"La spir@le della conoscenza"

Il web come strumento di evangelizzazione

ROMA, 9 APRILE 2013 – Nell’era del digitale i moderni strumenti di comunicazione diventano anche mezzo di condivisione di passioni, esperienze, interessi, ecc. All’interno del villaggio globale, Facebook in primis diventa un vero e proprio universo parallelo dove si ha la possibilità di conoscere nuova gente e parlare di tutto: dalle gioie alle sofferenze, di informazione e approfondimento culturale e perché no, religioso. Una nuova e ulteriore forma di evangelizzazione, insomma, che integra uno strumento dell’era 2.0 con i canali tradizionali di comunicazione e che richiede un’analisi profonda sulle opportunità che offre realmente, aldilà dei sensazionalismi che fanno notizia e muoiono dopo poche ore.[MORE]

 Del resto anche i “grandi della fede” hanno usato nuovi percorsi e mezzi tecnologici e di comunicazione per diffondere il messaggio del Vangelo in tempi abbastanza recenti. Si pensi al Papa Emerito Benedetto XVI che saluta i fedeli attraverso un modernissimo “cinguettio” (Tweet) sul social network Twitter. Ma già Papa Pio XI nel febbraio del 1931 lanciava il suo primo messaggio via radio; già allora il pontefice parlava di una tecnologia messa a disposizione delle relazioni e non della mera propaganda attraverso uno strumento tecnologico che a quei tempi era la principale forma di comunicazione nelle grandi distanze. All’interno dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali del 28 febbraio 2011 è stato evidenziata la specificità degli scambi culturali che avvengono in rete: i nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinano, tra le altre cose una capacità intuitiva ed analitica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo sé stesse e la loro visione del mondo: diventano così testimoni di ciò che da senso alla loro esistenza, all’interno di un contesto culturale e filosofico, con i propri valori e il proprio linguaggio, cogliendo tutto ciò che di positivo si trova nella propria tradizione, elevandolo con la sapienza e la verità. Il contributo dei credenti sulla rete potrà essere d’aiuto per lo stesso mondo dei media, aprendo orizzonti di senso e di valore che la cultura digitale non è capace di intravedere e rappresentare.

Facebook, il social network più popolare del web, vanta ad oggi più di un miliardo di utenti attivi. Fondato nel 2004 con la missione di rendere il mondo più aperto e connesso affinché gli utenti possano esprimere e condividere ciò che è importante per loro, Fb è uno dei luoghi virtuali dove si possono trovare comunità interessate a tematiche della vita della Chiesa, gruppi dedicati alla preghiera e pagine rivolte allo scambio di esperienze e materiali tra educatori cattolici, come avviene ad esempio nel caso del gruppo “Catechista 2.0” o del gruppo “Quelli del caffè e non solo”, con la possibilità di leggere e condividere il Vangelo quotidiano e le Lodi del mattino. WhatsApp è, invece un’applicazione per smartphone e tablet che consente l’invio, per ora gratuito, di messaggi di testo ai contatti della propria rubrica telefonica. Alla fine dello scorso anno sono stati 18 miliardi i messaggi scambiati nel mondo attraverso quest’applicazione.
Quando in un gruppo le persone pensano le stesse cose, ciascuno aiuta l’altro, camminando insieme e condividendo idee e progetti. Sembra essere questo il carisma della Comunità Canto Nuovo, nata in Brasile nel 1978, che ha come fondatore il padre salesiano Jonas Abib. La comunità ha come fine quello di formare uomini e donne nuove per un mondo nuovo. La sua missione è l’evangelizzazione proprio attraverso i moderni mezzi di comunicazione: tv, radio, internet e altro ancora. Il network Canto Nuovo in brasile è sostenuto dalla fondazione Giovanni Paolo II, entità senza fini di lucro che si mantiene confidando nella Provvidenza. Al centro della sua opera sta la dignità della famiglia, “cellula madre” della società e la formazione spirituale di “uomini nuovi in un mondo nuovo”. La comunità è composta da uomini e donne, giovani e adulti, celibi e sposati, sacerdoti e diaconi e conta ad oggi più di mille membri.

Tutte queste iniziative sono sicuramente una novità, ma al contempo sono un’opportunità. Chiaramente il mondo non si salverà a colpi di clic, ma probabilmente questo utilizzo dei media servirà ad avvicinare la Chiesa alla moltitudine di internauti che vivono in simbiosi con le nuove tecnologie ed i social network. Nasce da questo concetto il superamento del modello tradizionale del pulpito e dell’assemblea che ascolta il suo pastore. È sicuramente questo il significato profondamente evangelico dei network sociali che, da luoghi di relativismo, si possono trasformare in luoghi della fede. Potrebbe essere, insomma, questo il primo passo per far “ripartire” la fede, che poi però ha bisogno di “manifestarsi in mezzo agli altri, imparando ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza”, come affermato e tanto auspicato da Papa Francesco.


Rosangela Muscetta [http://www.economia-conoscenza-itc-km.blogspot.it]