Economia
Ripresa attività economiche, discorso del Presidente Conte al Senato. Video
ROMA, 1 MAG - (Di seguito Il testo dell'intervento del Presidente al Senato della Repubblica in fondo al testo Video)
Palazzo Madama, Informativa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Senato della Repubblica sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche.
Signora Presidente, gentili senatrici e senatori,
sono nove giorni, sono trascorsi nove giorni dalla mia ultima informativa alle Camere, ritorno qui nuovamente in Parlamento, per riferire sulle iniziative assunte dal Governo in vista della ripresa delle attività economiche.
Stiamo affrontando un’emergenza, lo abbiamo detto più volte, che non ha precedenti nella storia repubblicana e che sta mettendo a dura prova anche tutte le democrazie più avanzate che in buona parte sono intaccate da questa epidemia.
Siamo costretti a riconsiderare i modelli di vita, le nostre ordinarie relazioni, a rimeditare anche i nostri valori, a ripensare il nostro modello di sviluppo, a programmare un rilancio della nostra vita sociale e economica, in tutte le sue dimensioni.
Sono giorni in cui è anche vivace il dibattito, anche critico, sulle decisioni assunte, sugli strumenti normativi con cui queste decisioni sono assunte, sin anche sulla comunicazione cui questi provvedimenti vengono comunicati appunto e diffusi.
La vivacità del dibattito rivela anche la forza e la vitalità del nostro Paese e sistema democratico e anche di equilibri e garanzie.
Nel mio intervento illustrerò, in primo luogo – seguirò questo ordine – dapprima seguirò gli indirizzi del Governo assunti in questa fase della ripresa delle attività economiche, gli obiettivi perseguiti e le ragioni che hanno indotto a compiere queste scelte ma da ultimo mi soffermerò anche sul tema della compatibilità costituzionale della scelta di affidare allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri l’adozione delle misure limitative purtroppo anche di alcune libertà fondamentali dei cittadini.
Muovo da una premessa.
Il Governo ha sempre compreso la gravità del momento e proprio per questo non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata né tantomeno solitaria.
Le misure sin qui adoperate sono il frutto di un’attenta considerazione di tutti i valori coinvolti, di un accurato bilanciamento di tutti gli interessi in gioco nella consapevolezza peraltro che quasi tutti gli interessi in gioco hanno un rango costituzionale.
Tutte le misure, inoltre, sono state adottate all’esito di un’interlocuzione ampia e condivisa, questo vale anche per l’ultimo provvedimento, con gli altri membri del Governo ovviamente, con i capi delegazione che in particolare rappresentano le forze politiche di maggioranza ma anche con il coinvolgimento delle parti sociali, e in particolare con un serrato confronto con i Rappresentanti degli enti territoriali più volte riuniti anche in una cabina di regia di cui fanno parte i delegati delle Regioni dei Comuni e delle Province a cui io stesso ho preso parte, insieme al ministro della salute, Roberto Speranza, e al ministro degli affari regionali, Francesco Boccia.
Anche il Parlamento è sempre stato costantemente e doverosamente informato, tanto più nei passaggi più delicati, come dimostra la mia presenza ma non solo la mia anche quella degli altri ministri – a più riprese qui al Senato ma anche alla Camera.
Ho anticipato sin dall’inizio, il Governo ha adottato da subito un indirizzo, di metodo e di merito, che prevede il costante confronto con gli esperti del Comitato tecnico-scientifico, in modo non da delegare le decisioni agli esperti, agli scienziati ma, cosa che è ben diversa, da porre un fondamento scientifico alle decisioni che il Governo ha di volta in volta assunte di cui ovviamente sempre e continuerà sempre ad assumersi la piena responsabilità non solo politica ma giuridica e così via.
Qualcuno potrà obiettare che lo stato della conoscenza scientifica su questo nuovo virus era lacunoso quando siamo partiti e ancora adesso non è pienamente soddisfacente. Potrà obiettare che gli scienziati stessi hanno espresso varietà di posizioni e valutazioni li abbiamo sentiti anche sugli organi di informazione.
Ma una cosa vedete è assumere a fondamento delle proprie decisioni le libere opinioni, altra cosa è invece assumere a fondamento delle proprie decisioni ricerche, studi accurati e quindi un principio di conoscenza scientifica, per quanto questa non possa dirsi ancora pienamente consolidata.
La filosofia antica, da Platone ad Aristotele, distingueva la doxa, l’opinione, la credenza, comunque la conoscenza quella percepibile con i sensi, dall’epistème, la conoscenza che invece ha saldi basi scientifiche.
È imperativo categorico per un Governo chiamato ad affrontare questa emergenza, che deve proteggere la salute e la vita stessa dei cittadini di fronte a una minaccia così concreta così letale, porre a fondamento delle proprie decisioni, non già le libere e mutevoli pur legittime opinioni che si susseguono nella pubblica opinione, bensì le raccomandazioni frutto di meditate riflessioni di qualificati esponenti del mondo scientifico.
In un recente rapporto che continua ad essere definito segreto ma segreto non è, è stato pubblicato anche ieri sui giornali e credo ormai sia passata l’ora e credo sia stato oggetto di una specifica conferenza stampa almeno così era in programma da parte del prof. Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, che lo ha illustrato quindi dettagliatamente in pubblico, in questo recente rapporto di cui si sta parlando in questi giorni del Comitato tecnico-scientifico viene stimato che la riapertura simultanea di tutte le attività economiche, delle scuole e di tutte le opportunità di socialità a partire dal 4 maggio porterebbe a un incremento esponenziale e incontrollato dei contagi.
