Cronaca
Ilva: 3 miliardi di debiti per i Riva, mentre mancano le materie prime a Taranto
TARANTO, 30 GENNAIO 2015 - Si aggrava la posizione processuale della famiglia Riva nell'ambito dell'inchiesta su presunti guadagni illeciti ottenuti con l'Ilva e trasferiti in paradisi fiscale con la costituzione di due società all'estero. Il tribunale di Milano ha dichiarato formalmente lo stato di insolvenza dei Riva, disponendo quindi un curatore fallimentare per studiare le prossime mosse.[MORE]
Il quadro politico nella vicenda Ilva
Con la prima sentenza di fallimento a Milano, l'Ilva rientra ora in forma piena nella legge Marzano, consentendo al Governo maggiori possibilità di azione grazie anche al decreto Salva-Ilva approvato in Parlamento. Secondo la legge, lo Stato può disporre fondi in favore di un'azienda di interesse strategico nazionale se sono presenti due requisiti fondamentali:
- L'accertamento dello stato di insolvenza, per cui si può ricorrere a misure straordinarie.
- Un debito non inferiore a 300 milioni di Euro (nel caso Ilva, si parla di quasi 3 miliardi di Euro).
Dal Ministero assicurano sia i fondi necessari per salvare il polo siderurgico, sia la realizzazione dei lavori di riqualificazione dell'azienda. Già nei giorni scorsi erano partite le prime bonifiche al quartiere Tamburi, partite simbolicamente dai giardini inquinati (il sindaco aveva richiesto alla cittadinanza di allontanare i bambini da quei terreni proprio l'anno prima delle bonifiche).
La prossima sentenza milanese che vede imputata per il crac finanziario la famiglia Riva si terrà il prossimo 29 Giugno: in quella sede si dovrà verificare l'ammontare del passivo e disporre un piano di rientro.
Ora a mancare sono le materie prime
Nel frattempo, a Taranto, si prosegue tra manifestazioni e disagi. In una recente intervista all'Ansa, i dirigenti Ilva avevano informato su eventuali interruzioni delle attività lavorative per mancanza di materie prime all'interno dello stabilimento. Oggi, la protesta a Taranto è partita dagli autotrasportatori, che confermano comunque l'approvvigionamento per quanto possibile.
La richiesta formale è destinata al Governo: operai e autotrasportatori chiedono di essere inseriti tra i "creditori strategici" dell'Ilva. Se le richieste fossero accettate dal Parlamento, si provvederebbe prima a pagare chi lavora e solo successivamente, al termine di un lungo iter giudiziario, i fornitori di Ilva S.p.a.
(Foto wordpress.com)
Annarita Faggioni