Economia
Inchiesta Unipol-FonSai. I pm nel salotto buono del potere
MILANO, 6 AGOSTO 2012 - Seconda parte della nostra inchiesta sul caso Unipol-Fonsai. Dopo aver visto ieri come si è formato il sistema di potere della famiglia Ligresti oggi andiamo al cuore del problema, con gli inquirenti che entrano nel "salotto buono" del potere milanese.
Premafin, la scatola cinese. Torniamo però al vertice della piramide, alla Premafin. In realtà un vertice farlocco utilizzato esclusivamente come contenitore delle azioni delle assicurazioni Fon-Sai, presenti nel portfolio della capogruppo per una percentuale compresa tra il 36 ed il 38% delle quote societarie ma che è in testa ai Ligresti solo per il 18%, con il restante 82% in mano a piccoli azionisti che, come tali, non hanno alcun potere reale. La compagnia assicurativa possiede poi il 63% di Milano Assicurazioni, che vede nel proprio capitale azionario anche l'intervento diretto dei Ligresti con una quota di capitale sociale attestata al 12%.
Della holding fanno inoltre parte Rizzoli-Corriere della Sera (di cui Premafin possiede il 5,5% del capitale); Pirelli (5%), Gemina (4,2%), Mediobanca (3,9%), Assicurazioni Generali (1%); Montepaschi (0,4%) e Unicredit (0,3%). Premafin è poi presente in Immobiliare Lombarda e dal 2005, attraverso la Igli – di cui fanno parte anche il gruppo Benetton e i Gavio, con quote fissate ciascuno al 33,3% - di Impregilo.
Anche i ricchi piangono. Dietro a tutte queste percentuali, che fanno del gruppo Ligresti uno dei gruppi più influenti nel nostro sistema di potere politico-economico, si nasconde però il rovescio della medaglia, che per Premafin significa una montagna di debiti derivanti dalla crisi economica, che si traduce in crediti esigibili da parte delle banche, in particolare Unicredit, Banca Intesa e Mediobanca, di cui proprio Ligresti è azionista. In merito a quest'ultima, si stima che i crediti esigibili siano definibili in circa un miliardo e cinquanta milioni di euro che però, essendo subordinati, andrebbero in fumo in caso di fallimento del gruppo. [MORE]
Si capisce bene, dunque, perché sia proprio Mediobanca a tentare in tutti i modi di salvare il gruppo, con l'entrata nel gruppo Premafin-Fonsai della rossa Unipol, che con un versamento di 400 milioni sulla capogruppo Premafin detiene ora l'81% del capitale di Premafin – relegando così i Ligresti ad una quota di minoranza che ha nettamente depauperato il potere reale della famiglia – ed ha esercitato diritti sul 35% di azioni FonSai.
I pm nel salotto buono. È in questo contesto, dunque, che entra in scena Luigi Orsi, sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, al quale tocca il compito di capire se esista un patto segreto firmato da Salvatore Ligresti ed Alberto Nagel con il quale alla famiglia Ligresti una buonuscita di 45 milioni di euro più «ufficio con segretaria e vettura con autista per papà Salvatore, un pacco di soldi per Jonella, uno stipendio sicuro e sontuoso per Giulia e Paolo», come scriveva Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano qualche giorno fa. Una buonuscita che, però, farebbe automaticamente saltare l'intera operazione, in quanto la Consob ha fissato un unico “paletto”: niente trattamenti di favore per nessuno, neanche se questi si chiamano Ligresti.
Ma il patto c'è. O almeno così racconta ad Orsi Salvatore Ligresti, che lo avrebbe firmato con Nagel davanti all'avvocato Cristina Rossello, segretario del patto di sindacato di Mediobanca alla quale è affidata anche la causa di separazione di Silvio Berlusconi, del quale cura gli interessi legali insieme a Ghedini. L'avvocato consegna agli inquirenti un contratto privo di firme, ma viene “pizzicata” da Jonella Ligresti, che si presenta nel suo ufficio munita di microfono nascosto, registrando chiari riferimenti ad un contratto che invece le firme le ha, motivo per il quale l'avvocato viene interrogata per quattro ore in aggiunta alla dissociazione di Mediobanca, che precisa di non essere da lei rappresentata.
Capire se il gioco dei Ligresti sia il colpo di coda di un sistema di potere che sembra in declino o solo un modo per salvare il salvabile – magari rimanendo fermi un giro, in attesa di tornare come salvatori della patria nel prossimo crac – sarà sicuramente argomento delle chiacchiere estive nel salotto buono.
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(foto: ilsole24ore.com)
Rosy Merola e Andrea Intonti