Economia
Ilva: "Nessuna garanzia" per l'indotto di Taranto
TARANTO, 21 GENNAIO 2015 - Nonostante la mobilitazione a Roma e le rassicurazioni del Ministro Guidi, "Nessuna garanzia" appare agli imprenditori dell'indotto di Taranto che, dopo la protesta, informano con un comunicato stampa sulle motivazioni dietro la manifestazione e sulle disparità di trattamento che si verificherebbero tra gli operai Ilva e i colleghi dell'indotto.
Ieri mattina una seconda manifestazione, questa volta davanti all'Ilva fino alla Prefettura di Taranto, è stata l'occasione per rispondere anche alla Fiom nazionale, che aveva visto nell'iniziativa dell'indotto un ostacolo alle trattative per salvare il polo siderurgico di interesse strategico a livello nazionale.[MORE]
"Dipendenti di serie A e di serie B"
Con questa provocazione, il rappresentante degli imprenditori dell'indotto Cesareo ha espresso il proprio disappunto sulla vicenda. Secondo gli operatori dell'indotto, "(...) al momento non abbiamo nessuna garanzia sui pagamenti e nessuna garanzia che i fornitori di Taranto saranno inseriti fra i creditori strategici dell'Ilva. Inoltre, appena si è diffusa la notizia del passaggio dell'Ilva in amministrazione straordinaria le banche stanno procedendo a mettere a rientro i nostri associati" spiega Cesareo.
Nel frattempo, anche le sigle sindacali di Fim Fiom e Uilm locali hanno scelto di farsi sentire questa mattina: anche qui, la mobilitazione ha avuto il suo punto culminante davanti alla Prefettura di Taranto. I sindacati protestano, chiedendola modifica del decreto Salva-Ilva "(...) in parti fondamentali quali la garanzia occupazionale per tutti i lavoratori dell'Ilva e degli appalti, risorse certe per realizzare il risanamento ambientale, certezze nei tempi e nelle forme per la nascita della nuova società Ilva, quale condizione per rendere concreto il percorso, al momento virtuale, che l'intervento pubblico ha avviato".
Tamburi: partono le bonifiche
Il decreto indicava anche dei piani di bonifica del territorio: i lavori al quartiere Tamburi sono partiti proprio ieri, con i "giardini contaminati". Lo scorso anno, il sindaco aveva richiesto con un'ordinanza che i bambini non si avvicinassero a questi terreni, per evitare contaminazioni. Il progetto, finanziato dal Governo con 2 milioni di Euro, prevede la rimozione degli agenti inquinanti e il ripristino dell'intera area.
Sulla vicenda dell'Ilva continua l'iter giudiziario: nelle agenzie di stampa è apparsa la notizia che gli ex padroni dell'acciaieria, i Riva, avrebbero inviato una lettera congiunta a Matteo Renzi, Federica Guidi e Piero Gnudi, nel tentativo di evitare il fallimento e quindi tornare in possesso dello stabilimento.
Secondo i Riva, per l'Ilva potrebbe profilarsi "Uno schema d’intervento, pubblico-privato, volto a contemperare sia l’eccezionalità della situazione di Ilva spa sia i principi costituzionali di tutela della proprietà, libertà d’impresa e certezza del diritto che sono fondamentali, anche e soprattutto nella percezione internazionale, per lo sviluppo economico del nostro Paese". In questo contesto, il loro ruolo sarebbe quello di risanare l'acciaieria come interlocutore autorevole, presentando un proprio piano di sviluppo in Senato.
La proposta arriva dopo l'annuncio da parte del Governo di utilizzare per il polo siderurgico la Legge Marzano, che di fatto comporterebbe il fallimento della società e nuovi risvolti nella vicenda giudiziaria.
(Foto paralleloquarantuno.it)
Annarita Faggioni