Il trapper Shiva condannato a 6 anni e mezzo a Milano
Cronaca Lombardia Milano

Il trapper Shiva condannato a 6 anni e mezzo a Milano

giovedì 11 luglio, 2024

MILANO, LUG - Il trapper Shiva, all'anagrafe Andrea Arrigoni, è stato condannato oggi a 6 anni e mezzo per la sparatoria avvenuta davanti al suo studio di registrazione a Settimo Milanese, in cui erano rimasti feriti due membri della crew del rapper Rondo Da Sosa. La sentenza è stata emessa dai giudici dell'ottava sezione penale del Tribunale di Milano al termine del processo con rito abbreviato.

I dettagli del processo

A Shiva è stata riconosciuta l'attenuante del risarcimento del danno alle presunte vittime, mentre sono state escluse quelle della provocazione e le generiche. I difensori Daniele Barelli e Marco Campora, che avevano chiesto l'assoluzione, sostenendo che l'artista "non avrebbe fatto altro che difendersi" dalle aggressioni dei rivali, hanno già annunciato che presenteranno ricorso. "Rispettiamo, come sempre, la sentenza - ha detto Barelli -, ma siamo convinti di tutto quello che abbiamo sostenuto fin dall'inizio e ci aspettiamo risposte".

Le accuse

Shiva è accusato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione della pistola, mai trovata. "Abbiamo sempre sostenuto che non sussiste affatto il delitto di tentato omicidio - ha aggiunto il legale Campora -, abbiamo dimostrato con una consulenza balistica che tutti i colpi sono stati sparati verso il basso. Impugneremo, consapevoli che giudici di grado superiore potranno avere una visione diversa e derubricare il reato".

La condanna

Il pm Daniela Bartolucci, che ha coordinato le indagini, aveva chiesto la condanna a 7 anni. Arrestato lo scorso ottobre, il trapper si trova agli arresti domiciliari dopo essere stato scarcerato a fine febbraio. I suoi avvocati hanno anche fatto sapere che presenteranno un'istanza di revoca della misura cautelare.

Il futuro

I difensori di Shiva continuano a sostenere la sua innocenza e sono determinati a portare avanti la battaglia legale in appello, confidando in una revisione della sentenza da parte dei giudici di grado superiore.


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