Il rimorchiatore Mare Jonio nel Mediterraneo per salvare i migranti in Libia
Cronaca Sicilia Siracusa

Il rimorchiatore Mare Jonio nel Mediterraneo per salvare i migranti in Libia

giovedì 4 ottobre, 2018

SIRACUSA, 4 OTTOBRE- La nave Mare Jonio, ha lasciato stamattina alle 5,45 il porto di Augusta in Sicilia, è ora in acque internazionali di fronte alla Libia.

E’ salpata con l’intento annunciato di salvare i migranti al largo della costa libica, l’imbarcazione con capitano italiano, ha a bordo cinque marittimi italiani e uno spagnolo, ma anche attivisti della sinistra italiana. Ci sono anche il deputato di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto e la scrittrice Elena Stancanelli.

La ‘Mare Jonio’, è un rimorchiatore lungo 37 metri (rispetto ai 77 metri dell’l'Aquarius), non è progettato per salvare e convogliare i migranti in difficoltà, ma  diventa utile per localizzare e assicurare le barche in pericolo e garantire una presenza civile nella zona. Altro suo compito sarà quello di monitorare e denunciare le circostanze che portano alla morte di migliaia di persone nel Mediterraneo.

Grazie a un prestito di 465.000 euro concesso dalla Banca Etica, gli armatori, insieme alle associazioni 'Ya basta', Arci, e altre imprese sociali come 'Moltivolti' di Palermo e 'Comunità San Benedetto al Porto' di Genova e i garanti del fido Alessandro Merz, Nicola Fratoianni, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto e Nichi Vendola, sono stati in grado di acquistare il naviglio, oltre che 110.000 litri di petrolio, apparecchiature elettroniche e accantonare quanto occorre per pagare l'equipaggio. Inoltre, 70.000 euro avut iin donazioni aiuteranno a mantenere il rimorchiatore in navigazione.

Per evitare le battute d'arresto dell'Aquarius, la nave batte con orgoglio la bandiera italiana, una bandiera molto difficile da ottenere, sarà quasi impossibile revocare l'iscrizione della nave dal registro navale italiano, in considerazione della nazionalità dell'equipaggio e dei proprietari. 

Certamente ciò non impedisce ad Erasmo Palazzotto uno degli armatori di essere prudente. "Tutto ciò che abbiamo fatto è legale e trasparente. Rispettiamo la legge marittima andando in soccorso in mare" - osserva, prima di aggiungere - "Quando i profughi che avremo soccorso metteranno piede sulla ‘Mare Ionio’, saranno in territorio italiano! " .

Organizzata nel più grande segreto, questa operazione chiamata “Missione mediterranea” ha preso forma a giugno, quando l'Italia ha chiuso i suoi porti. "All'inizio volevamo partire durante l'estate, ma è stato più complicato del previsto” - dice Erasmo Palazzotto - “di conseguenza, saremo in mare per celebrare la data simbolica del 3 ottobre 2013... Esattamente cinque anni fa, una gigantesca barca da pesca affondò al largo di Lampedusa, uccidendo quasi 400 migranti, la maggior parte dei quali eritrei. Questo affondamento, per il quale l'Italia aveva decretato una giornata di lutto nazionale, ha duramente scioccato l'opinione pubblica della Penisola”. 

Se tutto andrà secondo i piani, la nave avrà raggiunto la costa libica nel fine settimana, dopo ottanta ore di navigazione, e dovrebbe essere raggiunta da due imbarcazioni a vela private e dall'Astral, la nave di Open Arms, L'ONG spagnola e dal suo fondatore, Oscar Camps, che sono attivamente coinvolti nel progetto. 

"Obbediremo alla Costituzione italiana, al diritto internazionale e alle leggi del mare” - affermano i promotori - “in Libia c'e' una Sar ma non c'è un 'Place of Safety'. La regola è che le persone si salvano e poi si portano in un porto sicuro. Impediranno l'ingresso in porto ad una nave italiana? Le autorita' italiane ci faranno dei controlli anche in acque internazionali? Non siamo sprovveduti e abbiamo uno studio legale pronto alla bisogna”.

"Noi salviamo l'onore del nostro Paese” - asserisce lo scrittore Sandro Veronesi - “salvare le vite umane in mare è una legge da sempre esistente nel Mediterraneo".

Giorgia Rinaldi, rappresentante in Italia dell'Ong tedesca 'Sea Watch', attesta: "Il tasso di mortalità tra partenze e decessi è aumentato. Negli ultimi 5 anni ci sono state 17mila vittime. In Libia ci sono detenzioni arbitrarie e abusi. Sarebbe bello coordinarci con la Guardia costiera italiana, come facevamo in passato. Noi lo auspichiamo".

La ‘Mare Ionio’ non esiterà a chiedere mobilitazione politica in caso di rifiuto da parte delle autorità di aprire uno dei porti italiani: "Non siamo una nuova ONG ma una piattaforma sociale, dice l'attivista Luca Casarini . Questa nave deve diventare un simbolo, una sfida alle politiche perseguite dall'Italia e dall'Europa. Se chiudono i loro porti, chiameremo la popolazione a scendere instrada".

Luigi Palumbo

Fonte immagine: Wired


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