Inchiesta "Why Not": De Magistris sapeva di violare la legge
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Inchiesta "Why Not": De Magistris sapeva di violare la legge

mercoledì 8 ottobre, 2014

NAPOLI, 8 OTTOBRE 2014 - A due settimane dalla condanna ad un anno e tre mesi di reclusione per abuso d' ufficio, i giudici della sezione penale del tribunale di Roma, hanno fatto sapere i motivi del provvedimento nei riguardi del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e del suo consulente tecnico, Gioacchino Genchi: "Sono colpevoli oltre ogni ragionevole dubbio", si legge nella sentenza di 97 pagine emessa dal tribunale. "Hanno acquisito, elaborato e trattato illecitamente i tabulati telefonici di otto parlamentari".

Secondo l'accusa, i tabulati dei parlamentari acquisiti irregolarmente, erano quelli di Romano Prodi, Francesco Rutelli, Domenico Minniti, Antonio Gentile, Giancarlo Pittelli e Clemente Mastella.

Volevano conoscere il traffico telefonico dei parlamentari tramite l'acquisizione dei tabulati, un'attività illecita, che halargamente contradetto la Legge Boato, la quale impone l'obbligo di chiedere l'autorizzazione alla Camera di appartenenza.

Queste, dunque, le ragioni di colpevolezza mosse nei confronti di Luigi De Magistris, per cui è stato sospeso dal suo incarico da Sindaco di Napoli, e del suo consulente tecnico Gioacchino Genchi, quando erano impegnati a Catanzaro nell'inchiesta "Why Not", e di cui De Magistris era il pm.

Le motivazioni della decisione che ha portato alla sospensione del primo cittadino partenopeo sono state depositate in cancelleria e messe a disposizione delle parti.

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Rispetto all'accusa di abuso d'ufficio a parere del tribunale "risulta invero provato che gli imputati perseguirono come obiettivo primario quello d'accedere ai dati di traffico dei parlamentari coinvolti nell'indagine, noncuranti di divieti e guarentigie costituzionali, e che li acquisirono in violazione delle norme di legge e nella consapevolezza di non potersene avvalere a fini processuali".

Secondo il tribunale di Roma, l’obiettivo di De Magistris e di Genchi, "era quello di utilizzare le comunicazioni dei parlamentari, documentate dai tabulati, per incrociarne le risultanze e collegare le inferenze di traffico con le informazioni bancarie e localizzazioni, in modo tale da tracciare contatti, relazioni, movimentazioni degli onorevoli nell’ immanenza delle funzioni parlamentari esercitate, lese nella rispettiva sfera esclusiva".

 

Filomena I. Gaudioso

 (Foto: il messaggero)

 

 

 


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