia a sfondo antropologico, ispirata all'Expression Primitive e la matrice gruppo analitica, che sviluppa alcune basilari intuizioni di Marian Chace, la prima danza terapeuta.
«La danza terapia – ha spiegato il professor Bellia – è una metodologia che si basa sulla spontanea risposta motoria allo stimolo ritmico musicale. Il suo scopo principale è promuovere la partecipazione degli individui al gruppo. Essa agisce nei processi di formazione dell' immagine corporea, che è primariamente una creazione sociale.

La Dmt-ER – ha proseguito Bellia - si radica innanzitutto nella matrice artistica ed espressiva della danza. La danza è la forma più completa di movimento: ne convoglia la componente biologica e funzionale all'interno di una intenzionalità simbolico-rap¬pre¬sen¬tati¬va, nel quadro di un'esperienza creativa intrinsecamente relazionale.

L'arte terapia, insieme a ogni altra terapia creativo-artistica, è diventata nota come modalità per esprimere quanto non può essere incanalato dal linguaggio convenzionale.
L'efficacia terapeutica delle terapie espressive – ha proseguito il professore - deriva dalla loro capacità di stimolare nel paziente la modalità cognitiva non-discorsiva, inducendo la capacità di lasciarsi condurre da questo particolare processo cognitivo. In questo modo il ricorso alle terapie espressive è motivato dalla sua capacità di aiutare le persone a risolvere problemi e conflitti profondi mediante rappresentazioni mentali di natura non-discorsiva, sensoriale e affettiva.

Durante le sedute di danza terapia, nei pazienti si osserva il progressivo sviluppo di una maggiore consapevolezza corporea attraverso un opportuno processo trasformativo del movimento fisico accompagnato da una costante presenza mentale. Ciò consente di affrontare il classico blocco motorio tipico, ad esempio, del malato di Parkinson, spostando l’attenzione alla funzione del movimento piuttosto che al movimento stesso.

Tale approccio – continua l’esperto - comporta che non esistono “malati”, ma individui con maggiore o minore libertà di azione o di elaborazione dovuta a impedimenti di natura interna od esterna che limitano la pratica di qualsivoglia movimento. Questo metodo di lavoro consente di uscire dalla logica frustrante del non riuscire a comandare il proprio corpo nell’eseguire un determinato movimento e, attraverso la logica del processo, ovvero dei piccoli passi, di raggiungere comunque un risultato corretto parametrato alle proprie possibilità del momento. Il gesto lento, misurato e di ascolto consente una “mappatura” del proprio sistema integrato corpo-mente-relazione, attraverso la ripetizione di movimenti corporei che si sviluppano con forze opposte nei tre piani fondamentali.

La lentezza e la regolarità ritmica degli esercizi basati sull’attività funzionale, la stimolazione interna degli organi, l’atteggiamento flessibile del corpo, gli effetti dell’allenamento sui centri di equilibrio hanno rilevanza clinica soprattutto per i malati di Parkinson, svolgendo attività di prevenzione delle cadute (riducendo la probabilità di cadute rovinose), riducendo il tremore e controllando l’attività motoria. L’importante per il malato – ha concluso il professor Bellia - non è tanto il “ricordare” i movimenti o una sequenza, quanto il “fissare” i principi che stanno alla base dei movimenti fondamentali del corpo umano nello spazio in modo da renderli parte integrante (“normali”) del proprio vivere quotidiano». [MORE]

(Notizia segnalata da Raginews)