Il ricordo dell'alluvione del '66 al Verdi di Pisa
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Il ricordo dell'alluvione del '66 al Verdi di Pisa

martedì 8 novembre, 2016

 PISA, 08 NOVEMBRE 2016 - Cinquant’anni fa, il 4 novembre 1966, il fiume Arno, invadeva Firenze. La furia dell’acqua si scatenò sulla città. In occasione dell’anniversario numerose sono le iniziative in tutta la Toscana che ricordano il tragico evento.[MORE]C’è spazio per la commemorazione, ma anche per tematiche attualissime come il recupero delle opere d’arte ancora da restaurare, oppure quelle appena restaurate come “L’ultima Cena” di Giorgio Vasari, ad opera dell’Opificio delle Pietre Dure.


Durante il weekend è andato in scena presso il Teatro Verdi di Pisa lo spettacolo “Il filo dell’acqua”, scritto da Francesco Niccolini e diretto oltre che dall’autore da Stefano Aldoraso. La rappresentazione, al debutto, è una produzione Arca Azzurra Teatro. Il racconto ha come tema centrale “l’acqua assassina”, una narrazione che utilizza spesso un linguaggio di guerra. La guerra dell’acqua per l’appunto, che non ha risparmiato nei secoli numerose città italiane. La stessa Firenze ha subito 56 alluvioni (dal 1100), documentate da storici e scrittori. Il ruolo del racconto al giorno d’oggi non è solamente auto-commemorativo ma ha l’importanza di criticare le politiche di cementificazione, l’assenza di prevenzione del dissesto idrogeologico e della messa in sicurezza dei territori. Le politiche del disastro piuttosto che della salvaguardia contraddistinguono da sempre il nostro paese. “Senza fatalismo. E senza dare colpa all’acqua. Il filo della storia. Il filo della parola. Il filo della memoria.” La prosa a tre voci, quelle di Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, ha un pathos crescente e modalità narrativa che intreccia poesia, storia, immagini, musica, opere d’arte, le prime pagine dei giornali, le testimonianze di chi c’era, soprattutto i fiorentini. Un popolo che in quella occasione è stato lasciato solo dalle istituzioni e si è rimboccato le maniche riemergendo dal fango in autonomia.


Anzi no. L’ultima parte dello spettacolo si illumina di colori e musiche nuove ricordando i cosiddetti “Angeli del Fango”, accorsi da tutto il mondo per salvare Firenze e le sue opere d’arte. Un messaggio altissimo di impegno per la tutela dei “beni comuni” che traspare dalle parole di un celebre “angelo” ossia Ted Kennedy che dichiarò “Vivo nel mondo, Firenze è anche la mia città”. L’arrivo a Firenze degli “Angeli del Fango”, così battezzati da Zeffirelli nel suo documentario, è tutt’ora uno dei più grandi gesti di solidarietà collettiva, giovanile e soprattutto spontanea della storia.


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