La misura dei sacrifici compiuti dai nostri cittadini come sapete è riassumibile in quel fattore che ormai è noto a tutti “R con zero”, ovvero il tasso di diffusione dei contagi, che ad oggi è stimabile in una fascia compresa fra 0,5 e 0,7.
Se questo tasso tornasse anche di poco superiore a livello di 1 si saturerebbe l’attuale numero di terapie intensive, che è di circa 9000 posti letto, entro la fine dell’anno. Bisogna considerare però che non tutte, e questo non va trascurato, non tutte le attuali postazioni di terapie intensive potranno essere utilizzate per il COVID-19, ma dovranno essere dedicate anche ad altre patologie. Noi in questa emergenza sanitaria come mi hanno riferito personalmente tanti responsabili sanitari ci siamo concentrati molto sul coronavirus e gli stessi cittadini hanno cercato di resistere per non presentarsi al pronto soccorso ma ci sono tante altre patologie che ovviamente richiedono anche degli interventi di terapia intensiva. Questo significa che satureremo in pochi mesi la disponibilità di posti in terapia intensiva.
L’impatto sul nostro sistema sanitario quindi sarebbe notevole in questa prospettiva e ciò determinerebbe, con ogni probabilità, la necessità di invertire la tendenza alla riapertura delle attività, producendo conseguenze economiche ancora peggiori rispetto a quelle che abbiamo già e stiamo ancora sperimentando.
Ne consegue, quindi, che il principio di precauzione che questo Governo non ha inventato perché è un principio che ha saldissime basi scientifiche e anche saldissime basi giuridiche anche nell’ordinamento non solo interno ma eurounitario, il contenimento cauto e attento del contagio sono, in primo luogo, la misura giusta e necessaria per garantire la nostra salute, ma costituiscono anche - in secondo luogo - il principale strumento che abbiamo per far ripartire al meglio e in sicurezza la nostra economia senza esporci a potenziali e probabili addirittura dolorose battute di arresto in futuro.
Gli esperti ci indicano, infatti, che sono quattro i fattori principali di crescita dei contagi: a) i contatti familiari, b) i luoghi di lavoro, c) la scuola, d) le relazioni di comunità.
Per quanto riguarda i contatti familiari vi ricordo che da lì ha originato circa un quarto dei contagi e ovviamente lo Stato non ha la possibilità né abbiamo nessuna volontà di monitorare e controllare le relazioni familiari.
Abbiamo poi i luoghi di lavoro e qui sappiamo tutti che non ci possiamo permettere un lockdown prolungato perché comprometterebbe fortemente ancora più pesantemente il nostro tessuto socio produttivo. Poi abbiamo la scuola, lì abbiamo ottenuto i risultati migliori, ovviamente al prezzo di chiudere le nostre scuole e di passare alla didattica a distanza. E poi infine le relazioni di comunità, anche qui le misure di distanziamento fisico e sociale sono state molto preziose per contenere il contagio nella consapevolezza però che ovviamente non possiamo imporre queste misure restrittive a lungo.
Tale considerazione rende evidente il motivo per cui un approccio non graduale e incauto alla riapertura porterebbe a una recrudescenza del contagio e renderebbe altrettanto chiare le ragioni sottostanti alle scelte del Governo. Mantenendo costante la frequenza dei contatti familiari è evidente che se si riaprissero simultaneamente le scuole, se si garantisse il ritorno in tutti i luoghi di lavoro, se si autorizzassero senza restrizioni le relazioni sociali, anche quelle all’interno degli esercizi pubblici, ciò equivarrebbe inevitabilmente a dare impulso alla crescita dei contagi attraverso tutti e quattro i principali fattori di diffusione dell’epidemia.
Per questa ragione, la illustrerò nel dettaglio, il Governo ha operato una scelta. Ha deciso di allentare le misure che avevano determinato l’arresto di molte filiere produttive. Ha scelto di ripartire dal lavoro, ovviamente nel presupposto che siano adottate tutte le misure di sicurezza sulla base di protocolli rigorosi, che sono stati dal Governo stesso sollecitati e sono stati condivisi pienamente con le organizzazioni sindacati e con le organizzazioni datoriali e voglio ancora una volta ringraziare tutte queste organizzazioni e tutte le parti sociali perché in tutta questa fase di emergenza hanno sempre dimostrato grande responsabilità, grande spirito di sacrificio mettendo da parte anche qualche premura diciamo più latamente corporativistica e concentrandosi sul bene di tutti i cittadini.
Alla luce delle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico, la data del 4 maggio 2020 segna l’inizio di quella che è ormai nota come “fase 2”: un graduale, progressivo ritorno allo svolgimento delle attività produttive e commerciali.
È un primo passo fondamentale e necessario per tanti cittadini, per le famiglie, per i lavoratori, per gli imprenditori, affinché tutto il Paese possa incamminarsi sulla strada della riconquista di una vita quanto più possibile normale e serena, tenendo sempre bene a mente che questa nuova fase sarà una fase di convivenza con il virus e non ancora, purtroppo, di liberazione dal virus.
Siamo ancora dentro la pandemia, non ne siamo usciti.
Il nostro Paese ha combattuto duramente, dolorosamente compiendo tanti sacrifici, l’avanzata del virus. Sin dalla scoperta del primo focolaio, abbiamo via via dovuto affrontare il dolore per la perdita di più di 27.000 nostri cari, con una tendenza incrementale, che sta manifestando i primi segnali di inversione solo negli ultimi giorni, grazie alle rigide misure di contenimento sin qui adottate.
Altrettanto dura è stata la prova affrontata dai nostri operatori sanitari, a causa della drammatica pressione che la diffusione dell’epidemia ha prodotto sulle strutture ospedaliere – ricordiamo tutti le immagini - e più in generale sulla tenuta del nostro sistema sanitario nazionale.
