Cronaca
Immigrati: sale la tensione anche a Santa Maria Capua Vetere
SANTA MARIA CAPUA VETERE (CASERTA), 12 APRILE - Cai è un acronimo che abbiamo imparato a sentire spesso nelle ultime settimane, praticamente in tutte le edizioni dei telegiornali italiani: sta per Centro di accoglienza e identificazione.
Tuttavia gli ospiti di tali centri, gli immigrati in fuga dai loro Paesi (soprattutto Tunisia in questo periodo, ma non solo), mostrano scetticismo nel definire “accoglienza” quella che ricevono, e di sicuro non si sentono ospiti, quanto meno non graditi.[MORE]
Questi poveri esseri umani, perché di questo si tratta, di certo non di feccia criminale e violenta, come fa comodo ad alcuni dipingerli, sono quotidianamente costretti a vivere in condizioni igienico sanitarie intollerabili per un paese civile: affollati in pochi metri di spazio, con cibo rancido, posti letto di fortuna e bagni fetidi.
Impossibilitati a comunicare con l’esterno se non attraverso il poco credito rimasto nelle schede dei loro cellulari, raggiungono presto il limite di sopportazione psico-fisica: pensavano di scappare dall’inferno arrischiandosi in una traversata su un barcone fatiscente; non sapevano che ad attenderli in Italia ci sarebbe stato un nuovo inferno.
I più fortunati riescono a scappare: molti infatti erano originariamente diretti verso il Nord, magari la Francia. Non sanno che quasi sicuramente verranno bloccati alla frontiera e ricacciati indietro, a causa di una inesistente politica di mediazione europea in merito a questo gravoso assunto contemporaneo.
Chi rimane invece è costretto, talvolta, a subire anche episodi di grave e meschina intolleranza: alcuni migranti hanno raccontato di una notte di ordinaria brutalità trascorsa nel Cai di Santa Maria Capua Vetere, con lanci di lacrimogeni nel campo, violenze corporee e minacce. Per i volontari è difficile arrivare ad una ricostruzione fedele dei fatti, eppure quel che è certo è che molti tunisini (una quindicina in tutto), stanotte, sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe e Melorio in seguito a varie contusioni riportate su tutto il corpo.
L’esasperazione è evidente ed è destinata a crescere inesorabilmente finchè le condizioni di queste persone verseranno in una linea sottile e melmosa fra la vita e la morte, fra la speranza di un futuro (un qualsiasi futuro) e la realtà di un vile razzismo, ancor più becero perché mascherato da impossibilità strutturale ad “accogliere”.