Fantasticherie del cuore
Il vero Umanesimo
Viviamo un periodo storico particolare, in cui a più voci si reclama un nuovo Umanesimo. Lo farà la Chiesa prossimamente con l’incontro di Firenze; lo invoca ogni giorno chi si accorge che la società è ormai senza cuore e senza anima. In un incontro di catechesi è stato sottolineato come il vero Umanesimo è sempre frutto di un uomo vero. Quest’ultimo è colui che in ogni circostanza, dinnanzi ad eventi generali e particolari, svolge il suo compito secondo le sue reali possibilità. Due esempi del vangelo sono emblematici ancora oggi. Chi non ricorda il Buon Samaritano che si ferma davanti ad un uomo in seria difficoltà, per offrirgli la sua umanità? [MORE]
Lo porta con se; lo lascia in una locanda; lo fa ristorare e lo affida alla cura dell’albergatore. Può farlo; ha la possibilità economica e quindi compie un atto tangibile di Umanesimo autentico. Così Giuseppe di Arimatea. Gesù viene deposto dalla croce. Non ha un sepolto. Giuseppe se ne fa carico. Da persona influente, nella società di allora, chiede a Pilato il permesso di poter seppellire il corpo del Messia in un sepolcro nuovo di sua proprietà. L’azione di quest’uomo è piena di Umanesimo, perché offre una degna sepoltura al figlio dell’Uomo. Lui può farlo. Ha la forza sociale per chiedere l’autorizzazione e soprattutto ha la facoltà economica di disporre di un sepolcro ancora intatto.
Poteva non farlo, ma lo fa! Il suo cuore è pieno di amore per il prossimo. La prima regola per ravvisare nell’altro una opera di vero umanesimo, sta nel vedere compiere una azione rivolta verso chiunque si trovi in difficoltà, secondo le proprie reali disponibilità, senza nascondersi dietro un pietismo di facciata. C’è chi può agire su un certo fronte e chi può solo concedere di sé una piccola cosa, ma il valore dell’azione non cambia se svolta nel pieno di quanto si possiede e di ciò che si rappresenta. Il ruolo, non solo i soldi, fa la differenza. Non si può pretendere che tutti facciano la stesse cose.
La professione; il ruolo istituzionale; il tipo di lavoro; i carismi posseduti; la formazione raggiunta; la posizione sociale, religiosa, laica, offrono dimensioni in cui ognuno deve agire all’interno di alcuni confini. Il Papa, il vescovo, il sacerdote, il diacono, il laico impegnato, ad esempio, hanno ruoli e dimensioni diverse all’interno della vita della Chiesa. La loro azione volta a compiere gesti di rinascita dell’uomo è strettamente legata alla profondità del ministero rappresentato. Così in famiglia, nelle istituzioni, nelle relazioni sociali, nelle adesioni a gruppi, associazioni, movimenti. Quando però si pretende che ognuno faccia quello che fa l’altro, al di là delle proprie reali possibilità o diverse funzioni, si rischia di falsificare ogni azione quotidiana, rischiando di rallentare l’avvio di un vero Umanesimo.
Egidio Chiarella
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