A loro rinnovo, rinnoviamo tutti i nostri più sentiti ringraziamenti.
Se oggi la violenza dell’epidemia mostra i primi, i primi segnali di riduzione, perciò, non possiamo permettere che gli sforzi compiuti dai nostri cittadini, dai medici, dagli infermieri, dalle lavoratrici e dai lavoratori dei servizi essenziali, dalle donne e dagli uomini delle Forze armate, delle Forze dell'ordine, della Protezione Civile, da tutti coloro che hanno permesso al Paese nelle scorse settimane di sostenersi, ecco dicevo che tutti questi sforzi possano risultare vani, per imprudenze compiute in questa fase così complessa, così delicata, così sensibile.
Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica del “chiudiamo tutto” a quella dell’“apriamo tutto”, rischierebbe di compromettere in maniera irreversibile gli sforzi fatti sin qui.
E preferisco quindi dirlo qui, in quest'Aula, in Parlamento, in modo forte, chiaro, a rischio di apparire impopolare: il Governo non può, non è in condizione di assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente.
Ci piacerebbe consentire un pieno ripristino di tutte le ordinarie abitudini di vita. Ma dobbiamo avere consapevolezza che il virus sta continuando a circolare nella nostra comunità, abbiamo ancora oggi 105.000 contagiati, casi positivi accertati, senza considerare i casi di contagiati asintomatici che non accertati, che secondo ragionevoli proiezioni statistiche sarebbero molti di più.
Vorrei ricordare che questa emergenza mondiale è partita da una persona, da un primo caso in Cina, una sola persona ha contagiato il mondo intero. Potete quindi immaginare cosa accadrebbe se 105.000 casi positivi più tutti gli altri di gran numero superiore non accertati, cosa potrebbe succedere se non usassimo la massima precauzione.
Sarebbe quindi semplice - dal punto di vista del consenso - tentare la strada della riapertura totale e immediata di tutte le attività produttive e commerciali, eliminando anche tutte le restrizioni di cui i cittadini chiaramente soffrono che abbiamo sin qui applicato alle relazioni sociali e agli spostamenti, consentendo un immediato ritorno a scuola.
Questo è invece un piano che persegue esclusivamente e doverosamente - aggiungo - l’interesse generale, anche con misure impopolari, non è un programma elettorale destinato a raccogliere il consenso. E dal primo giorno ho detto che avrei messo sempre, l'abbiamo detto insieme con tutti i Ministri, avremmo sempre messo al primo posto la difesa della salute e la vita dei cittadini, che sono diritti fondamentali, sanciti dalla diritto dalla nostra Costituzione.
E d’altra parte, nessuno - fra i Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia - ha pensato di adottare una strategia di apertura simultanea e immediata di tutte le attività economiche e il ripristino di tutte le attività sociali.
La graduale riapertura delle attività produttive richiede, nei prossimi giorni, un attento monitoraggio degli andamenti epidemiologici, in base a tre fattori in particolare: il primo, il controllo giornaliero dell’andamento dell’epidemia, con il potenziamento della disponibilità dei test; il secondo, la verifica del grado di saturazione del sistema ospedaliero, non soltanto con riferimento alle terapie intensive ma anche ai posti letto in generale dedicati al Covid-19; terzo punto, la disponibilità di dispositivi di protezione individuale, gel e materiali di protezione.
La logica della sperimentazione è quella che dovremo adottare nelle prossime settimane, facendo leva sul sistema di monitoraggio complessivo della diffusione dei contagi e sulla tecnologia di contact tracing, che comprende anche la app - ormai è questione nota, io stesso ne ho già riferito - l'app Immuni e ieri sera - aggiungo - il Governo, all’esito del Consiglio dei Ministri, ha adottato un decreto-legge in cui vi sono anche norme volte a offrire copertura normativa di rango primario alle procedure di tracciamento dei contatti con funzioni di monitoraggio proprio del virus.
Il corpus di disposizioni, su cui il Parlamento sarà chiamato a intervenire in sede di conversione in legge del decreto, ha lo scopo di chiarire e rafforzare la disciplina su questo particolare trattamento dei dati, in coerenza con quanto ha precisato il Comitato europeo per la protezione dei dati personali e recependo le raccomandazioni emanate dalla Commissione europea lo scorso 16 aprile 2020.
In particolare, si prevede che il titolare del trattamento sia il Ministero della Salute e che l’attività sia limitata al tracciamento effettuato tramite l’utilizzo di un’applicazione istallata su base esclusivamente volontaria e destinata alla registrazione dei soli contatti tra soggetti che abbiano scaricato l’applicazione. È anche introdotta una disciplina puntuale - come potrete verificare - che potrà essere ulteriormente integrata dal Ministero della Salute, volta a garantire un livello di sicurezza adeguato, ben adeguato - aggiungo - ai rischi per i diritti e le libertà degli interessati. E la piattaforma che gestirà questo trattamento dovrà operare nel nostro territorio nazionale - è questo il vincolo che abbiamo posto - e dovrà - ulteriore vincolo - essere affidata solo ad amministrazioni pubbliche o a società a totale partecipazione pubblica.
L’app non raccoglierà nessun dato - aggiungo - di geolocalizzazione degli utenti. L’applicazione potrà essere quindi scaricata gratuitamente e volontariamente e utilizzerà codici che non permetteranno di risalire all’identità dell’utente.
Inoltre, nel mese di maggio - ci siamo quasi - procederemo, inizieremo a effettuare 150.000 test seriologici su un campione di cittadini la cui selezione è affidata all’Istat, e questo ci consentirà senz'altro di disporre di un quadro più chiaro sul reale impatto del Covid-19 nel nostro Paese.
