Cronaca
Il rovescio della medaglia della lotta alla mafia: il flop del recupero dei beni confiscati
PALERMO, 13 DICEMBRE 2011 – Nei giorni scorsi, lo abbiamo abbondantemente visto in televisione e letto sui giornali, un grande colpo è stato segnato nella lotta alla criminalità organizzata. Dopo sedici anni di latitanza, infatti, il boss Michele Zagaria è stato arrestato nella propria abitazione (qui l'articolo del nostro Nicola Capolupo). All'ombra degli arresti, però, esiste un fenomeno che sotto i riflettori arriva in realtà molto poco: la gestione dei beni confiscati. Che con la crisi diventa sempre più difficile.[MORE]
«Vendiamo all'asta le tante proprietà inutilizzate confiscate ai mafiosi. Se poi se le ricomprano loro vuol dire che gliele confischeremo di nuovo». A parlare in questo modo non è un politico più o meno vicino ai clan, ma Umberto Postiglione, che di professione fa il prefetto a Palermo. Un'uscita – destinata a suscitare polemiche – che lo stesso prefetto spiega in questi termini: «In un momento di crisi come questo, è difficile sostenere le tante associazioni che, pur svolgendo azioni meritorie, lo fanno a carico delle risorse pubbliche e delle amministrazioni locali. Stando alle stime fornite dall'ex ministro Maroni, il valore totale dei beni confiscati in Italia è di 33 miliardi di euro, pur ammettendo un valore reale commerciale più basso del trenta o quaranta per cento, è una cifra consistente che potrebbe fare comodo, specie in un momento nel quale mancano tante risorse finanziarie».
Quello della vendita dei beni confiscati, lo sappiamo, è uno dei punti critici nel rapporto tra l'antimafia sociale e quella mediatica, dato che una proposta del genere significa – come evidenzia lo stesso Postiglione – rivendere proprio ai mafiosi quei beni, annullando così ogni passo in avanti fatto con gli arresti (dai quali, però, andrebbe tolto tutto il peso “mediatico”, ma questa è un'altra storia). Il problema – della crisi e della gestione di questi beni – comunque, c'è ed è evidente. Il prefetto allora pone all'attenzione un'altra opportunità: «Un'altra proposta sarebbe quella di raggruppare in lotti alcuni beni confiscati da affidare, attraverso delle gare pubbliche, a società immobiliari riconosciute e certificate per vendere migliaia di proprietà inutilizzate e inutilizzabili».
«La riflessione che spesso si fa è che se si mettono in vendita questi immobili li ricomprano i mafiosi» - ha concluso il prefetto - «Io faccio una riflessione, noi i mafiosi li conosciamo ormai, possono mettere i prestanome ma prima o poi si scoprono ed i beni li confischiamo un'altra volta e li rimettiamo sul mercato». Al di là del vortice senza fine “acquisto-sequestro” che questo comporterebbe, capire cosa succede in quel “prima o poi” è forse il primo passo da chiarire.
Andrea Intonti