Economia
Immigrati, crisi e lavoro: il caso italiano
ROMA, 08 NOVEMBRE – I primi a fare le spese della crisi sono loro: gli immigrati, che in media guadagnano ben 300 euro in meno rispetto ai colleghi italiani. Scende il loro tasso di occupazione di ben 4 punti percentuali (dal 67% al 63%), probabilmente dovuto anche alla crisi legata al settore edilizio, che li vede impegati con una presenza del 18%. Questo il dato raccolto dalla Fondazione Leone Moressa e confluito nel primo Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione. [MORE]
Ma non finisce qui, sarebbero proprio gli immigrati a rappresentare un buon terzo della nostra forza lavoro, costantemente in decrescita e soprattutto per quanto riguarda le donne. Nonostante questo vengono pagati in media 300 euro in meno rispetto ai colleghi italiani, divario che diventa anche più ampio nel sud d’Italia. Punte significative in Calabria e Basilicata, dove guadagnerebbero ben il 40% in meno, mentre il salario cresce vorticosamente se ci spostiamo in Friuli Venezia Giulia o in Lombardia.
Considerati come un vero e proprio fanalino di coda, sono ben 3 milioni le persone non nate in Italia che nel 2009 hanno dichiarato i propri redditi per oltre 40 miliardi di euro (di cui 6,3 prendono il largo verso l'estero). Quasi il 40% delle famiglie straniere vive sotto la soglia di povertà, complice anche il reddito procapite annuo, che si aggira intorno ai 12.500 euro, ben 7.000 in meno rispetto a quello italiano. Di questi il 16,4% non riuscirà ad assicurare alla propria famiglia il riscaldamento sufficiente a superare l’inverno.
Cecilia Andrea Bacci