Il complesso di queste e altre iniziative ci consentirà di disporre di un patrimonio informativo ben più ampio, in modo da valutare più efficacemente la diffusione dell’epidemia.
Dovremo essere pronti, se e laddove necessario, a intervenire con misure tempestive nelle zone in cui si dovesse verificare una particolare crescita dei contagi, puntando a bloccarne l’avanzata in tempo utile, eventualmente adottando nuove misure restrittive, ma ben mirate e ben circoscritte dal punto di vista geografico.
E in queste ore il Ministro della Salute sta emanando un provvedimento, è un provvedimento che è previsto dall'ultimo comma dell'articolo 2 dell'ultimo dPCM del 26 aprile, proprio al fine di specificare e definire i criteri, le soglie di allarme che consentiranno una valutazione accurata della tendenza al contagio in ciascuna area del Paese.
Ecco, questo sarà un passaggio importante - vedete - perché una volta acquisiti questi strumenti di valutazione potremo concordare con le Regioni, le Province autonome un allentamento delle misure restrittive che sia circoscritto su base territoriale, in modo da tenere conto delle Regioni dove la situazione epidemiologica appare meno critica.
In questo modo quindi potremo operare differenziazioni geografiche anche nella fase di allentamento delle misure, con riaperture delle attività basate su un piano però caratterizzato da precisi presupposti scientifici, non già rimesso a iniziative improvvide di singoli Enti locali.
Ricordo che, allo stato delle previsioni vigenti, iniziative di Regioni che comportino l’introduzione di misure meno restrittive di quelle disposte su base nazionale, non sono possibili perché in contrasto con le norme del decreto legge n. 19 del 2020.
Con il dPCM del 26 aprile 2020 abbiamo assunto essenzialmente questa importante decisione: riavviare in sicurezza il nostro sistema produttivo ed economico.
In presenza di un quadro epidemiologico ancora critico non è stata una scelta timida, tutt’altro. Questa scelta, da sola, mobiliterà 4 milioni e mezzo di italiani, che torneranno anche a spostarsi, con autobus, metro, treni, auto per recarsi sul posto di lavoro, sarà un test di fondamentale importanza per accertare la solidità e la tenuta del nostro sistema.
Certamente, la decisione assunta in questo ambito ha costretto ad essere prudenti sul fronte delle relazioni di comunità, rispetto alle quali le aperture sono state inevitabilmente più contenute, seppure non trascurabili e comunque limitate solo alle prossime due settimane, al termine delle quali avremo più chiaro il quadro sanitario conseguente alla riapertura delle filiere produttive e quindi potremo, senza azzardo e in piena consapevolezza, procedere a un più completo allentamento delle misure contenitive.
Per quanto riguarda la mobilità delle persone, dal 4 maggio ci si potrà muovere all’interno della propria Regione - oltre che per motivi di lavoro, salute e necessità - anche per andare a trovare i propri cari.
Si potrà fare attività sportiva e motoria non più solo nei pressi della propria abitazione, purché evitando assembramenti e mantenendo sempre le distanza di sicurezza.
Gli atleti di sport individuali di interesse nazionale potranno tornare ad allenarsi a porte chiuse.
E se nei prossimi giorni la curva dei contagi non dovesse crescere oltre la soglia critica prudenzialmente individuata, allenteremo ulteriormente le misure, assicurando la riapertura in sicurezza del commercio al dettaglio, della ristorazione, dei servizi alla persona, certamente nel rispetto delle regole di distanziamento fisico con le quali - dobbiamo esserne consapevoli - ci ritroveremo a convivere ancora per un certo periodo di tempo.
E guardiamo anche con apprensione al mondo dello spettacolo del teatro, della musica, del cinema. Credo che sia già concluso, era in programma questa mattina un incontro del Ministro Franceschini con una folta delegazione da questo mondo. Noi siamo disponibili a lavorare con loro perché il rilancio della cultura, dello spettacolo, del cinema, è nel nostro cuore. Non voglio parlare di tutti i settori in sofferenza ma non posso non menzionare anche il settore del turismo, che soffre e immaginiamo soffrirà ancora un po' per tutte le restrizioni che si collegano a questa pandemia. È un settore che difficilmente potrà recuperare ormai un danno che si è prodotto e che dovrà anche misurarsi prossimamente diciamo con un brusco calo del fatturato, con tante ristrettezze economiche, con tante sofferenza sociale dovremo assolutamente intervenire anche per loro.
Sappiamo quanto questa crisi stia colpendo tutte queste attività, tutti i lavoratori e le lavoratrici di questi settori. Il Governo è profondamente consapevole della necessità di consentire la riapertura degli esercizi commerciali al pubblico e dei servizi alla persona non appena l’andamento dei dati epidemiologici lo consentirà. Anche in questo caso, lavoreremo - anzi, lo stiamo già facendo, per definire accurati protocolli di sicurezza in modo da procedere al più presto per una riapertura in tutta sicurezza di queste attività commerciali e di queste attività economiche. E vedete che la sicurezza sarà la maggiore garanzia per una più efficace ripresa proprio di queste attività economiche.
La riduzione dell’intensità dell’emergenza sanitaria - e qui passo alle questioni più strettamente economiche - porta con sé l'intensificarsi anche dell'emergenza di natura economica e anche sociale.
Il Documento di economia e finanza per il 2020, approvato dal Consiglio dei ministri il 24 aprile scorso, aggiorna il quadro macroeconomico del Paese alla luce dell’impatto del Covid-19 sull’attività economica e dà la misura della gravità dello scenario che abbiamo di fronte.
