Estero
Immigrazione: non c'è intesa dell'Ue sulle modifiche al piano di Dublino
LUSSEMBURGO, 5 GIUGNO – Non c’è intesa sulle modifiche al regolamento di Dublino, che gestisce le richieste d’asilo dei migranti in Europa. A Lussemburgo si sono riuniti i ministri degli Interni dei paesi dell’Unione Europea, ma duro è stato il “no” di undici paesi al compromesso proposto dalla Bulgaria.
L’Italia è stata una delle promotrici di questa opposizione insieme ai paesi del Videgrad. Gli altri che avrebbero detto di no alla riforma sono stati Spagna, Germania, Austria, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica ceca, anche se alcuni per motivi differenti da quelli nostrani. Il ministro alla migrazione svedese Helene Fritzon ha detto: "L'Europa ha bisogno di un'intesa sulla riforma di Dublino, ma con le elezioni delle destre in Europa oggi è un problema raggiungere un compromesso. C'è un clima politico più duro. Non si tratta solo dell'Italia, ma anche della Slovenia". Più duro è stato il ministro belga: "La riforma del regolamento di Dublino è morta". Theo Francken ha infatti ribadito la sua dura posizione contro i migranti provenienti dall’Africa: Mi aspetto una stretta sulla migrazione. Penso che sia positivo se l'Italia inizia rifiutare i migranti sulle proprie coste, e non li lascia più entrare in Sicilia". Francken ha auspicato anche che si trovi un modo per poter tornare a fare i respingimenti: "Dal 2012 non possiamo più farli, e finché è così, la situazione continuerà ad essere caotica. Dobbiamo rimandarli indietro. Quindi dobbiamo cercare di aggirare l'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani. La giurisdizione dovrà seguire questa linea, perché altrimenti non ci sarà più la Corte europea. Penso che alcuni non capiscano esattamente cosa sta accadendo in Europa. La gente deve lasciare le proprie torri d'avorio e guardare la realtà". [MORE]
Dal 1990, anno dell’emanazione del regolamento, questo è stato modificato varie volte, fino ad arrivare al Dublino III del 2014. Altre proposte sono state respinte negli anni successivi soprattutto dal fronte dell’Est, che si opponevano al ricollocamento dei migranti e all’imposizione dell’UE di conferire “quote di accoglienza” ai paesi del sud Europa (Italia, Grecia e Spagna) per fronteggiare il problema, soprattutto pecuniario, dei migranti. Secondo le regole attualmente in vigore, infatti, il Paese Ue su cui il migrante mette piede per la prima volta deve espletare le procedure di richiesta di asilo.
Nel frattempo Bruxelles ha previsto per la prima volta il criterio 'migranti' per l'assegnazione dei fondi Ue, in modo che vadano più risorse a quei Paesi del Sud Europa che hanno costi più alti dovuti alla gestione dei rifugiati ma anche alla loro integrazione (viene stimato circa un costo di 400 euro per migrante). Un “sussidio” che, insieme al nuovo criterio della disoccupazione, consentirebbe all'Italia di essere uno dei pochi stati membri a vedere crescere i soldi targati Ue, con ben +2,4 miliardi rispetto al 2014-2020.
Soddisfatto il neo Ministro degli Interni Matteo Salvini , che alla fine dell’incontro a Lussemburgo afferma: "è una vittoria per noi. Avevamo una posizione contraria ed altri Paesi ci sono venuti dietro, abbiamo spaccato il fronte. Significa che non è vero che non si può incidere sulle politiche europee". Già da tempo aveva annunciato che la posizione dell'Italia sarebbe stata dire "no alle nuove politiche di asilo perché lasciano soli i Paesi del Mediterraneo, Italia Spagna, Cipro e Malta".
Federico De Simone
Fonte immagine: cartadiroma