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InArt - Intervista allo scultore Ezio Cicciarella

RAGUSA, 10 DICEMBRE 2013 – L’artista presentato questa settimana nella rubrica InArt è uno scultore di grande pregio, ragusano e spinto sin da piccolo da una grande curiosità nei confronti delle diversità umane e della pura arte materica. Ezio Cicciarella, nato nel Settembre del ’76, viene al mondo e cresce tra gli attrezzi del padre artigiano, per cui ben presto non potrà che cedere alle lusinghe della scultura, in cui cercherà la piena gratificazione del proprio preponderante interesse curioso. “La scultura ha illuminato la mia vita, ma esigendo dedizione assoluta, coraggio e sacrifici infiniti”, dice Cicciarella. Un dare e avere, uno scambio emotivo continuo tra la pietra e le mani abili di un artigiano, innamorato “naturalmente” della scultura.

E con estrema naturalezza l’artista si pone anche nei confronti della pietra, plasmandola e creando da essa un gioco “bambino”, un prezioso oggetto da cui, nel contemplarlo, ci si aspetta venga fuori tutta l’emotività del fanciullo che vi è racchiusa.
Da quando nel 2008 riesce con grande impegno ad aprire un laboratorio nel pieno centro di Vittoria, in cui ancora opera e lavora, entra in contatto con personaggi di grande prestigio ed arriva perfino alla Biennale di Venezia del 2011.
Lasciamo ora che sia lo stesso maestro Cicciarella a raccontare la propria arte ai lettori di Infooggi.it.[MORE] 

Un bimbo che giocava con la pietra, un piccolo scultore ignaro di portare con sé il sacro fuoco che è si è inevitabilmente appiccato anni dopo. Quando quel giocattolo è diventato "mestiere”?

"Sin da subito mi sono reso conto che quel giocattolo mi appartenesse, ancora prima di liberarlo del suo involucro, e che in maniera prorompente avrebbe segnato la mia vita, definendone il suo percorso”.

La curiosità che la contraddistingue, l’amore verso il “sapere” nel senso più generale del termine, verso le varie identità, quanto conta nella sua produzione artistica?

“Rispondere a questa domanda mi risulta difficile perché credo che le parole potrebbero sminuire quello che in realtà sento. Di certo penso che la scultura, e quindi l’arte in generale, non possano esistere senza la curiosità per tutto ciò che è ignoto. L’arte è per me il proiettarsi verso il non ancora conosciuto”.

Guardare le sue opere è come attendere l’alba, un’attesa continua di una nascita di intime emozioni. Riesce la materia a raccoglierle in sé in modo soddisfacente? E cosa sente lei ad opera compiuta, nell’ammirarla?

“Non so se si possa definire soddisfazione, so solo che dopo aver compiuto un’opera sento già la necessità impellente di iniziarne un’altra. Come se quell’impulso di relazione con la materia appena appagato, avesse bisogno di nutrirsi nuovamente”.

Pietre unite le une alle altre, in un saldo abbraccio. Un elemento così “freddo” che prende corpo e trasmette calore quasi fosse vivo. A chi vede in questo un “artificio” cosa può rispondere?

“Anche la nostra vita quotidiana potrebbe apparire come un ‘artificio’. Quindi risponderei che le emozioni trasmesse dalle mie sculture sono reali, tanto quanto le emozioni che possiamo provare, sia in positivo che in negativo, durante la nostra vita di tutti i giorni”.

www.eziocicciarella.com

Katia Portovenero