La previsione ufficiale del PIL per il 2020 viene abbassata da un aumento dello 0,6% previsto nella Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre a una contrazione di ben l’8%. È una previsione che sconta, al momento, una caduta del PIL di oltre il 15% nel primo semestre e tiene conto di una possibilità di rimbalzo nella seconda metà dell’anno, seguita da una crescita del PIL del 4,7% prevista per il 2021.
Il Def stima, inoltre, uno scenario di rischio ulteriore che purtroppo non possiamo escludere allo stato, in cui l’andamento e la durata dell’epidemia sarebbero più persistenti, portando a una contrazione del PIL fino al 10,6% nel 2020 e una ripresa quindi più debole nel 2021, pari al 2,3%, con - potete immaginare - più pesanti aggravi sulla finanza pubblica.
Di fronte a questa difficile situazione, il Governo ha varato una serie di misure volte a limitare le conseguenze economiche e sociali della chiusura delle attività produttive ma non è solo un problema di chiusura delle attività produttive, è un problema del crollo ovviamente della domanda interna e addirittura anche mondiale. E ancora abbiamo anache pensato con queste misure di potenziare la capacità del nostro Sistema Sanitario Nazionale e a garantire flussi di liquidità aggiuntiva e garantita al mondo produttivo. Queste misure sono inserite nei decreti-legge cosiddetti - che ben conoscete - “Cura Italia” e “Liquidità”, sui quali ho riferito diffusamente nelle informative alle Camere del 25 e 26 marzo scorsi e del 21 aprile.
Il prolungamento della chiusura di molte attività produttive e l’esigenza di preservare quei settori dell’economia che saranno maggiormente sottoposti a vincoli operativi rendono necessaria l’adozione di ulteriori provvedimenti, anche questi assumeranno la forma di decreti-legge da sottoporre alla vostra approvazione.
Il primo decreto-legge conterrà ulteriori misure di sostegno a lavoratori, lavoratrici e imprese, per continuare ad accompagnarli in questa dura fase di transizione verso la riapertura delle attività economiche.
In primo luogo, il decreto-legge riprenderà tutti gli interventi del cosiddetto “Cura Italia”, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo. Per fare un esempio saranno prorogate, con un impegno finanziario di circa 25 miliardi, le vigenti misure di sostegno al lavoro, all’inclusione e al reddito, quali la cassa integrazione, l’indennità per il lavoro autonomo, due mensilità aggiuntive dei sussidi di disoccupazione, e gli indennizzi per colf e badanti.
Stiamo studiando anche l’introduzione di nuove forme di protezione sociale, chiaramente si sta verificando un fenomeno che temevamo si affacciano nuove forme di povertà, si acuiscono le diseguaglianze sociali . Quindi sarà necessario intervenire con nuove forme di protezione sociale con l'utilizzo di meccanismi di erogazione rapidi ed efficaci.
Non possiamo permettere che l’emergenza sanitaria ed economica possa aggravare anche l’emergenza sociale: il Governo non intende lasciare nessuno indietro, e lavorerà con ogni mezzo disponibile per raggiungere questo scopo.
Saranno confermate anche le misure per la salute, la sicurezza, per gli Enti territoriali, sarà dato ampio spazio agli interventi per la liquidità e la capitalizzazione delle imprese.
Per quanto riguarda le misure fiscali, saranno riproposte le sospensioni, le semplificazioni e le agevolazioni già disposte, e saranno inoltre rinviati alcuni adempimenti, come quelli in materia di accisa per l’istallazione dei dispositivi necessari alla trasmissione telematica dei corrispettivi, al fine di contenere l’impatto sugli operatori economici, in particolare sui più piccoli.
Ci sarà anche un significativo riconoscimento, sostegno economico per le Province più duramente colpite dalla pandemia. Saranno anche individuate nuove e specifiche cause di esclusione per l’applicazione degli indici sintetici di affidabilità, prevedendo anche modifiche ai parametri attualmente in vigore, per tenere conto degli effetti straordinari di questa pandemia.
Al fine poi di assicurare alle imprese e ai professionisti la riscossione dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche amministrazioni - è un problema questo che in Italia si trascina annosamente - noi abbiamo programmato di sbloccare 12 miliardi di euro, attraverso anticipazioni di liquidità della Cassa Depositi e Prestiti in favore di Regioni, Province, città metropolitane, Comuni e enti del Servizio Sanitario nazionale.
Tra gli interventi di supporto ai settori produttivi più colpiti dall’emergenza, è allo studio anche uno schema di finanziamento a fondo perduto per le piccole imprese, che potrà... che pensiamo di legare alla perdita di fatturato.
Per le PMI al di sopra di una certa soglia sono poi allo studio interventi volti ad assorbire parzialmente le perdite, con capitale pubblico che possa trasformarsi in sostegno a fondo perduto attraverso erogazioni di liquidità o schemi di agevolazione fiscale. Complessivamente, destineremo a questi interventi circa 15 miliardi.
Per le imprese poi medio-grandi è allo studio un intervento significativo da parte della Cassa Depositi e Prestiti, anche con previsione di un ingresso temporaneo nel capitale a fronte dell’indebitamento. Stiamo valutando, inoltre, il potenziamento del credito d’imposta per i canoni di locazione delle attività produttive e commerciali, per estenderlo anche alle categorie di pubblici servizi ad oggi non coperte dall’agevolazione.
Siamo in oltre determinati a sostenere tutti quei settori qualificanti per la competitività del Paese che, purtroppo, stanno risentendo in misura maggiore della portata globale dell’epidemia - l'ho già citato - con particolare riguardo al turismo, che rimane un comparto particolarmente esposto.
