Estero
La storia di Sabina: ''Ripudiata dall'Italia, ad Harvard dirigo la banca dei cervelli"
NEW YORK, 14 MARZO – ‘’Pensai che poteva essere un modo per guadagnare dei soldi continuando a studiare. Dopo aver spazzato i pavimenti, insomma, potevo andare in laboratorio e proseguire le ricerche con uno stipendio su cui contare. Non vinsi nemmeno quel posto: eravamo troppi a farne richiesta". Sabina Beretta, ora direttrice dell'Harvard Brain tissue resource center del McLean Hospital di Boston, la più grande banca dei cervelli del mondo, in Italia non ha avuto neanche l’opportunità di diventare un’operatrice scolastica.[MORE]
Questo è il racconto di una ragazza catanese, amante della filosofia, che dopo il liceo si iscrive all’Isef consapevole dei pochi sbocchi che la sua passione potrebbe offrirle: ‘’Insegnando ginnastica, pensai, avrò tempo per studiare filosofia, prendere una seconda laurea’’, ha detto la scienziata a La Repubblica. Poi l’incontro con il suo professore di fisiologia, e la scoperta del laboratorio, il suo habitat naturale, l’iscrizione a medicina e la laurea in neurologia: ‘’Fu preparando la tesi dell'ultimo anno che scoprii la mia vocazione. Il professore che insegnava fisiologia all'Isef era un docente di medicina. Entrai nel suo laboratorio dove facevano studi sul cervelletto. Capii subito che era quello che m'interessava davvero. Misi da parte lo sport e cominciai a studiare medicina a Catania.’’
La fuga verso l'America Da ricercatrice volontaria, Sabina prova, con scarsi risultati, il concorso per diventare operatore scolastico, per potersi mantenere. Rivela poi durante l’intervista anche un altro dettaglio preoccupante, anche la vincitrice del concorso era laureata come lei, ed ora è una stimata ricercatrice. ‘’Io invece ebbi fortuna – aggiunge -, vinsi una borsa del Cnr per studiare un anno all'estero. Scelsi il Mit di Boston. Andò bene: scaduta la borsa, ero stimata e mi tennero. Era il 1990 e da allora non sono più tornata".
"Proposi il mio lavoro ad Harvard: studiavo gli effetti della schizofrenia sul cervello e lì c'era la banca dati più importante del mondo. Avevo bisogno di lavorare sul tessuto umano per far progredire le mie ricerche perché fino ad allora avevo analizzato solo modelli animali. Prima ho lavorato con la direttrice del centro, poi sono diventata una ricercatrice indipendente, con budget e staff. Quando la direttrice è andata in pensione, ero quella che conosceva meglio l'archivio dei cervelli: darmi il suo posto fu la scelta più ovvia".
Appello a donare Ora Sabina, la direttrice della banca di cervelli ripudiata dall’Italia, chiede donazioni per la sua ricerca: ‘’Ora possiamo fare cose davvero straordinarie come catalogare le cellule una ad una. Grazie ai nuovi strumenti e ai nostri studi sconfiggeremo nuove malattie. Ma abbiamo poco tessuto per gli esperimenti. Aiutateci: ce ne serve di più".
Maria Azzarello
Credit: Boston Herald