Chiesa e Società
Il virus dell’indifferenza al tempo della pandemia
«Il 20 gennaio è stato trovato morto un senzatetto nigeriano di 46 anni, di nome Ewin, la sua vicenda si aggiunge a quella di tanti altri senzatetto deceduti a Roma nelle stesse drammatiche circostanze. Ci sia di motivo quanto detto da San Gregorio Magno che dinnanzi alla morte per freddo di un mendicante non si sarebbero celebrate messe perché era come il venerdì santo. Pensiamo ad Ewin, ignorato da tutti, abbandonato anche da noi».
Con queste forti parole Papa Francesco, dopo l’Angelus di qualche domenica fa, ha denunciato l’ennesima morte dovuta al freddo di un barbone, avvenuta a due passi dal colonnato di San Pietro.
«È questo uno dei tanti esempi di come – afferma don Pino Latelli, parroco in solido del Carmine di Lamezia Terme - l’indifferenza su tutto ciò che accade, anche sulle cose più tragiche, non faccia più breccia nel cuore degli uomini ripiegato su se stesso, sul proprio egoismo e sul proprio interesse.
Soprattutto in questo periodo di incertezza per la pandemia stiamo correndo il rischio di essere travolti da altre pandemie: la mancanza di fiducia in noi stessi e negli altri, la perdita della speranza, la capacità di guardare l’altro come fratello, l’egoismo. Sembra scomparsa la generosità, l’amore verso gli altri, il chinarsi verso la sofferenza degli altri.
Siamo tentati dalla indifferenza, che ha assunto una dimensione mondiale, come singoli, come comunità e come Chiesa. Mai come oggi, in questo tempo segnato dalla pandemia, è urgente, quindi, prendere coscienza della realtà e reagire per affrontare e contrastare la “globalizzazione della indifferenza”.
Papa Francesco in diverse occasioni ha ripetuto che “dall’esperienza della pandemia tutti stiamo imparando che nessuno si salva da solo” e che la “globalizzazione della indifferenza si vince con globalizzazione della fraternità”.
Questa determinata e lungimirante riflessione del Pontefice, rivolta al mondo intero, – commenta il sacerdote – è un forte richiamo perché tutti gli uomini si impegnino a costruire una “casa comune” nella quale la corresponsabilità, la solidarietà, la fraternità e la condivisione costituiscono le fondamenta.
Lo scrittore ebreo sopravvissuto all’olocausto Elie Wiesel, premio Nobel per la pace 1986, - prosegue don Pino - nella poesia “Indifferenza” scrive: «Sono molte le atrocità nel mondo e moltissimi i pericoli, ma di una cosa sono certo: il male peggiore è l’indifferenza. Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza; il contrario della vita non è la morte, ma l’indifferenza; il contrario dell’intelligenza non è la stupidità, ma l’indifferenza. È contro di essa che bisogna combattere con tutte le proprie forze… Non arrendersi mai».
Papa Francesco più volte ha invitato a combattere contro il “sonno dell’indifferenza”. «Chi è indifferente, - sottolinea il Pontefice, - vede tutto uguale come di notte e non s’interessa di chi gli sta vicino. Quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore. Oggi questa notte sembra calata su tanti, che reclamano per sé e si disinteressano degli altri».
Per uscire dal torpore della indifferenza e per ridare il giusto senso alla nostra vita e ai rapporti con gli altri, credo fermamente – suggerisce il sacerdote, - sia necessario entrare nell’immensità dell’amore di Dio per l’umanità e per ciascun di noi. L’amore di Dio per le sue creature è senza misura, si interessa e si prende cura di noi, ci conosce e ci chiama per nome, ci segue e ci accompagna con premura paterna nelle varie vicende della vita. L’amore di Dio non potrà mai conoscere l’indifferenza! Pertanto è doveroso e bello lasciarsi contagiare dalla tenerezza e dalla bellezza del suo amore per dare, a nostra volta, amore e misericordia.
Una delle tante persone che hanno testimoniato l’amore di Dio – puntualizza don Pino - è stata Madre Teresa di Calcutta. Ci ha insegnato che, per superare l’indifferenza, bisogna vedere quello che capita, aprire il cuore e le mani per dare risposte concrete, servire Cristo soprattutto nei più poveri, nelle persone più sole e abbandonate vedendo in loro il volto sofferente di Cristo. Madre Teresa diceva che «il male più grande del mondo è l’indifferenza».
Sulla stessa scia di di Papa Francesco e di Madre Teresa di Calcutta è il pensiero del Vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci che, in occasione del Natale, ha scritto: «Adoperiamoci perché nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie ci sia sempre più accoglienza, porte aperte non solo delle nostre chiese, delle nostre case, ma soprattutto della nostra mente e del nostro cuore.
È necessario non essere tentati dall’indifferenza, dall’egoismo, dalla chiusura, dal rifiuto degli altri, avvertiti come una minaccia. Non lasciamoci tentare da uno stile di vita che pensa anzitutto al proprio benessere personale, che si rifugia dentro la preoccupazione e la paura, che ci convince a dimenticarci degli altri, in particolare, dei più fragili, dei più deboli, dei più poveri», ha concluso il Vescovo, invitando a «non lasciare che si affermi l’orizzonte di un pensiero unico in cui prevale l’indifferenza».
«Sono convinto – aggiunge don Pino a quanto sostenuto dal Vescovo– che un primo modo per favorire il passaggio da una società sempre più egoista e individualista, che pensa solo ai propri interessi, ad una società in cui si possano affermare valori come la fraternità, la condivisione, la solidarietà, possa essere la promozione di scuole di formazione sociale e politica o iniziative per far conoscere la Dottrina sociale della Chiesa, che è parte integrante della evangelizzazione».
È necessario pertanto - sostiene don Pino Latelli - che ci impegniamo a fermare il dilagare del virus dell'indifferenza evitando di farci vincere dalla freddezza del cuore e dal disinteresse. Per noi cristiani che seguiamo le orme di Cristo, peraltro, “stare attenti agli altri”, “prendersi cura degli altri” dovrebbe essere il nostro stile e la norma della nostra vita. Perciò non dobbiamo fare altro che accogliere e mettere in pratica la Parola del Vangelo e annunciare con la nostra vita il Vangelo, la carità di Dio in Cristo.
Ritroviamo, dunque, - conclude il parroco - la voglia di amare, di compassione, di misericordia e ritorniamo a compiere gesti di tenerezza verso gli altri a cominciare dai tanti poveri e soli che vivono accanto a noi».
Lina Latelli Nucifero
Foto Don Pino Latelli