Cercheremo di favorire il turismo interno, anche attraverso forme di sostegno alle imprese turistiche ma anche, parallelamente, a un incentivo alle famiglie al di sotto di particolari soglie di reddito e con figli a carico, sotto forma di un bonus da spendere nelle strutture ricettive del Paese.
Inoltre, il Governo ha deciso di includere all’interno del decreto-legge l’eliminazione degli aumenti dell’Iva e delle accise previsti per il 2021 dalla legislazione vigente. Un aumento dell’imposizione indiretta di tale portata, infatti, neutralizzerebbe - ne siamo consapevoli tutti - gli sforzi che stiamo compiendo per ricostruire la fiducia dei consumatori, delle famiglie e delle imprese, e striderebbe quindi con la fase di difficoltà che il Paese sta attraversando. In una fase caratterizzata da un elevato grado di incertezza, l’intonazione e l'indirizzo della politica fiscale dovrà rimanere espansivo, sia pure nei limiti di una gestione oculata della finanza pubblica.
Per questo, con lo scostamento autorizzato dal Parlamento aumenteremo gli investimenti, e per favorire la loro mobilitazione stiamo lavorando a una drastica semplificazione.
Fra le molte categorie della popolazione italiana che hanno dovuto modificare sensibilmente il proprio stile di vita, a causa di queste misure di restrizione, ce n’è una che merita di ricevere dalla politica tutta l’attenzione necessaria, anche con provvedimenti dedicati.
Mi riferisco alle nostre bambine e ai nostri bambini, mi riferisco pure alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi che stanno vivendo queste settimane in casa: è una condizione che, se unita alla situazione di difficoltà economica in cui purtroppo versano diverse famiglie, rischia di amplificare ancor più le diseguaglianze sociali.
Non possiamo ignorare, ad esempio, che per molti bambini il pasto a scuola era il pasto più completo della giornata; e neppure possiamo trascurare che la necessità di ricorrere alla didattica a distanza ha evidenziato quel divario digitale. Ci sono delle famiglie in cui gli strumenti informatici per partecipare alla didattica a distanza purtroppo non ci sono e questo sappiamo che si concentra soprattutto in alcune aree del Paese.
Ecco, al contempo, se le mura domestiche sono per molti dei nostri figli un luogo di amore e di conforto, dobbiamo anche essere consapevoli che per altri possono peggiorare situazioni già a rischio, rispetto alle quali la frequenza scolastica è un potente presidio di inclusione.
Ed è per questo, che il Governo intende dedicare alle famiglie e ai minori lo spazio che meritano, la considerazione che meritano, all’interno dei prossimi provvedimenti normativi: occuparsi di loro, facendo in modo che nessuno resti indietro, significa occuparsi del futuro dell’Italia.
Sarà cruciale, infine, preparare e sostenere progetti territoriali da attivare in questa nuova fase, anche per tutelare il diritto al gioco e all’attività motoria dei nostri piccoli, senza compromettere le norme di distanziamento fisico-sociale che dovranno essere mantenute anche dopo la riapertura delle attività produttive e commerciali e l’allentamento delle restrizioni agli spostamenti.
E quindi condivido, in particolare, l’urgenza di ripensare gli spazi educativi in forma dilatata, anche tramite una nuova progettazione degli ambiti urbani e l’utilizzo, laddove possibile, degli spazi di prossimità.
Occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell’infanzia, oltre anche ai centri estivi, altre attività ludiche ed educative per i nostri i bambini.
Una specifica attenzione dovrà anche essere riservata al tema della disabilità.
Non vi sarà sfuggito che nell’ultimo Dpcm, dopo aver interloquito con varie associazioni, abbiamo disposto la riapertura dei centri diurni, o cosiddetti semiresidenziali, l’abbiamo fatto con delle cautele: chiediamo che vengano stipulati a livello territoriale dei Patti con tutti gli stakeholder in modo da garantire alle persone con disabilità e i loro familiari, agli operatori che lavorano con loro a stretto contatto, garantire la piena sicurezza.
Però qui evidentemente si tratta adesso anche con le misure economiche del nuovo provvedimento di dedicare una particolare attenzione sul piano delle risorse. Dobbiamo incrementare il fondo nazionale
Dobbiamo incrementare il Fondo nazionale per l’autosufficienza, per potenziare l’assistenza, i servizi e i progetti di vita indipendente; dobbiamo incrementare il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, per potenziare i percorsi di accompagnamento per l’uscita dal nucleo familiare di origine ovvero per la deistituzionalizzazione; e infine dobbiamo istituire un Fondo di sostegno per le strutture semi-residenziali per persone con disabilità.
La difficoltà dello scenario che abbiamo di fronte non deve impedirci di intravedere le opportunità anche di cui il nostro Paese può beneficiare, con tutta la maturità, la coesione, la creatività che tradizionalmente sappiamo esprimere e che anche in questa prova dura a stiamo esprimendo.
Ed è proprio per offrire al Paese una prospettiva più ampia, più strutturale e più ambiziosa che il Governo intende predisporre un secondo decreto-legge, subito dopo, un provvedimento per la rinascita economica e produttiva dell’Italia.
Vedete, la crisi sanitaria ha colpito il Paese, lo ha messo in ginocchio, in una posizione di fragilità. Però attenzione: noi abbiamo un sistema anchilosato, burocratizzato che già di per sé non riusciva a correre, quindi siamo a maggior ragione oggi obbligati a mettere in campo una risposta pubblica che sia in grado non soltanto di sostenere la domanda nella fase recessiva, ma anche e soprattutto a rinnovare le infrastrutture del Paese, ad aumentarne la produttività, la competitività, la capacità di produrre innovazione “verde”, innovazione digitale.
