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PERUGIA, 25 GIUGNO 2014 – Uno studio condotto tra il 2011 e il 2013 dalla Fondazione Angelo Celli, presentato in data odierna a Villa Umbra, diffonde i dati di una realtà terribile: oltre 600 immigrate residenti in Umbria, tra donne e bambine, hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale. All’origine del drammatico fenomeno, motivazioni di ordine religioso, estetico o legate alla tradizione.
«Dalla ricerca – spiega il prof. Tullio Seppilli, il presidente della Fondazione Celli – risulta confermato anche per l’Umbria quanto già abbastanza noto: che molte donne provenienti dai Paesi in cui le mutilazioni genitali femminili vengono tradizionalmente praticate le considerano del tutto “normali”, ovvie e positive o comunque opportune per sé e per le proprie figlie». Pertanto, sottolinea Seppilli, si è di fronte a un «vero e proprio conflitto di valori fra differenti culture. E come tale va compreso e affrontato».[MORE]
Per Carla Casciari, la vicepresidente della giunta regionale nonché assessore alle politiche sociali, la «Regione Umbria vuole rafforzare le azioni per la tutela della salute e del benessere delle donne anche attraverso la costituzione di un Centro regionale di riferimento che funga da polo formativo, ma anche con compiti di supporto e consulenza per la mediazione socio-culturale fra le donne e i servizi del territorio».
Domenico Carelli
(Foto: eticamente.net)