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Inghilterra: Di Canio si difende dopo le dimissioni di Miliband "Razzismo stupido e ridicolo"

LONDRA, 01 APRILE 2013- "Auguro al Sunderland AFC un futuro di successi. E' una grande istituzione che ha fatto tanto per il Nord Est e faccio tanti auguri alla squadra per le prossime sette, vitali, partite. Tuttavia, alla luce delle dichiarazioni politiche fatte in passato dal nuovo manager, penso che sia giusto lasciare”. Con queste parole apparse ieri sera sul suo sito, David Miliband, deputo laburista ed ex ministro degli Esteri, ha deciso di dimettersi dal ruolo di direttore non esecutivo del Sunderland, club che attualmente lotta per la salvezza in Premier League. La squadra è stata affidata a Paolo Di Canio, dopo l’esonero di Martin O’Neall. La scelta ha deluso, per usare un eufemismo, Miliband, fratello di Ed Miliband, leader del Labour Party.

L’ex attaccante della Lazio finisce, suo malgrado, al centro delle polemiche. Giocatore di classe e temperamento, Di Canio è finito spesso sotto i riflettori per episodi non prettamente calcistici. Nel 2005 fece ritorno in Italia e trascinò la sua Lazio (di cui è da sempre tifosissimo) alla vittoria nel derby d’andata. Le esultanze con il braccio teso in quella e altre occasioni, in particolare dopo Lazio-Juventus dello stesso anno, costarono una multa e una giornata di squalifica al giocatore. In Italia si scatenò un vespaio di polemiche. Un personaggio discusso e, secondo alcuni, discutibile. Capace, quando vestiva la maglia dello Sheffield Wednesday, di rifilare uno spintone all’arbitro mandandolo al tappeto e, durante i suoi trascorsi londinesi con il West Ham, di fermare il gioco al novantesimo minuto, nonostante la concreta possibile di realizzare il probabile goal della vittoria, per permettere di soccorrere il portiere avversario infortunato. Eccessi d’ira e fair play. Carattere sanguigno e cuore nobile. Le due anime di una figura del calcio italiano ed europeo che divide soprattutto in considerazione alle sue esternazioni di carattere politico.

Il neo allenatore del Sunderland si è così difeso attraverso un comunicato “Può darsi che sia successo qualcosa molti anni fa - il possibile riferimento al saluto romano che nel 2005 fece alla curva dei tifosi della Lazio - ma quello che contano sono i fatti. La mia vita parla per me. Ovviamente mi ferisce il tentativo delle persone di attaccare la mia dignità perché non è corretto. Ho le mie convinzioni e i miei valori e quello che mi offende di più non è il tentativo di attaccare me ma di attaccare quello che i miei genitori mi hanno dato, i valori che mi hanno insegnato e questo non è accettabile. Se qualcuno si è sentito ferito da me, mi dispiace, ma nasce tutto da una storia che viene raccontata in un modo diverso da quello che è. Non ho mai avuto problemi in passato, ho espresso un'opinione in un'intervista di tanti anni fa e alcuni stralci sono stati riportati in modo strumentale. Hanno riportato delle mie espressioni in un modo molto, molto negativo ma erano estrapolata da una lunga intervista. So che fa parte del mio lavoro parlare con la stampa ma alle volte le interviste vengono adattate allo scopo di poter fare dei titoli o degli scoop”.

Di Canio poi, nel suo stile, rincara la dose "Vogliamo parlare di razzismo? E' qualcosa di stupido, stupido e ridicolo. E la gente che mi conosce lo sa bene. In Inghilterra i miei migliori amici erano Trevor Sinclair e Chris Powell, l'allenatore del Charlton e possono dirvi tutto del mio carattere”.

Dalla parte dell’ex laziale anche la società del Sunderland, l’amministratore delegato Margaret Byrne, ha espresso la sua posizione in merito alla vicenda. "Di Canio è una persona onesta, un uomo di principi, un individuo determinato e pieno di passione. Accusarlo, come qualcuno ha fatto, di essere razzista o di avere simpatie fasciste, è un insulto non solo a lui ma all'integrità di questo club".[MORE]

Davide Scaglione