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InArt - Giuseppe Mazzullo, l'uomo che il destino volle artista
MESSINA, 25 AGOSTO 2013 - Questa settimana la rubrica InArt presenta la storia di un artista siciliano scomparso, di cui quest’anno ricorre il Centenario dalla nascita, ed è oggi l’anniversario della sua morte: Giuseppe Mazzullo. Nato a Graniti, in provincia di Messina, nel lontano 1913 dal capomastro Rosario Marzullo, Giuseppe avrebbe dovuto seguire le orme del padre, se non fosse stato per un incidente che gli mise fuori uso il femore, deviando inevitabilmente il suo destino verso un’altra direzione.
Dalla sua Sicilia si spostò a Roma, dove studiò alla scuola serale di nudo dell’Accademia inglese, per poi iscriversi, nel 1930, all’Accademia di belle arti di Perugia, dove studiò disegno dall’antico e decise di cambiare il proprio cognome da Marzullo in Mazzullo. Rientrando di tanto in tanto nella sua terra natìa, si impegnava qui nello studio del disegno dal vero, realizzando in quegli anni le sue prime opere pubbliche, come i monumenti ai Caduti in guerra di Francavilla di Sicilia e di Gaggi.
Uomo di grande sensibilità artistica, aveva trasformato la sua casa romana di Via Sabazio, 34 in un vero e proprio salotto culturale, in cui trovavano respiro tutti gli artisti impegnati nella rinascita italiana post bellum. Una testimonianza diretta sulla vita di Mazzullo e le frequentazioni di alto livello della sua abitazione, ce la fornisce Giuseppe Fanfoni nell’opera “Giuseppe Mazzullo storia e etica nell’arte dello scultore siciliano di Graniti”. Fanfoni fu suo allievo nel 1959 ed è ora direttore del Centro Italo-Egiziano per il Restauro e l’Archeologia.
“Si incontravano da Mazzullo, in via Sabazio 34, Renato Guttuso, Roberto Melli, Renzo Vespignani, Giovanni Omiccioli, Domenico Purificato, ed anche Achille Perilli, Piero Dorazio, Pietro Consagra e molti altri artisti. Tra scrittori e letterati, assiduo frequentatore era Cesare Zavattini che voleva addirittura fare un giornale, appunto, “Sabazio 34”; con lui era Alfredo Orecchio, Giuseppe Ungaretti, Leonardo Sinisgalli, e, naturalmente Giorgio Petrocchi, Cesare Vivaldi, Stefano D’Arrigo, Marcello Venturoli e i molti altri che risultano anche fra coloro che hanno scritto di Mazzullo”.
Dell’artista siciliano Fanfoni ricorda bene la sensibilità di fondo e l’evoluzione stessa della sua espressione creativa:
“I primi disegni, riferibili alla originaria spontanea attività in Graniti (studio di testa del ‘29, nudo del ’30 e poi in continuità, donna seduta del ’31, mio padre del ‘32), hanno già in nuce quel carattere impressionista che sarà poi costante nelle opere successive, per le quali la critica ha concordemente fatto riferimento a Medardo Rosso. Tuttavia, mentre Rosso è impegnato a far dimenticare la materia nell’evanescenza pittorica dell’immagine, Mazzullo, proprio al di là di intenzionali ‘bravure e raccorci culturali’, esalta la materia: fuggente, in Graziella del ‘38 e decisamente grumosa e rude, in Sebastiano Carta e in Concetta del ‘45. La ricerca e la valorizzazione dell’identità della materia nella scultura e del segno nella grafica, mai esclusivamente strumentali alla figurazione che pure visualizzano, sono gli elementi conduttori dell’arte di Mazzullo”.
Giuseppe Mazzullo rientrerà in Sicilia definitivamente negli anni ’70, ed è a quel punto che realizzerà le sue ultime sculture caratterizzate dall’uso della pietra lavica e dalle notevoli dimensioni. Alcune di esse sono ancora oggi esposte alla Fondazione Mazzullo a Taormina, luogo in cui morirà il 25 agosto 1988.
Il 14 settembre prossimo avrà inizio il ricco calendario di eventi volti a celebrare il Centenario dalla nascita dell’artista, che si protrarranno fino a dicembre 2013. Tantissime le iniziative che animeranno le trecentesche sale dello splendido Palazzo Duchi di Santo Stefano, sede della Fondazione Mazzullo. Infooggi vi fornirà prossimamente il programma completo da consultare.
Katia Portovenero[MORE]