Cronaca
Inchiesta di Gratteri. La Calabria politica e imprenditoriale smontata come un treno della Lego
Inchiesta di Gratteri. La Calabria politica e imprenditoriale smontata come un treno della Lego
CATANZARO, 20 DIC - Gratteri: "Il blitz era stato programmato per oggie intorno alle 17 dalle intercettazioni telefoniche abbiamo avuto la certezza: una persona era a conoscenza della data dell'operazione e ne dava notizia. A quel punto c'è stato il panico, abbiamo rischiato di avere centinaia di latitanti". Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha coordinato l'inchiesta 'Rinascita-Scott', racconta all'Adnkronos le fasi che hanno preceduto la maxi operazione contro la 'ndrangheta scattata all'alba di oggi e condotta dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia, che ha portato in carcere oltre 300 persone.
"La posta in gioco era molto alta - ha sottolineato Gratteri - Non c'era altro da fare, l'unica cosa era anticipare". Considerato quanto accaduto, ha aggiunto il procuratore, "è andata molto bene, se fossimo intervenuti domani non avremmo trovato nessuno".
"Il problema è stato che c'erano tremila carabinieri programmati per il giorno dopo, non era semplice riorganizzare e dire che dovevano anticipare di un giorno, anche perché in alcuni casi stavano allestendo le squadre e ancora studiando l'obiettivo", ha detto.
Gratteri ha raccontato che il boss Luigi Mancuso "stava tornando in Calabria da Milano". "I carabinieri del Gis - ha continuato - sono saliti sul treno fingendosi passeggeri, e lo hanno monitorato per centinaia di km aspettando il momento giusto. Lo hanno arrestato alla penultima fermata, quella di Lamezia Terme, poi è stato portato in caserma. Lui sarebbe sceso a Rosarno dove lo aspettavano i parenti".
Quella di oggi è una ''giornata storica che corona un sogno" e "ringrazio il comandante generale dei carabinieri per l'alto target qualitativo degli uomini che mi ha mandato in Calabria per poter pensare e poi realizzare un progetto del genere". "Sono uomini straordinari", ha concluso.
L'inchiesta di Gratteri terremota i partiti e imprenditori alla vigilia delle regionali. Colpito Oliverio e l'area forzista. Esultano i 5 stelle. Sempre più caos calabro
In carcere non finiscono solo imprenditori, professionisti e colletti bianchi. Quando manca poco più di un mese al voto, nelle oltre 15mila pagine dell’inchiesta ‘Rinascita Scott’ piombano i nomi di ex parlamentari, ex consiglieri e sindaci. Di destra e di sinistra. La Calabria ne esce stravolta. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che da tre anni lavora a questa indagine, paragona la Regione a “un treno della Lego smontato pezzo per pezzo e adesso da rimontare”. Poco dopo ecco Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, calabrese doc, che parlando con l’Huffpost inquadra così quanto è successo: “Oggi viene disarticolato un pezzo di politica che è contigua alla ’ndragheta e alla massoneria”.
In tutto le persone indagate sono 400, di cui 260 sono andate in carcere, 70 ai domiciliari, 4 destinatarie di divieto di dimora nella regione: “La più grande inchiesta dopo il maxi-processo”, dice Gratteri. In questo contesto la Regione si appresta ad andare al voto. Infatti tra una settimana scade il termine ultimo per depositare le liste in corsa alle elezioni regionali, e se il quadro era già confuso, adesso lo è ancora di più. E tutto può cambiare ancora alla luce di questa operazione. Basti pensare che a Nicola Adamo è stato inflitto il divieto di dimora in Calabria. L’ex vicepresidente della Giunta regionale e marito della deputata Pd Enza Bruno Bossio è il braccio destro del governatore uscente Mario Oliverio. Quest’ultimo intende ripresentarsi anche senza l’appoggio del Pd, che ne ha preso le distanze già nel giugno scorso puntando sull’imprenditore Pippo Callipo, il “re del tonno”.
Ora secondo alcuni rumors locali Oliverio potrebbe rinunciare alla corsa. Anche perché ai domiciliari è andato anche Luigi Incarnato, segretario regionale dei socialisti che ha fatto una lista in appoggio al governatore uscente. Anche per questo l’operazione ‘Rinascita Scott’ è un vero e proprio terremoto. Esulta il Movimento 5 Stelle con il candidato Pietro Aiello che coglio la palla al balzo per affermare che “gli arresti politici confermano il grande livello di allarme sulla gestione della cosa pubblica e l’incapacità dei partiti di garantire pulizia al loro interno”.
Accanto a capi e gregari delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese, nel vortice giudiziario scatenato dalla nuova inchiesta della Dda di Catanzaro sono finiti quindi nomi di rilievo nel panorama regionale e non solo. Come quello di Giancarlo Pittelli, avvocato molto noto anche perché tre volte parlamentare di Forza Italia nel 2001 e nel 2006 e del Pdl nel 2008. Ci sono anche dem come l’ex renzianissimo Gianluca Callipo, giovane sindaco di Pizzo Calabro e - come si è detto Luigi Incarnato - ex assessore regionale e ora commissario liquidatore della societa’ Sorical che gestisce le risorse idriche calabresi. I nomi non sono ancora finiti. Pietro Giamborino, con un passato da assessore provinciale e consigliere regionale sotto le insegne di Margherita e Pd.
L’inchiesta delinea il potere del clan Mancuso di Limbadi, che esercita la sua egemonia in ogni settore, illegale e apparentemente legale, su tutto il Vibonese, con propaggini anche nel Nord Italia e legami consolidati con Cosa nostra. Il tutto, secondo la procura guidata da Nicola Gratteri, grazie ai servigi di personaggi al di sopra di ogni sospetto, “colletti bianchi” in grado di procurarle informazioni e affari. Centrale la figura di Pittelli, uomo che, secondo gli investigatori, sfruttava la sua appartenenza alla massoneria, oltre che i suoi legami politici e professionali, per favorire gli interessi del clan Mancuso. Nel caos finisce anche il centrodestra, con Forza Italia che oggi ha annunciato la candidatura di Iole Santelli come presidente, ma che ancora non ha avuto il via libera di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni.
“Ovviamente lo scenario politico è visibilmente colpito”, ammette il sindaco Pd di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà: “Quando si verificano queste cose non si può parlare solo di questo o di quel partito”. E pensando ai prossimi giorni non può non far notare che per la prima volta si è davanti a una competizione elettorale il cui quadro non è affatto delineato. Nicola Morra intanto però avverte: “Serve un controllo severissimo. Aiutati che Dio ti aiuta, il primo che dovrà essere attento è colui che ammetterà nella sua lista soggetti che potrebbero costituire motivo di scandalo”. I prossimi giorni saranno determinanti. Il quadro politico si è sgretolato in poche ore.
Notizia segnalata da (Huffingtonpost)