Cronaca

Ilva, Emiliano: "Se il governo decide per la chiusura noi siamo pronti"

TARANTO, 1 GIUGNO – “Per l’Ilva mi rimetto al nuovo Governo. Se deciderà di chiudere la fabbrica noi sosterremo questo sforzo impegnandoci per salvaguardare occupazione e reddito. Se invece deciderà per la sua continuità produttiva, insisteremo sulla nostra posizione perché l’acciaieria non può continuare come ora”. Ad affermarlo è Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia ed esponente di spicco del Partito Democratico.[MORE]

Secondo il governatore, “non c’è bonifica senza blocco delle fonti inquinanti”: è fondamentale, dunque, chiudere con le emissioni. Emiliano ha poi sottolineato come il lavoro del precedente esecutivo, impegnato nel tentativo di rilanciare l’area sbloccando finanziamenti già stanziati ed erogandone di nuovi non ha contribuito a “dare una risposta a chi non ha avuto giustizia”.

Per l’ex magistrato, sono fondamentali dei “tavoli autoconvocati” dove avere un confronto tra tutte le parti coinvolte. Tavoli dai quali, a differenza del passato, nessuno dovrà essere escluso "per aver dato priorità alla difesa della salute rispetto al lavoro".

Il governatore ha quindi attaccato le lobby, accusate di “esercitare pressioni su chi governa”, mentre la comunità della città deve “pensare ad un piano alternativo per uscire da Ilva”. Lo stabilimento, infatti, per il momento produce in perdita. L’acciaio, inoltre, non è più un bene strategico, ed è quindi possibile parlare di chiusura dell’impianto. Ad ogni modo, per Emiliano rimane ancora in piedi uno scenario alquanto suggestivo: l’Ilva alimentata ad idrogeno con un minore impatto ambientale e tecnologie estremamente avanzate.

Il futuro dello stabilimento tarantino, e con esso dei suoi lavoratori, è dunque ancora incerto. La nuova coalizione di governo sembrerebbe infatti intenzionata a far chiudere i battenti all’acciaieria tarantina. Nelle ultime settimane c’era stata una ripresa delle trattative tra i sindacati ed Arcelor Mittal, che aveva messo sul piatto una proposta che avrebbe garantito 10mila assunzioni per il primo piano industriale ed 8500 per il secondo, con altri 1500 impiegati da ricollocare altrove. Proposta, questa, rispedita al mittente dalle sigle sindacali, per le quali è fondamentale tutelare i livelli occupazionali.

L’ILVA di Taranto si estende su una superficie di oltre 15 km quadrati. Dalla sua apertura, è stato per lungo tempo il polo siderurgico più importante d’Italia. Nel 2012, due perizie (una chimica ed una epidemiologica) disposte dalla Procura della città pugliese portarono alla luce l’emissione nell’aria di massicce dosi di sostanze inquinanti e dannose. Nell’arco di tempo considerato (7 anni), un totale di 11550 furono attribuiti alle emissioni dello stabilimento, insieme a circa 27mila ricoveri.

Paolo Fernandes