Politica
Il Senato vota la fiducia, il Jobs act è legge
ROMA, 3 DICEMBRE 2014 - Con 166 sì, 112 no e un astenuto, il Senato ha votato la fiducia al provvedimento che riforma il mercato del lavoro, posta in mattinata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Il Jobs act è dunque legge. Il provvedimento è stato approvato senza modifiche nel testo tornato in terza lettura dalla Camera.
D’ora in poi, secondo quanto stabilito nel provvedimento, il governo sarà ufficialmente delegato alla riforma delle tipologie contrattuali, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. A disciplinare le norme nel dettaglio saranno, quindi, i decreti delegati. [MORE]
La novità più importante, quella che più aveva infiammato il dibattito nei mesi scorsi, è la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e, dunque, la nascita del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i neoassunti e la revisione della disciplina dei licenziamenti, che prevede un indennizzo misurato in base all’anzianità di servizio invece della reintegra nei casi di licenziamenti illegittimi per motivi economici. Quest’ultima permarrà nel caso di licenziamenti nulli e discriminatori e in alcune fattispecie di licenziamento disciplinare.
Tra le altre novità introdotte dal provvedimento: lo sfoltimento delle tipologie contrattuali, a partire dai co.co.pro., e il Codice semplificato del lavoro, nonché l’introduzione della cosiddetta flexsecurity con le riforme degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive per “guidare” chi ha perso il lavoro verso una nuova occupazione.
Entusiasta il premier Matteo Renzi che su Twitter ha scritto: « Il Jobs Act diventa legge. L’Italia cambia davvero. Questa è #lavoltabuona. E noi andiamo avanti».
Soddisfatto anche il ministro del Lavoro Poletti secondo il quale la legge delega accontenta un po’ tutti: «Nella delega sono previsti interventi per ridurre le forme contrattuali, eliminando quelle più precarizzanti; ridefinire il sistema degli ammortizzatori sociali e renderli universali; rafforzare le politiche attive per il lavoro; semplificare la costituzione e la gestione dei rapporti di lavoro; rafforzare la strumentazione di sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro». Per il ministro ciò «conferma la volontà di rendere il mercato del lavoro più chiaro, semplice ed efficiente ed accrescerne, nel contempo, il tasso di equità e di inclusività, soprattutto a vantaggio dei giovani»
(ilsole24ore.com)
Non sono però mancate le reazioni negative. Tra queste quella di Nichi Vendola che ha affermato: «Smantellano civiltà dei diritti del lavoro e lo chiamano Jobs Act».
[fonte immagine: corriere.it]
Antonella Sica