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ISEO, 30 LUGLIO 2011 - E' oramai una montagna impressionante quella prodotta dalla macchina del fango che sommerge la nostra classe politica. E a volte neanche ci sono grandi distinzioni tra uomini di destra o di sinistra. Ora il vero punto di demarcazione è solo nel riconoscere i fatti, prenderne le distanze e lasciar fare il suo corso alla giustizia. Qui sta tutta la differenza tra il partito degli onesti e quello dei furbi. Nella maggioranza di governo purtroppo c'è ancora chi continua imperterrito nella ricerca di leggi ad personam o che possano proteggere e mettere al sicuro la casta dalle inchieste e dai giudici. Senza capire che o la politica riesce a rinnovarsi oppure è la fine per l'intero sistema.[MORE]
Non si può ad esempio accorciare o allungare i processi secondo le convenienze, una volta lo si vuole corto, altre volte lo si preferisce lungo. E in questo clima gli scandali si susseguono, uno dietro all'altro. Fa specie quello che vede ora coinvolto il ministro Giulio Tremonti, anche per le sue implicazioni economiche. I fatti sono seri e inquietanti, ma altrettanto lo sono le dichiarazioni e le giustificazioni del Ministro. Non è poca cosa, per un ministro della repubblica, riconoscere di sentirsi spiato, seguito e controllato, quando viveva in una caserma delle Guardia di Finanza.
Sono accuse gravi e rivolte all'intero sistema di potere berlusconiano, ad un partito degli onesti sempre più strombazzato ma sempre più smentito dai fatti. Ma tutto questo, da solo, non basta a giustificare i successivi comportamenti del ministro. Per ora comunque Tremonti non si dimette, e minimizza. Il ministro parla di leggerezze ed è comunque preoccupante il pensiero di quanto possa essere smisurato per lui il concetto di gravità. Come non capire che un ministro dell'economia che ha appena imposto agli italiani una stangata da 48 miliardi di euro, non può lasciare che gli italiani pensino abbia pagato l'affitto di casa in nero.
In tutto il resto dell'Europa ci si dimette per molto meno. Se Tremonti non vuole passare per furbo o peggio ancora per disonesto spieghi agli italiani. Ma questo da solo non basta, c'è anche altro. Restano da spiegare e giustificare le accuse rivolte a Milanese, stretto collaboratore di Tremonti, nel pilotare nomine in importanti aziende pubbliche e occorre chiarire i legami tra questo suo collaboratore ed alcuni faccendieri. Non ci si salva semplicemente parlando di leggerezza. In una democrazia vera non ci stancheremo mai di dirlo , ci si dimette per molto meno.
Ivan Zatti