In queste settimane, tutto il Paese ha dovuto riorganizzare i tempi e stili di vita con una rapidità che non ha eguali. Penso al ricorso al lavoro agile nelle aziende e nella pubblica amministrazione, penso alla stessa didattica a distanza. Ecco, in questa fase abbiamo sperimentato, hanno aumentato in modo incredibile, delle volte anche creando momenti molto critici alle nostre infrastrutture digitali di connettività.
Sono tutti esempi che ci mostrano l’urgenza di riattivare il motore degli investimenti pubblici e privati, con l’opportunità di un’agenda pubblica in grado di predisporre un ambiente normativo ed economico quanto più favorevole ad essi, riducendo le complessità interpretative della disciplina vigente studiando meccanismi efficienti di risoluzione delle controversie.
Perciò intendiamo proseguire i lavori avviati già durante la fase di definizione dell’Agenda 2023, per conseguire una drastica semplificazione delle procedure amministrative in settori cruciali per il rilancio degli investimenti; parlo in particolare, ma non solo, degli appalti, dell’edilizia, del commercio, come pure della legislazione civile.
L’obiettivo è quello di ridurre i tempi di attraversamento delle opere pubbliche, per far sì che le risorse pubbliche stanziate si trasformino quanto prima in capitale fisico, in capitale infrastrutturale.
È un processo riformatore che ha una grande ampiezza e richiederà anche la vostra collaborazione. Nelle more della sua piena implementazione può essere considerato per un campione specifico di opere anche il ricorso a iter autorizzativi semplificati. E lo voglio dire molto chiaramente: quando ragioniamo di iter autorizzativi semplificati non dobbiamo certo pensare a controlli meno rigorosi, meno accurati, ma semplicemente più efficienti.
Un’ulteriore direttrice di azione che sarà fondamentale intraprendere, già a partire dal prossimo provvedimento, è una strategia anche di selezione degli investimenti strategici e di potenziamento della capacità progettuale del Paese.
E un grande ruolo, in questa prospettiva, può essere svolto dall’azione coordinata delle grandi aziende a controllo pubblico e dalla capacità di mettere a sistema tutte le strutture di governance che sono attualmente disponibili a livello centrale.
Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per attrarre le risorse estere e, in particolare, europee disponibili a finanziare progetti negli ambiti del Green New Deal, dell’innovazione digitale, dell’edilizia scolastica, della ricerca di base applicata nei settori, in particolare della meccanica, dell’alimentazione, della farmaceutica.
Contiamo anche di introdurre in questi prossimi provvedimenti, un intervento di complessivo potenziamento delle detrazioni fiscali a beneficio del settore dell’edilizia e della sostenibilità.
Sarà un intervento di amplissima portata perché stiamo mettendo a punto l'applicazione di un articolato meccanismo che potrà offrire a tutti i cittadini di poter procedere a interventi di riqualificazione energetica, di efficientamento antisismico, arrivando a beneficiare - pensate - di sconti pari al costo pressoché totale, se non pienamente totale, dei lavori effettuati. È uno strumento che verrà aperto a tutti, quindi immaginate che ripresa che si offrirà e che prospettiva di valorizzazione degli immobili, che sostegno di un settore - in sofferenza da anni - delle costruzioni e che chance che abbiamo di generare nuova occupazione
I provvedimenti saranno adottati in questi prossimi giorni. D’altra parte la mole degli interventi e l’ammontare delle risorse richiedono anche una attenta definizione delle misure e ovviamente il vostro intervento oculato in sede di conversione.
Dobbiamo procedere con speditezza, anche per realizzare – questo è un ultimo punto su cui richiamo la vostra attenzione - la completa “messa a terra” di quanto abbiamo già stanziato con i precedenti decreti-legge.
Dico sempre: non possiamo accontentarci di introdurre nuovi strumenti normativi, dobbiamo presidiare e monitorare sulla loro attuazione. Ed è per questo che non mi stanco di ripetere e sono convinto di potermi giovare anche del vostro prezioso aiuto - pensate tutti quanti insieme – per premere anche sul mondo bancario perché siano applicate rapidamente, speditamente, le norme che abbiamo messo loro a disposizione con le garanzie dello Stato.
I cittadini italiani meritano risposte tempestive, risposte efficaci.
Ultima questione, quella che coinvolge lo strumento sin qui adoperato del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Non mi sfugge la portata dei rilievi che sono stati mossi, con particolare riguardo agli istituti che tutti conosciamo della riserva di legge e del principio di legalità, che la nostra Costituzione pone a baluardo dei diritti fondamentali della persona.
Ritengo, tuttavia, che questi presidi di garanzia non siano stati affatto trascurati né affievoliti nella loro portata.
Innanzitutto, con la deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio scorso, è stato deliberato per la durata di sei mesi – tengo a sottolinearlo perché a volte lo dimentichiamo anche nel dibattito pubblico - lo stato di emergenza di rilievo nazionale, dal quale discendono precise conseguenze giuridiche, come prevede peraltro il Codice di protezione civile, che è una fonte di rango primario e di carattere generale, la cui legittimità è stata peraltro vagliata e filtrata positivamente dalla Corte Costituzionale, che ha ritenuto giustificata l’adozione di misure eccezionali al ricorrere di gravi emergenze, quando l’ambiente, i beni, come in questo caso la vita stessa della popolazione siano in pericolo.
A questa prima base di legittimazione, se ne è aggiunta un’altra, quella dei decreti-legge n. 6 e n. 19 del 2020. E, in particolare, il decreto-legge n. 19 ha offerto un’ampia e articolata copertura di legge, suscettibile, a mio avviso, di superare indenne ogni possibile vaglio di costituzionalità.
