Fantasticherie del cuore
Il Tempio per l’uomo nuovo e non viceversa!
Siamo ormai entrati nel clima del Natale. Il mistero e la verità di questa ricorrenza storica, più straordinaria al mondo, si veste inevitabilmente in ogni contesto dalla predisposizione personale di ognuno di noi. Non starò qui a conquistare dei clic delegittimando la società dei consumi o fare graduatorie di merito tra le classi sociali per vicinanza vera o meno al messaggio cristiano del natale! La realtà che abbiamo davanti è chiara e incontrovertibile. I guasti si vedono; le luci, quando ci sono, pure; la corsa ad una verità personale o di gruppo è in ascesa. Di sicuro non vuole essere il sottoscritto il narratore di un’epoca in cui i valori universali si quantificano spesso dal C/C o dalla posizione pubblica mantenuta. Un quadro sbiadito che predilige l’apatia spirituale. Le sue sfumature non sono altro che molteplici tentazioni ed è purtroppo sempre davanti a noi, non si può non vederlo!
Se ormai piace la politica degli annunci e delle apparenze; se l’identità cristiana perde quota in ogni azione sociale e personale; se Cristo stesso, nella grotta e sulla croce, viene oggi nella sua sostanza evitato, respinto, escluso, come con i farisei; come si può pensare che crescano la pace e il benessere sociale del pianeta? Come può fiorire la dimensione interiore dell’uomo, se non c’è più il Tempio come mezzo e non come fine? Il teologo in proposito cita il secondo libro del Maccabei in cui si esplicita che “il tempio è stato scelto per servire il popolo, non il popolo per il tempio. Il tempio è il mezzo, il popolo è il fine. Se il fine non esiste più, neanche il mezzo ha ragione d’esistere. A che serve un tempio ad un popolo non di Dio? Lo si abbatte così tutti sapranno che non è più di Dio”.
Si viaggia ormai verso la distruzione del Tempio più grande, quello di Cristo, perché i poteri economici e politici del mondo possano calibrare il colpo mortale da dare al pensiero cristiano, garantendo un pensiero unico e confezionato a tavolino, pronto a stordire l’essere umano. In proposito tuona ancora nella verità e nel frastuono attuale la parola del teologo: “La decisione di distruggere Cristo è la stessa presa dai Giudei. Essi non erano più di Dio. Si doveva togliere di mezzo Colui che gli ricordava il vero Dio. Oggi il mondo non vuole avere più relazioni con il vero Dio, si deve togliere di mezzo Colui che ricorda il vero Dio. Togliendo Cristo dalla storia, ognuno può adorare il suo Dio. Si ignora però che solo Cristo porta in sé il solo Dio vivo e vero. Tolto Cristo, ognuno adora l’idolo fabbricato dalla sua mente e dal suo cuore. Triste realtà cristiana!”.
Se questo è vero, come purtroppo lo è, diventa evidente per molti vivere la Nascita di Gesù come un evento secondario. Prima l’albero; la tavola; l’auto; il cappotto con il visone; il cotechino; i dolci; lo spumante, i regali, le luci artificiali… Resta assai indietro così una ricorrenza storica che, dopo aver rivoluzionato il mondo, rimane comunque la sola a poter rifondare l’essere umano moderno. La gente disdegna le regole ontologiche-oggettive e in modo sconvolgente, ma del tutto riscontrabile, opta decisa per il sentimentalismo colorato, luccicante, solidale, religioso, politico, sociale, economico, al posto di una conversione permanente. È da quest’ultima, radicata nella Parola, che si materializza la certezza del vero amore e risorgono le nostre comunità. Solo questo “Amore” è la giusta forza incontenibile che supera e qualifica le ordinarie conciliazioni umane prima elencate e mette al centro non il Tempio, ma l’uomo nuovo.
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