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GIORNATA DELLA MEMORIA - "In Darkness", una sporca dozzina di ebrei salvata dal Signore delle fogne
Non finiscono mai di amareggiare, ma nemmeno di sorprendere per infinità umanità, le micro-vicende della Shoah che vengon fuori dai recessi della Storia: come quando si mette la testa fuori da un tombino, dopo essere stati troppo a lungo nelle fogne, ed i raggi del sole bruciano, negli occhi. Dopo Europa Europa e Raccolto amaro, la regista Agnieszka Holland torna a far luce sulle tenebre della coscienza europea con In Darkness, ennesima opera necessaria, in cui allegoria e realtà si mescolano nei sotterranei di Lvov. Qui Leopold Socha, Schindler polacco Signore delle fogne, salvò tra il ’43 ed il ’44 una sporca dozzina di ebrei, non senza traccheggi ed esitazioni. [MORE]
Operaio fognario nella Polonia occupata, Socha (Robert Więckiewicz) arrotonda da ladruncolo, assistito dalla propria perfetta conoscenza dei labirinti dell'underground. Da furbetto del quartierino sottoterra, rifugia un gruppo di ebrei scampati ad un rastrellamento in cambio di laute ricompense. Così, dà da mangiare alla moglie, sana massaia che subodora la maleodorante coscienza sporca del marito, ed alla figlioletta. Ma gli ebrei sono all’asta, e Bortnik, ufficiale ucraino con l’aspetto tirato dell’amichevole segugio, gli offre l’incasso di una taglia succulenta in cambio di eventuale ritrovamento e consegna dei marchiati dalla stella di David. D’altronde, Socha conosce le fogne come le proprie (capienti) tasche. Mentre dabbasso, tra i rifiugiati, si consumano psicodrammi, tradimenti, azioni di forza e parti, lassù qualcuno comincia amarli.
In Darkness, candidato agli Oscar 2012 come migliore film straniero, non lesina amplessi, nudi, esecuzioni close-up su mancati cesarei e ratti – sia topi che “rapimenti”. Specie nelle prime battute, la paura è quella di un’opera che possa incedere nelle stucchevolezze spettacolari ed inopportune che sono sempre dietro l’angolo con film del genere. La mano, a tratti, è pesante, ma per fortuna, o meglio, per “esperienza”, la Holland riesce ad orientarsi nel buio della Storia e si contiene entro i confini di un fisiologico orrore. Così come, pur ventilando la dialettica metaforica tra buio e luce, ottenebramento ed illuminazione, la regista non fa della storia di Socha un romanzetto di formazione, né un’agiografia in pillole: il rilascio graduale della tensione è regolato con maestria, specie attraverso gli opportuni decentramenti della vicenda, che trapassa dalla rudezza progressivamente scalfita del Signore delle fogne alle beghe sotterranee di una comunità non sempre unita, per quanto disperata.
Tra riprese cunicolari a spalla, acrobazie speleologiche e, talora, perfino subacquee, In Darkness sviluppa una vicinanza sia fisica che emotiva ai propri personaggi, ma soprattutto adombra una claustrofobia della coscienza caratteristica dell’Olocausto: quella degli eventi che schiacciano, dell’impossibilità di nascondersi, così come di restare neutrali. Socha finisce per diventare a sua volta clandestino, per l’urgenza di una vicenda che ha chiamato milioni di persone ad un inevitabile schieramento, ad una scelta etica anche quando si credeva di essere semplici testimoni. La bellissima scena in cui Socha, vestito di tutto punto, diserta momentaneamente la comunione della figlia per sviare un sopralluogo nelle fogne, ed uscirne, poi, stremato – anche psicologicamente – e lordo di fango, mostra l’impossibilità di “non sporcarsi le mani” di fronte alle pressioni della Tragedia universale.
In Darkness di Agnieszka Holland è dunque un film sul pantano, sia fisico che etico, di sommersi e salvati, ma ancor di più di possibili salvatori: un’opera senza sentimentalismi, in cui il buio è un dato di “biologia della morale”, una zona d’ombra ineludibile su cui gettare uno sguardo è spaventosamente irrinunciabile.
Titolo originale: W ciemności
Interpreti: Robert Więckiewicz, Kinga Preis, Agnieszka Grochowska, Maria Schrader, Herbert Knaup, Benno Fürmann
Origine: Poland, Germany, Canada, 2011
Distribuzione: Good Films
Durata: 145’
(in foto: una scena del film)
Antonio Maiorino