Cultura e Spettacolo

" Il violino nero" di Maxence Fermine

Già in passato ho avuto modo di presentarvi un autore che mi sta conquistando sempre più con le sue opere al limite della poesia. Mi riferisco a Maxence Fermine ed oggi vi parlerò de “Il violino nero”.[MORE]

Johannes Karelsky scopre l’arte del violino a soli cinque anni, grazie ad un violinista di strada. Innamorato di quei suoni decide di studiare musica. Ma nessun maestro si permetterà di dargli lezioni se non per un breve periodo perché Johannes sa già tutto, la musica è dentro di sé, il violino non è che estensione del proprio essere e manifestazione della sua anima. Il piccolo genio della musica inizia, così, una serie di concerti che lo porteranno in tutto il mondo, accompagnato da sua madre. Ma proprio con la morte di quest’ultima Johannes subisce un turbamento che lo spinge a ritirarsi dalle scene e dedicarsi alla composizione di una sua opera. Viene chiamato alle armi nelle truppe francesi di Napoleone, ferito in guerra rimane nel presidio d’occupazione a Venezia dove conosce Erasmus, liutaio eccellente che conserva un grande dolore legato al suo più brillante capolavoro appeso ad un muro: un violino nero. Tra i due spiriti musicisti nasce una profonda e sincera amicizia, rafforzata da quel canto che li accomuna: una voce di donna che, per Erasmus fu la musa del suo violino, e per Johannes sarà la chiave della sua opera.

Insieme a “Neve” e “L’apicoltore” costituisce la Trilogia dei colori.
Delicato e commuovente, Il violino nero ti trasporta tra note malinconiche e sogni eterei su una piccola nuvola leggera fatta di pentagrammi e sospiri.

 

Valeria Nisticò