Cultura e Spettacolo

In fondo al fiume di Jamaica Kincaid

Jamaica Kincaid… un nome una discussione.
Molti coloro che l’apprezzano. Altrettanti quelli che non la gradiscono.

Per questo io la consiglio. Per farvi un’opinione.

In fondo al fiume non è un romanzo, bensì una serie di piccoli racconti pubblicati sul New Yorker. Raccolti successivamente in questo volume, forma il primo libro pubblicato dalla Kincaid.
Tema predominante dell’opera è il suo rapporto con la madre e la terra di origine. La crescita della scrittrice, in continua lotta con la forte figura materna e il suo essere fragile.

La madre è una presenza costante nella realtà, nei pensieri e nei sogni. Perché realtà e sogno sembrano un tutt’uno per la capacità dell’autrice di rimanere sempre sul filo del confine tra luce e ombra, stasi e tumulto, illusione e concretezza. Questa è la caratteristica, il punto forte del libro, un turbinio di sensazioni e forte rabbia che dall’animo della protagonista giunge a toccare il lettore.[MORE]

Caratterizzato da una prosa veloce, immediata, ipnotica e visionaria il suo stile risulta unico e incandescente. Proprio per questa forte carica frenetica da molti lettori è stato criticato e considerato “caotico”.

Io consiglio solo di lasciarsi trasportare dalle parole e dalle immagini per giungere non solo nei posti caraibici descritti, ma anche nei miti e nel mondo onirico della Kincaid.

 

E cosa rimpiango? Non certo di avere la consapevolezza della morte. Perché la consapevolezza è una cosa buona; tu l’hai detto. Rimpiango solo di trovarmi impotente di fronte alla morte e a ciò che è e a ciò che sarà, di fronte alla morte la mia volontà, a cui tutto ciò che ho conosciuto si piega, si trova solo come un filo che vola via nel vento mattutino.

 

Valeria Nisticò