La copertura offerta dalla dichiarazione dello stato di emergenza da un lato e la codificazione – in particolare nel decreto-legge n. 19 - delle misure che possono essere adottate per fronteggiare l’epidemia integra in modo esaustivo, il rispetto del principio di legalità, nella consapevolezza che la fonte primaria possa disciplinare solo fino a una certa misura le risposte che l’ordinamento è chiamato a offrire per contrastare una situazione di carattere così eccezionale, che richiede inevitabilmente di preservare un certo grado di discrezionalità all’autorità amministrativa.
Tanto più questo è vero, se prestiamo attenzione a davvero autorevole dottrina, in caso di pandemia. Vedete, quella che stiamo vivendo, la pandemia, non è un fatto, un fatto puntuale come un’alluvione o un terremoto che si verificano una volta per tutte, ma è un processo che si sviluppa secondo una continua e imprevedibile evoluzione e questo impone necessariamente una maggiore tolleranza circa il grado di determinatezza delle norme primarie che legittimano la normativa secondaria.
Il diritto costituzionale - lo ricordo a me stesso - è equilibrio: equilibrio nel rapporto tra poteri, equilibrio nel bilanciamento dei diritti e delle garanzie.
Quando - come in questa stagione di emergenza - sono in gioco il diritto alla vita e il diritto alla salute dei cittadini, beni – attenzione - che oltre a vantare il carattere fondamentale, costituiscono essi stessi il presupposto per il godimento di ogni altro diritto – e ovviamente incrocia i diritti altrui, la tutela della vita altrui - le scelte per quanto “tragiche”, come direbbe Guido Calabresi, diventano addirittura obbligate.
Sono ben consapevole della responsabilità che mi sono assunto ogni volta che ho apposto la mia firma a un singolo decreto. Sapevo, ero consapevole che era destinato a produrre effetti sì incisivi nei diritti fondamentali dei cittadini.
Ogni qualvolta ho apposto questa sottoscrizione, tuttavia, ho avvertito sempre la piena consapevolezza di agire in scienza e coscienza, per la difesa di beni primari, di valore assoluto, rispetto ai quali altri diritti, pur fondamentali non possono che recedere.
Come giurista e come persona cresciuta ed educata ai valori democratici, avverto come profondamente ingiusta - se mi permettete - l’accusa di avere irragionevolmente e arbitrariamente compresso le libertà fondamentali.
Per un tempo determinato, mi auguro il più breve tempo possibile, sulla base di solidi presupposti giuridici, si è deciso di ricorrere allo strumento che, per il suo carattere di generalità, per il grado di coinvolgimento di tanti soggetti, poteva assicurare la più elevata garanzia, unita all’elasticità necessaria per potersi adattare a una situazione in rapida continua evoluzione.
Alcuni hanno avanzato l’opinione secondo cui, nell’adozione di misure così sensibili, il Parlamento non sarebbe stato adeguatamente coinvolto. È stata anche avanzata la proposta che il Parlamento possa intervenire non solo successivamente all'adozione dpcm, come già previsto, ma anche in via preventiva, eventualmente prevedendo un obbligo di trasmissione alle Camere degli schemi di decreto affinché le Commissioni parlamentari competenti entro un determinato termine possano esprimere un parere.
Pur consapevole delle prerogative del Parlamento, ricordo che le misure adottate in queste settimane sono state l’esito di decisioni ispirate non solo ai principi di proporzionalità e di massima precauzione.
L’emergenza in atto ha richiesto che a questi due fondamentali principi se ne affiancasse un altro, forse ancora più importante o cmunque non meno importante: la tempestività, condizione imprescindibile perché misure così incisive fossero realmente efficaci. E questo non vale solo per i primi decreti adottati. Si pensi alla manciata di ore che il Governo ha avuto a disposizione per istituire la prima zona rossa.
Anche l’ultimo decreto, in realtà, che pure è stato destinato a produrre effetti dal 4 maggio, non poteva che essere adottato con estrema urgenza, in modo da consentire alle imprese interessate di avviare e completare in tempo utile le procedure di sanificazione e di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, in accordo con quei severi e rigorosi protocolli che abbiamo elaborato.
In ogni caso, il Governo è sempre e rimane disponibile ad accogliere indicazioni, contributi dal Parlamento e, se del caso, anche a valutare in questa nuova fase di allentamento delle misure come interloquire più efficacemente con il Parlamento.
Concludo. Non vi sarà sfuggito che alcune aziende specializzate nei giorni scorsi hanno segnalato e registrato come il valore reputazionale dell’Italia e degli italiani all’estero sia cresciuto notevolmente.L’immagine dell’Italia, del nostro Paese, è cresciuta ed è percepita come migliore.
È merito dei cittadini, è merito dei nostri cittadini, della prova che stanno offrendo. Dobbiamo ringraziarli per i sacrifici fatti, per i comportamenti virtuosi posti in essere, per il senso civico di responsabilità che stanno dimostrando. Se siamo riusciti a piegare la curva del contagio - ci sono stati dei momenti in cui le nostre vene tremavano perché non pensavamo di riuscire ad arrestare questa curva del contagio - ebbene è merito loro.
E non ci è dato – vedete - conoscere l’indice R0, questo misterioso fattore, non sappiamo come si stabilizzerà delle prossime settimane. Purtroppo non possiamo. La scienza, gli esperti non ce lo dicono. Non è scritto da nessuna parte. Nessuno può dirlo con sicurezza.
Esso dipenderà dalla nostra capacità, dalla capacità dei nostri concittadini di continuare a vivere, anche in questa nuova fase, con pari senso di responsabilità e io sono fiducioso.
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