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InArt - Intervista a Silvio Vigliaturo

SANTA SEVERINA (KR), 15 GIUGNO 2013 – Il Castello Normanno di Santa Severina ospiterà fino all’8 settembre 2013 la suggestiva personale “Giudizio Universale Trasparente” – inaugurata lo scorso 8 giugno - dedicata all’artista calabrese Silvio Viagliaturo (1949), originario di Acri (CS).

La mostra, curata da Boris Brollo, presenta sculture, dipinti e una video-narrazione, un corpus di 20 opere recenti. Nelle sale del Piano Nobile del Castello campeggiano le monumentali “Amazzoni”, “Adamo ed Eva”, ed altre figure bibliche o dell’immaginario epico, fino ai “Musicisti” ed agli “Amanti”, sculture luminose che proiettano sogni iridescenti fra le storiche mura del maniero di Roberto il Guiscardo.

La ricerca del maestro del vetro Vigliaturo, sintesi originale di implicazioni mitologiche e universali, dona lo splendore della luce che si accende in una materia opaca e solida dalle infinite possibilità, modellabile in forme liquide, sinuose, che trascendono la bellezza.

 
Maestro Vigliaturo, lei è un alchimista, crea sculture con la potenza del fuoco e la fragilità del vetro: emoziona l’osservatore affrontando tematiche spesso complesse - come quelle legate all’attualità o alla politica - ed esaltando le contaminazioni culturali - in primis quelle legate alla sua terra natia, la Magna Grecia. Quali riflessioni appaiono nella mostra “Giudizio Universale Trasparente”?
“La tematica centrale della mostra, nonché uno dei temi su cui sto riflettendo e lavorando maggiormente in questo ultimo periodo, è la Trasparenza. L’utilizzo del vetro fa sì che la questione assuma una doppia valenza: la trasparenza propria della materia che compone le mie sculture diventa una metafora e un richiamo a una forma “più alta” di trasparenza, quella propria dell’animo e dell’agire umano, sia in ambito individuale che sociale. In questo senso, è particolarmente significativa la serie di sculture Esseri trasparenti. Il mio, in un certo senso, è un appello perché gli uomini assumano la trasparenza del vetro”.

La sperimentazione prosegue con la pittura. A proposito del suo legame con le Avanguardie, che ruolo hanno giocato nella sua formazione?
“Sono state fondamentali. Molti critici e curatori, approcciandosi alle mie opere, citano Picasso. È vero, i volti dei miei personaggi devono molto alla lezione del Cubismo e di Picasso in particolare, ma non c’è soltanto questo. La mia pittura ha vissuto di periodi abbastanza distinti l’uno dall’altro e ciascuno di essi ha coinciso con una differente influenza di una corrente delle avanguardie di inizio Novecento: la pittura metafisica di De Chirico, il Futurismo e il Postfuturismo, certamente il Cubismo. Più recentemente sono tornato ad approcciarmi all’astrazione, sia informale che geometrica e al Surrealismo, dando vita opere oniriche e labirintiche. Le avanguardie sono ancora oggi il nutrimento della mia arte e, nonostante sia convinto di aver raggiunto una maturità tale da poter affermare di avere un segno distinguibile, inconfondibile, sono molto fiero del fatto che esse continuino a trasparire nei miei lavori. Ancora la trasparenza”.

È ormai un artista apprezzato a livello internazionale: tra gli ultimi riconoscimenti, oltre alla nomina di ambasciatore nel mondo dell’UNICAL, nel 2006 è stato il testimonial artistico dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino, nel 2010 invece lo è stato all’Expo Shanghai, e ancora, ha partecipato alla 54esima Biennale di Venezia (Padiglione Italia), mentre quella in corso la vede protagonista di un evento parallelo - non collaterale - al Padiglione Tibet. Inoltre è da poco reduce della mostra “Contemporary Glass Art” - dell’Orlando Museum of Art, in Florida – che ha celebrato il 50° anniversario della nascita dell’America’s Studio Glass Movement. La chiave del suo successo?
“Temo che la risposta possa apparire ovvia, ma non vedo altro segreto se non quello di aver sempre lavorato con passione, umiltà e perseveranza. Tutti i riconoscimenti che ha citato mi rendono davvero molto fiero, ma dal punto di vista artistico e creativo non li vivo come dei punti di arrivo, semmai come delle conferme che la passione per il proprio lavoro e la tenacia con cui lo si affronta, prima o poi, vengono ripagate. La creatività, però, è una pulsione inconscia che non si esaurisce con i premi e le nomine, o almeno non dovrebbe. Continuerò a fare arte perché devo farlo, non posso farne a meno. Se c’è un segreto, è questo”.

Si divide egregiamente fra due mondi, il Sud e il Nord del Paese, la sua seconda patria. Nel 2006, la Città di Acri (CS) gli ha anche dedicato un museo, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri), che da allora ha trasformato in un promotore attivo dell’arte regionale, con un progetto espositivo itinerante giunto alla seconda edizione, “Young At Art”. I risultati sono quelli sperati?
“I risultati cominciano ad arrivare, sia dal punto di vista dell’apprezzamento da parte del pubblico – la cosa più importante –, che per l’attenzione che i media di settore e non rivolgono verso il museo. Sin dall’inizio, i miei collaboratori ed io siamo stati ben coscienti delle difficoltà che avrebbe incontrato il progetto del MACA: portare l’arte contemporanea in una regione del Sud Italia, la Calabria, che è ancora un po’ troppo restia ad accettare le novità, per di più, non in un grande centro, ma in una cittadina di provincia, ai piedi della Sila. Nonostante ciò, siamo riusciti a fare delle grandi cose e a realizzare delle mostre davvero importanti, che non sfigurerebbero affatto in spazi espositivi più blasonati. Il progetto Young at Art, poi, è un grande motivo di soddisfazione. Non sono tanti i musei che si prendono l’incarico di promuovere attivamente la scena artistica del proprio territorio dando spazio agli artisti giovani. Quest’anno ne abbiamo scelti 12 e, dopo la mostra del MACA che gli abbiamo dedicato, li porteremo in tournée. Ad agosto gli ritaglieremo uno spazio apposito all’interno della Biennale d’arte Contemporanea Magna Grecia, di San Demetrio Corone e, a novembre, esporremo le loro opere a Torino, in concomitanza con Artissima. In questo modo trasformiamo il museo da spazio statico a promotore attivo”.

 Mai senza…
“Una matita e un foglio di carta, perché è dalla loro comunione che nasce il segno che è il fondamento dei miei dipinti e delle mie sculture”.

 

 Immagini: su gentile concessione del MACA, locandina della mostra; “Giudizio Universale”, 2011, olio su tela, cm 150x250; “Amazzoni”, installazione; foto-ritratto del maestro Vigliaturo)[MORE]

 Domenico Carelli