Parola e Fede

Il vero linguaggio di un logopedista

Oggi la rubrica ospita la testimonianza di Elena Verzì, giovane studentessa di logopedia.

 “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. Così esordisce il primo capitolo del Vangelo dell’apostolo Giovanni; non è, questo, un semplice collegamento sul significato etimologico della logopedia (dal greco logos che significa parola), ma un concetto strettamente inserito nella professione del logopedista: quest’ultima, infatti, significa prendersi cura dell’altro, è vita, è Amore.[MORE]

La figura del logopedista va compresa nei suoi aspetti più profondi. Dietro quel camice bianco si dovrebbe celare come una sorta di angelo custode, capace di prendersi cura di tutti coloro che ne abbiano bisogno, dall’infanzia fino all’età geriatrica; una persona capace di osservare le manchevolezze umane senza giudicarle, ma sostenendo e incoraggiando a utilizzare i propri punti di forza, paragonabili ai doni che il Signore ha riposto nel nostro cuore. In questo lavoro, come in tutti gli altri, bisogna mostrare una dedizione che va oltre l’interesse economico, oltre l’agenda ricca di appuntamenti e visite da fare, come se i piccoli o grandi pazienti fossero solo dei numeri. Non è così: ogni paziente è il “prossimo” di cui parla il Vangelo, bisognoso del nostro aiuto, del forte che sostiene il più debole.

Ogni individuo, inoltre, è unico, va compreso nella sua interezza, con i suoi aspetti volubili e le sue qualità; è necessario accogliere sempre l’altro con il sorriso e non smettere mai d'infondere sicurezza. Il nostro ambito, infatti, è la comunicazione verbale e non verbale, fatta di parole e gesti che incorniciano e reggono le relazioni del nostro quotidiano. Educare e rieducare, abilitare e riabilitare i pazienti a divenire indipendenti, autonomi, una volta che abbiano appreso l’abilità perduta o mai acquisita. Il nostro campo professionale non può ridursi solo alla parola umana; esso deve riferirsi al Verbo di Dio, Cristo Signore, Colui che dà parole di vita eterna.

Con il linguaggio possiamo lodare il Signore, ma è con i gesti, con le nostre opere, che rendiamo concreto l’essere cristiani. Pertanto, cerco di svolgere ogni attività in Sua funzione e, prima di andare a tirocinio per osservare le terapie logopediche, chiedo che Egli mi illumini, affinché mi renda in grado di divenire un Suo piccolo funzionario, un testimone del suo amore e affinché metta sotto il Suo manto chi incontro nel mio cammino formativo.

Donare: questa è la formula per fare bene il proprio lavoro, cercando una identità con la nostra vera natura di fedeli, di cristiani. Occorre offrire se stessi e le proprie conoscenze, senza mai chiedere nulla in cambio, per arricchire l’altro, perché la più grande soddisfazione è poter vedere negli occhi dei pazienti la felicità di essere stati restituiti come “a nuova vita”.

Elena Verzì

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica parolaefede@infooggi.it. Si cercherà di fornire a tutti una risposta.